Da La Nuova Ecologia del 30/09/2005
Originale su http://www.lanuovaecologia.it/speciale/inchieste/4710.php
Omicidio Alpi, la "caduta" di Taormina
di AA.VV.
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La commissione d’inchiesta sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin farebbe bene a prendere in seria considerazione i risultati dell’inchiesta appena pubblicata da Famiglia Cristiana. E a valutare il fatto che a Bosaso, in Somalia, il giornalista Luciano Scalettari, il deputato
Miran Hrovatin
verde Mauro Bulgarelli, il fondatore del premio "Ilaria Alpi" Francesco Cavalli e il regista e operatore Francesco Rocca hanno trovato tracce di rifiuti tossici.
È questo che chiedono lo stesso Bulgarelli e la direzione del settimanale Famiglia Cristiana dopo le dichiarazioni di Carlo Taormina che, per dirla con il deputato del Sole che ride, «parla come se già sapesse chi è il colpevole». D’altra parte le parole del presidente della commissione a commento dell’iniziativa di Famiglia Cristiana sono state a dir poco dure: «Fino ad oggi gli accertamenti hanno preso in esame tutte le indicazioni provenienti dagli organi di informazione e queste, quanto non smentite, sono risultate addirittura ridicolizzate». E probabilmente non tengono nella dovuta considerazione il lavoro svolto dall’equipe che è tornata, a proprie spese, sui luoghi in cui Ilaria Alpi e Miran Hrovatin stavano svolgendo la loro inchiesta per il Tg3.
Così Bulgarelli: «Quanta fretta nel dare giudizi: l’indagine che abbiamo condotto in Somalia ha avuto riscontri
concreti e Taormina farebbe bene ad approfondire le sue valutazioni sugli esiti del nostro lavoro prima di costruire giudizi. Taormina invita inoltre a non fare ricostruzioni artificiose in merito alla tragica morte di Ilaria e Miran: ha ragione ed infatti abbiamo prodotto materiale concreto, cioè tracce di probabili rifiuti tossici nei pressi del luogo dove la giornalista e il suo operatore hanno indagato nei giorni precedenti il loro omicidio: si tratta di elementi che la Commissione d'inchiesta deve poter valutare serenamente e non sulla base di pregiudizi». Parole che puntano alla chiarezza, più che alle polemiche.
Esprime invece «tutto il proprio stupore» la direzione di Famiglia Cristiana per le parole di Taormina «non avendo il presidente cognizione del materiale documentale e testimoniale reperito». Parole dure, e anche l’intenzione «valutare ogni iniziativa a tutela del lavoro svolto e dell’immagine della testata». La verità sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin è una cosa troppo seria per essere “lasciata” in balia della polemica politica.
Miran Hrovatin
verde Mauro Bulgarelli, il fondatore del premio "Ilaria Alpi" Francesco Cavalli e il regista e operatore Francesco Rocca hanno trovato tracce di rifiuti tossici.
È questo che chiedono lo stesso Bulgarelli e la direzione del settimanale Famiglia Cristiana dopo le dichiarazioni di Carlo Taormina che, per dirla con il deputato del Sole che ride, «parla come se già sapesse chi è il colpevole». D’altra parte le parole del presidente della commissione a commento dell’iniziativa di Famiglia Cristiana sono state a dir poco dure: «Fino ad oggi gli accertamenti hanno preso in esame tutte le indicazioni provenienti dagli organi di informazione e queste, quanto non smentite, sono risultate addirittura ridicolizzate». E probabilmente non tengono nella dovuta considerazione il lavoro svolto dall’equipe che è tornata, a proprie spese, sui luoghi in cui Ilaria Alpi e Miran Hrovatin stavano svolgendo la loro inchiesta per il Tg3.
Così Bulgarelli: «Quanta fretta nel dare giudizi: l’indagine che abbiamo condotto in Somalia ha avuto riscontri
concreti e Taormina farebbe bene ad approfondire le sue valutazioni sugli esiti del nostro lavoro prima di costruire giudizi. Taormina invita inoltre a non fare ricostruzioni artificiose in merito alla tragica morte di Ilaria e Miran: ha ragione ed infatti abbiamo prodotto materiale concreto, cioè tracce di probabili rifiuti tossici nei pressi del luogo dove la giornalista e il suo operatore hanno indagato nei giorni precedenti il loro omicidio: si tratta di elementi che la Commissione d'inchiesta deve poter valutare serenamente e non sulla base di pregiudizi». Parole che puntano alla chiarezza, più che alle polemiche.
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