Da Corriere della Sera del 13/09/2005
Luigi Cavallo, uomo dei misteri da Togliatti a Sogno
di Andrea Garibaldi
Il torinese Luigi Cavallo è morto a 85 anni, l’8 settembre, data evocativa e non poteva essere altrimenti per un uomo che è stato talmente comunista da firmare editoriali sull’Unità con Palmiro Togliatti, poi allontanato dal Pci, accusato di aver organizzato un “golpe bianco” antisovietico con Edgardo Sogno e assolto, accusato di aver collaborato a creare un sindacato padronale in Fiat, condannato per estorsione ai danni di Roberto Calvi per conto di Michele Sindona. “Il provocatore”, si chiamava il libro che gli dedicò nel ’76 Alberto Papuzzi, e c’è un’aria oscura e polverosa anni ’50 e ’60 nella sua vita, che di sicuro porta via con sé molti misteri. La guerra fredda, il giornalismo inteso come dossier riservati branditi contro personaggi specifici, strumenti nelle battaglie durissime della politica e dell’economia.
Cavallo ha chiuso i suoi giorni a Beziers, capitale vinicola della Linguadoca, Francia del Sud, ma proprietario di un appartamento a Parigi, alla Madeleine. La vita sul filo del rischio, azione e scrittura, non aveva reso male: negli ultimi anni Cavallo, la figura alta e corpulenta, moglie e due cani. si presentava elegante, di buoni gusti, evidentemente agiato.
Dunque, Cavallo, che prenderà due lauree, Filosofia a Torino e Scienze Politiche a Berlino, nel 1943 è partigiano, anzi fonda, con altri militanti comunisti, la rete “Stella Rossa”, uno dei primi gruppi di resistenza antinazista in Piemonte. Dall’aprile ’45 al maggio ’46 è caporedattore di politica interna all’Unità, dal ’46 al ’49 è accreditato a Parigi e a Berlino come inviato del giornale, poi la rottura. Cavallo dice di aver dato l’addio al partito in polemica antistalinista a favore di Tito, sull’Unità compare un avviso che lo definisce “mai iscritto regolarmente al Pci” e “diffida i compagni ad avere rapporti con lui”. Si apre il periodo americano: accredidato presso l’Onu come giornalista e traduttore dalla Lega Jugoslava, ma nel 1952 viene arrestato ed espulso, c’è il maccartismo e lui si rifiuta di testimoniare contro i comunisti americani. Ritornato in Europa, Cavallo partecipa alla rivolta operaia di Berlino, organizza la diffusione di stampa clandestina nella Germania Est. Ma è attivo anche in Italia, compare Edgardo Sogno, con il quale Cavallo fonda la rivista “Pace e libertà”. Fra i collaboratori anche Giorgio Pisanò, che arriva dalla Repubblica di Salò. “Pace e libertà” ha un ruolo nelle durissime lotte operaie in Fiat, nella creazione del sindacato autonomo Sida.
Luciano Violante, giudice a Torino, lo fa arrestare, 1974, assieme a Sogno per il “golpe bianco”. Prosciolti, “il fatto non sussiste”. Ma Sogno dirà ad Aldo Cazzullo nel “Testamento di un anticomunista”: “Il colpo di Stato non sussiste perché non è mai avvenuto, il codice punisce anche la preparazione di iniziative eversive, ma il magistrato che la vuole reprimere deve provarla…”.
Non è finita. Cavallo è alla testa dell’agenzia “A”, attacca Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, o meglio – secondo i giudici che lo condannarono a quattro anni – ricatta Calvi per conto di Sindona. Corre di nuovo in Francia e da qui difende il bulgaro Antonov accusato come mente dell’attentato al Papa, lo chiama vittima di un complotto dei servizi italiani e del “Reader’s Digest”. Cavallo sarà estradato in Italia per scontare la condanna, poi di nuovo in Francia. Ultima fatica, un libro contro la Banca d’Italia.
Cavallo ha chiuso i suoi giorni a Beziers, capitale vinicola della Linguadoca, Francia del Sud, ma proprietario di un appartamento a Parigi, alla Madeleine. La vita sul filo del rischio, azione e scrittura, non aveva reso male: negli ultimi anni Cavallo, la figura alta e corpulenta, moglie e due cani. si presentava elegante, di buoni gusti, evidentemente agiato.
Dunque, Cavallo, che prenderà due lauree, Filosofia a Torino e Scienze Politiche a Berlino, nel 1943 è partigiano, anzi fonda, con altri militanti comunisti, la rete “Stella Rossa”, uno dei primi gruppi di resistenza antinazista in Piemonte. Dall’aprile ’45 al maggio ’46 è caporedattore di politica interna all’Unità, dal ’46 al ’49 è accreditato a Parigi e a Berlino come inviato del giornale, poi la rottura. Cavallo dice di aver dato l’addio al partito in polemica antistalinista a favore di Tito, sull’Unità compare un avviso che lo definisce “mai iscritto regolarmente al Pci” e “diffida i compagni ad avere rapporti con lui”. Si apre il periodo americano: accredidato presso l’Onu come giornalista e traduttore dalla Lega Jugoslava, ma nel 1952 viene arrestato ed espulso, c’è il maccartismo e lui si rifiuta di testimoniare contro i comunisti americani. Ritornato in Europa, Cavallo partecipa alla rivolta operaia di Berlino, organizza la diffusione di stampa clandestina nella Germania Est. Ma è attivo anche in Italia, compare Edgardo Sogno, con il quale Cavallo fonda la rivista “Pace e libertà”. Fra i collaboratori anche Giorgio Pisanò, che arriva dalla Repubblica di Salò. “Pace e libertà” ha un ruolo nelle durissime lotte operaie in Fiat, nella creazione del sindacato autonomo Sida.
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