Da La Repubblica del 12/12/1999
Originale su http://www.repubblica.it/online/politica/fontana/fontana/fontana.html

Le manifestazioni a 30 anni dalla strage di piazza Fontana. Il treno di Dario Fo e il corteo antifascista a Roma

Diliberto promette "Via il segreto di Stato"

Il ministro, contestato a Milano da autonomi e Prc, assicura che chiederà di togliere tutti gli omissis

di AA.VV.

MILANO - Prima scena, Milano: urla e fischi coprono la voce del ministro della Giustizia Oliviero Diliberto che annuncia: "Chiederò di togliere tutti gli omissis e i segreti di Stato sulle stragi degli anni Settanta". Seconda scena, Brescia: parte il "treno della memoria e del dolore" con a bordo Dario Fo. Arriverà a Milano per unirsi alle manifestazioni, per non dimenticare. Terza scena, Roma: un corteo di poco più di duecento persone parte dal Museo della resistenza di via Tasso, dove il mese scorso qualcuno aveva fatto esplodere una bomba rudimentale per ripetersi pochi giorni dopo con un altro ordigno vicino a Montecitorio.

Eccola Piazza Fontana 30 anni dopo: l'anniversario della bomba che nel cuore di Milano uccise 16 persone. Fu la strage che inaugurò la stagione delle altre stragi, della strategia della tensione, dei misteri irrisolti, dei suicidi sospetti, degli insabbiamenti, dei tentativi di golpe e della P2. E proprio oggi Ugo Paolillo che istruì le indagini sull'attentato ricostruisce come una telefonata della Procura generale di Roma bloccò l'azione della magistratura togliendo il caso a Milano. Ancora ombre, dunque. Ancora tasselli mancanti.

"Gridate compagni, gridate". In piazza Fontana il guardasigilli Diliberto è stato interrotto dalla contestazione di sinistra: urla, fischi e una decina di esplosioni di petardi dai settori della piazza dove si trovavano giovani autonomi milanesi. Cori di "Cossiga boia" sono invece arrivati da alcuni gruppi di Rifondazione comunista, che come i giovani autonomi contestavano la partecipazione di Diliberto al governo D'Alema e l'avallo della guerra in Kosovo e la vicenda Ocalan. Il ministro ha interrotto il discorso con queste parole: "State tranquilli compagni e gridate, perché non mi farò intimidire da voi". Altre contestazioni, oltre a quelle contro la presenza sul palco dei presidenti del Consiglio Comunale Massimo De Carolis e della Provincia Ombretta Colli, hanno toccato anche l'intervento del segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, Antonio Panzeri.
Sceso dal palco, Diliberto ha detto: "Chiederò che siano tolti tutti gli omissis e il segreto di Stato sugli atti riguardanti lo stragismo degli anni Settanta" e ha replicato agli attacchi parlando del "cretinismo" dei contestatori.

Ma la questione del segreto di Stato da abolire è andata anche oltre la manifestazione. Diliberto ha aggiunto: "Credo che sia un dovere per un governo come il nostro, di centrosinistra, un governo democratico. Per quanto mi riguarda, io l'ho già fatto per Portella della Ginestra". Dall'opposizione gli risponde il presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti, Franco Frattini: "Il ministro ha ragione, ma dovrebbe fare, invece di limitarsi a chiedere".

Il treno della memoria. E' partito da Brescia alle 11.30. Il "treno della memoria e del dolore", nato da un'idea del premio Nobel Dario Fo e di Franca Rame "Sarebbe meglio chiamarlo il treno della conoscenza - ha detto Fo - una delle cose da evitare in queste occasioni è cedere alle tentazioni di commemorare. Meglio fare informazione e chiedere giustizia". In piazza della Loggia, luogo di un altro drammatico momento della strategia della tensione, stamani si era tenuta una breve cerimonia. Otto partigiani hanno consegnato ad altrettanti ragazzi le sagome delle vittime della bomba che il 28 maggio del '74 esplose nel corso di una manifestazione sindacale indetta per protestare contro l'escalation di attentati fascisti in città nelle settimane precedenti.

Roma, la paura di un nuovo inizio. Si sono mossi da via Tasso, dal museo storico della Resistenza dove di recente è stato fatto esplodere un ordigno rudimentale, diretti a piazza Venezia, dove il 12 dicembre del 1969 fu fatta scoppiare una bomba davanti all'altare ella patria. Erano 200 quelli che hanno risposto all'appello lanciato dagli "Antifascisti romani". I manifestanti hanno sfilato dietro uno striscione con la scritta "Piazza Fontana, la strage è di Stato".

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