Da La Repubblica del 01/11/2005
Fermata la pubblicazione del dossier sull´attacco fantasma che nell´agosto 1964 innescò la guerra
Usa, resta il segreto sul Tonchino la miccia del Vietnam ricorda l´Iraq
Nel fascicolo è ricostruita la catena di errori e falsificazioni che venne usata dalla Casa Bianca per giustificare l´intervento
di Alix Van Buren
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Imperversava l´uragano Cleo nei cieli sopra l´America il mattino del 5 agosto 1964 quando il presidente Lyndon B. Johnson, con un discorso lungo appena tredici paragrafi letto di fronte al Congresso, scagliò l´America nella bufera del Vietnam. Esordì con queste parole: «Ieri sera ho annunciato al popolo americano che il regime nord vietnamita ha attaccato ancora una volta e deliberatamente navi della marina americana in acque internazionali...». L´attacco, mai avvenuto, sarebbe passato alla storia come l´incidente del Golfo del Tonchino: la causa scatenante della Guerra dei Diecimila giorni, la più lunga nella storia degli Stati Uniti costata 200 miliardi di dollari, la vita di 58 mila americani e di tre milioni di vietnamiti, la devastazione del Vietnam martellato da 7 milioni di tonnellate di bombe, tre volte più della Seconda guerra mondiale, e lo spettro di una sconfitta che l´America avrebbe impiegato trent´anni ad esorcizzare.
Questa è una storia che l´intelligence di Washington conosce bene e non vuole raccontare. È racchiusa, rigidamente coperta dal segreto, nelle 400 paginette fitte di un fascicolo compilato nel 2001 da Robert Hanyok, storico della National Security Agency (Nsa), l´Agenzia preposta a intercettare le comunicazioni e a decrittare i codici cifrati. È la ricostruzione di una inesorabile catena di errori, di depistaggi, di falsificazioni che, a detta di un agente, Matthew Aid, intervistato dal New York Times, ricalca da vicino la mistificazione operata dalla Casa Bianca per vendere all´America e al mondo la guerra all´Iraq.
Cos´accadde la notte del 4 agosto nel Golfo del Tonchino è rivelato - o piuttosto confermato - da chi ha letto le centinaia di trascrizioni riportate nel fascicolo segreto, intitolato Spartans in Darkness, Spartani nelle tenebre. Non a caso. Quella notte i due cacciatorpedinieri U.S. Maddox e C. Turner Joy erano in missione clandestina per sostenere un´offensiva lanciata in simultanea dalla Marina sud vietnamita e dall´Aeronautica laotiana contro il Vietnam del Nord. Le ombre ingigantivano i fantasmi, il rombo dell´elica perseguitava l´addetto al sonar bersagliato da "freak weather effects", bizzarre manifestazioni del tempo atmosferico. Nell´incubo troppo reale, i cannonieri della Maddox e della Turner Joy presero a esplodere munizioni nel vuoto: «Sparavano a obiettivi fantasma», raccontava già dieci anni fa James Stockdale, comandante della squadriglia della Navy in volo di scorta sopra le navi. «Io li vedevo bene dall´alto: laggiù non c´erano PT-boats, motosiluranti... c´erano soltanto l´acqua color di pece e il fuoco dei cannoni americani».
L´errore venne presto riconosciuto, ma - stando a chi ha letto il fascicolo segreto - solerti funzionari si prodigarono con altrettanta rapidità nel coprirlo, nel falsificare i documenti per fornire le prove dell´attacco. Johnson stesso si lasciò andare col sottosegretario di Stato George W. Ball, nel suo lessico texano: «Hell, diavolo, quegli imbecilli, stupidi marinai sparavano soltanto a pesci volanti!».
E tuttavia quelle cannonate nel buio regalarono al presidente il pretesto per realizzare un disegno già pronto: intensificare lo scontro aperto con il Vietnam comunista. Due giorni dopo, il 7 agosto, assieme ai voti del Congresso Johnson ottenne l´approvazione di un intervento illimitato. Scattò la campagna dei bombardamenti aerei. La Risoluzione del Tonchino nacque così: per "prevenire ogni aggressione contro l´America.... preservare la pace e la sicurezza internazionale». Espressioni che oggi risuonano familiari.
Da tre anni gli storici al servizio del governo reclamano la pubblicazione di quel fascicolo insabbiato. «Divulgare quei documenti è essenziale al dibattito in corso attorno all´Iraq e alla riforma dell´Intelligence», rompe il silenzio Matthew Aid, ricercatore indipendente in contatto con la Nsa e con la Cia.
Invano: «Il paragone sarebbe troppo sgradevole con l´intelligence manipolata impiegata per giustificare la guerra all´Iraq», ribatte anonimo al New York Times un funzionario dei servizi di sicurezza. Incalzata da tanto clamore, la Nsa annuncia la pubblicazione del "dossier delle tenebre" entro la fine di questo mese. Si conosceranno allora tutti i dettagli di un´operazione iniziata con la caccia a una "pistola fumante" che, ieri come oggi, non esisteva. E il santo Graal dell´intelligence americana svaporerà ancora una volta agli occhi dei meno smaliziati.
«Noi americani siamo gli ultimi ingenui», avvisava Sidney Schanberg, premio Pulitzer del New York Times, l´eroe di Le urla del silenzio che raccontava al cinema la storia dell´amicizia con l´assistente cambogiano Dith Pran, e l´abbandono dell´America. «Noi vogliamo sempre disperatamente credere che stavolta il governo stia dicendoci la verità».
Questa è una storia che l´intelligence di Washington conosce bene e non vuole raccontare. È racchiusa, rigidamente coperta dal segreto, nelle 400 paginette fitte di un fascicolo compilato nel 2001 da Robert Hanyok, storico della National Security Agency (Nsa), l´Agenzia preposta a intercettare le comunicazioni e a decrittare i codici cifrati. È la ricostruzione di una inesorabile catena di errori, di depistaggi, di falsificazioni che, a detta di un agente, Matthew Aid, intervistato dal New York Times, ricalca da vicino la mistificazione operata dalla Casa Bianca per vendere all´America e al mondo la guerra all´Iraq.
Cos´accadde la notte del 4 agosto nel Golfo del Tonchino è rivelato - o piuttosto confermato - da chi ha letto le centinaia di trascrizioni riportate nel fascicolo segreto, intitolato Spartans in Darkness, Spartani nelle tenebre. Non a caso. Quella notte i due cacciatorpedinieri U.S. Maddox e C. Turner Joy erano in missione clandestina per sostenere un´offensiva lanciata in simultanea dalla Marina sud vietnamita e dall´Aeronautica laotiana contro il Vietnam del Nord. Le ombre ingigantivano i fantasmi, il rombo dell´elica perseguitava l´addetto al sonar bersagliato da "freak weather effects", bizzarre manifestazioni del tempo atmosferico. Nell´incubo troppo reale, i cannonieri della Maddox e della Turner Joy presero a esplodere munizioni nel vuoto: «Sparavano a obiettivi fantasma», raccontava già dieci anni fa James Stockdale, comandante della squadriglia della Navy in volo di scorta sopra le navi. «Io li vedevo bene dall´alto: laggiù non c´erano PT-boats, motosiluranti... c´erano soltanto l´acqua color di pece e il fuoco dei cannoni americani».
L´errore venne presto riconosciuto, ma - stando a chi ha letto il fascicolo segreto - solerti funzionari si prodigarono con altrettanta rapidità nel coprirlo, nel falsificare i documenti per fornire le prove dell´attacco. Johnson stesso si lasciò andare col sottosegretario di Stato George W. Ball, nel suo lessico texano: «Hell, diavolo, quegli imbecilli, stupidi marinai sparavano soltanto a pesci volanti!».
E tuttavia quelle cannonate nel buio regalarono al presidente il pretesto per realizzare un disegno già pronto: intensificare lo scontro aperto con il Vietnam comunista. Due giorni dopo, il 7 agosto, assieme ai voti del Congresso Johnson ottenne l´approvazione di un intervento illimitato. Scattò la campagna dei bombardamenti aerei. La Risoluzione del Tonchino nacque così: per "prevenire ogni aggressione contro l´America.... preservare la pace e la sicurezza internazionale». Espressioni che oggi risuonano familiari.
Da tre anni gli storici al servizio del governo reclamano la pubblicazione di quel fascicolo insabbiato. «Divulgare quei documenti è essenziale al dibattito in corso attorno all´Iraq e alla riforma dell´Intelligence», rompe il silenzio Matthew Aid, ricercatore indipendente in contatto con la Nsa e con la Cia.
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