Da Il Giornale d'Italia del 17/11/2005
Il perito, professor Pascali: “Volevano uccidere i due giornalisti”
Caso Alpi: Ecco come i deputati dell'opposizione contestano le "frettolose" anticipazioni del presid
Quei tanti perché senza risposta
di Giorgio Giorgi
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”E’ stata una chiara determinazione ad uccidere e il colpo d'arma da fuoco che ha provocato la morte della Alpi fu esploso a distanza”. Questo dichiarò all'agenzia Ansa il sette luglio del 2004, il professor Vincenzo Pascali, dell'università Cattolica di Roma, incaricato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta di eseguire la perizia sul corpo della giornalista del Tg3 uccisa in Somalia undici anni fa. L'organo parlamentare, infatti, ne aveva richiesto la riesumazione proprio per porre fine al balletto delle perizie sull'esatta dinamica dell'omicidio. Il professor Pascali, adesso che ha potuto confrontare le sue analisi con la Toyota Pick-up dove furono uccisi Ilaria Alpi e Miran, reperto riportato in Italia lo scorso settembre, è sempre dello stesso parere: Ilaria e Miran furono uccisi volontariamente.
"Sì, volevano ucciderli", ha confermato il professor Pascali" a margine della conferenza stampa, indetta dalla Commissione d'inchiesta, svoltasi nella sala del Refettorio di palazzo San Macuto, a Roma, per illustrare alla stampa i risultati della perizia della Polizia scientifica sull'auto dell'agguato.
"Se non è volontà questa, che cos'è allora?" interrompe un innervosito Taormina, presidente della Commissione Alpi-Hrovatin. La domanda era sorta spontanea perché alcuni organi di stampa avevano anticipato i contenuti della perizia con dovizia di particolari e ponevano in relazione i risultati con le cause del delitto, perorando la tesi del rapimento finito male, argomento portato avanti con tenacia da diverse settimane dallo stesso Taormina. "Al momento dello sparo la volontà di uccidere è certa", continua Taormina entrando in palese contraddizione. Perché scaricare undici colpi (due dei quali mortali) da cinque metri di distanza contro i due giornalisti, quando si voleva solo rapirli? Tanto più che l'unico uomo di scorta al seguito era scappato. Non convince neanche il discorso che fu lui a sparare per primo provocando la reazione della banda degli aggressori. Infatti, nella sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Roma del 24 novembre del 2000, concernente il processo a carico di Ashi Omar Assan, l'unico condannato per il duplice omicidio, è scritto: "In un'azione diretta al rapimento di persone non si esplodono colpi verso chi si intende rapire ma eventualmente verso coloro che con questi si accompagnano e che costituiscono un ostacolo per la riuscita dell'azione criminosa intrapresa".
Il deputato forzista, quindi, continua ad anticipare le conclusioni finali della Commissione, quasi in solitudine, senza aspettare la fine dei lavori dell'organo parlamentare (sono previste importanti audizioni in Africa) e senza ascoltare le critiche della Famiglia Alpi, che è stata minacciata di querela dal presidente di quella Commissione voluta fortemente da Giorgio e Luciana Alpi. "Volete affossare la verità" ha protestato violentemente Taormina, davanti a taccuini e telecamere, rivolgendosi ai deputati dell'opposizione. L'avvocato azzurro, infatti, al termine della conferenza stampa ne aveva iniziata un'altra, sostenendo la tesi del rapimento finito male, e facendolo a nome della Commissione, provocando le ire di Rosi Bindi (Margherita), Carmen Motta (capogruppo dei Ds) e Raffaello De Brasi (vicepresidente diessino dell'organo parlamentare). Elettra Deiana (Prc) era andava via dalla sala del Refettorio poco prima che si manifestasse la grave spaccatura all'interno della Commissione.
Le dichiarazioni dell'avvocato Carlo Taormina
”La fonte di Udine vuole testimoniare”
Il 25 ottobre scorso lei ha fatto il nome di una delle fonti di Udine che aveva fatto i nomi dei presunti mandanti ed esecutori del delitto Alpi-Hrovatin , Mohamed Moamud Mohamed detto "Gargallo", mai svelata prima per motivi di sicurezza. Perché lo ha fatto? Ha consegnato questo nome alla magistratura?
Ma a lei risulta che questa fonte, che non è più una fonte, perché si è dichiarato disponibile a deporre con il nome e con il cognome, dichiarando di volersi costituire come testimone. Però non ha fatto il nome né di mandanti né di esecutori. Questa è una notizia sua non è una notizia della Commissione.
Abbiamo la registrazione
Io pure ho la registrazione
Lei prenda il testo e vedrà che il signore in questione ha anzi detto esattamente il contrario. Ha revocato quello che gli era stato attribuito. Comunque ho comunicato il suo nome alla magistratura.
Perché non sono intervenuti i genitori di Ilaria alla conferenza stampa?
Deve domandarlo a loro
Voi non avete ricevuto nessuna comunicazione?
Noi abbiamo fatto un comunicato che oggi (mertedì scorso ndr) c'era questa riunione e i signori Alpi ci hanno detto che non sarebbero intervenuti.
Il vicepresidente De Brasi ammette, inoltre, il pericolo di un inquinamento delle audizioni.
Rosi Bindi: “Ci dissociamo dalla tesi di Taormina”
I deputati dell'opposizione hanno protestato duramente contro le anticipazioni di Taormina riguardo alla causa dell'omicidio Alpi-Hrovatin (rapimento finito in tragedia) anche perché non è stato spiegato perché sparirono alcuni fogli dal block notes di Ilaria, perché il Sismi sbianchettò l'informativa che parlava delle minacce alla giornalista italiana. Perché c'era un Sismi "parallelo" che, insabbiò la verità, perché fu detto all'ambasciatore Scialoja di non interessarsi alla vicenda. Perché allora non rapire i giornalisti italiani Giovanni Porzio e Gabriella Simoni, che quella stessa mattina in cui furono uccisi Ilaria e Miran giravano "tranquillamente" per Mogadiscio senza scorta? Perché Giancarlo Marocchino, primo ad arrivare sul luogo dell'agguato disse: “Si vede che sono andati dove non dovevano andare.” A questi e a molti altri perché non è ancora stata data una risposta. Ed è anche per questo che l'opposizione ha tuonato contro le "frettolose" anticipazioni di Taormina. “Dobbiamo ancora sentire altri testimoni - ha affermato Rosi Bindi, deputato della Margherita in seno alla Commissione - dobbiamo ancora discutere tra di noi quelli che sono gli elementi a nostra disposizione. Quindi ci dissociamo dalle anticipazioni delle conclusioni del presidente, può darsi che in un futuro coincidano ma in questo momento non coincidono perché le riteniamo affrettate, premature, perché ancora c'è molto lavoro da fare. Non è la modalità della morte che determina la causa.”
Il vicepresidente Raffaello De Brasi ha aggiunto che “la Commissione ha ricostruito la dinamica del delitto attraverso questa perizia che mette una parola certa sul "balletto delle perizie", da qui a derivare un interpretazione per quanto attiene il movente e per quanto riguarda la possibilità di mandanti di questa uccisione, sicuramente ce ne passa molto.” “Noi non siamo d'accordo nel trarre queste conclusioni se sono state tratte. Non si è trattato di un'esecuzione attraverso un'arma corta e su questo siamo tutti d'accordo ma è ancora presto per una conclusione su mandanti e possibili moventi, non bisogna mistificare la realtà ma non bisogna nemmeno inventarla,” ha chiuso De Brasi. “Su ciò che non è ancora accertato, assodato, acquisito definitivamente riteniamo sbagliato fare anticipazioni - ha spiegato il capogruppo dei Ds Carmen Motta - a poche settimane dalla fine dei lavori ci deve essere una visione quanto più possibile collegiale della Commissione, se si vuole arrivare ad una relazione unitaria. Noi abbiamo garantito il lavoro che è stato svolto.”
In una recente audizione, inoltre, è stato accertato che il legale di Giancarlo Marocchino, Stefano Menicacci, "sistematicamente", sentiva i testi prima che fossero auditi dall'organo parlamentare. "Certamente c'è un rischio di inquinamento delle audizioni - ha spiegato Raffaello De Brasi, vicepresidente della Commissione, commentato la notizia - noi prendiamo con molta cautela la testimonianza di alcuni testimoni cittadini somali che ci hanno detto persino i nomi degli esecutori dell'assassinio. Procediamo con cautela perché non è assolutamente provata la credibilità di queste fonti”. “Alcune di queste fonti sono state fornite da Giancarlo Marocchino - continua De Brasi - ma l'attendibilità non è assolutamente dimostrata perché non ci sono riscontri rispetto a dichiarazioni così gravi. Perché si individuano i responsabili di un omicidio. Noi sicuramente non prendiamo le dichiarazioni di questi testimoni indicati da Marocchino come buone.” Anche Carmen Motta è intervenuta sulla vicenda “Noi abbiamo preso le possibili contromisure - ha detto la diessina - sappiamo che c'è anche da parte di alcuni personaggi, non solo da parte dell'avvocato Menicacci, ci sono stati questi contatti, volere intercettare prima. Noi abbiamo detto a tutti i testi di evitare di avere contatti con persone che avrebbe dovuto audire la Commissione.”
"Sì, volevano ucciderli", ha confermato il professor Pascali" a margine della conferenza stampa, indetta dalla Commissione d'inchiesta, svoltasi nella sala del Refettorio di palazzo San Macuto, a Roma, per illustrare alla stampa i risultati della perizia della Polizia scientifica sull'auto dell'agguato.
"Se non è volontà questa, che cos'è allora?" interrompe un innervosito Taormina, presidente della Commissione Alpi-Hrovatin. La domanda era sorta spontanea perché alcuni organi di stampa avevano anticipato i contenuti della perizia con dovizia di particolari e ponevano in relazione i risultati con le cause del delitto, perorando la tesi del rapimento finito male, argomento portato avanti con tenacia da diverse settimane dallo stesso Taormina. "Al momento dello sparo la volontà di uccidere è certa", continua Taormina entrando in palese contraddizione. Perché scaricare undici colpi (due dei quali mortali) da cinque metri di distanza contro i due giornalisti, quando si voleva solo rapirli? Tanto più che l'unico uomo di scorta al seguito era scappato. Non convince neanche il discorso che fu lui a sparare per primo provocando la reazione della banda degli aggressori. Infatti, nella sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Roma del 24 novembre del 2000, concernente il processo a carico di Ashi Omar Assan, l'unico condannato per il duplice omicidio, è scritto: "In un'azione diretta al rapimento di persone non si esplodono colpi verso chi si intende rapire ma eventualmente verso coloro che con questi si accompagnano e che costituiscono un ostacolo per la riuscita dell'azione criminosa intrapresa".
Il deputato forzista, quindi, continua ad anticipare le conclusioni finali della Commissione, quasi in solitudine, senza aspettare la fine dei lavori dell'organo parlamentare (sono previste importanti audizioni in Africa) e senza ascoltare le critiche della Famiglia Alpi, che è stata minacciata di querela dal presidente di quella Commissione voluta fortemente da Giorgio e Luciana Alpi. "Volete affossare la verità" ha protestato violentemente Taormina, davanti a taccuini e telecamere, rivolgendosi ai deputati dell'opposizione. L'avvocato azzurro, infatti, al termine della conferenza stampa ne aveva iniziata un'altra, sostenendo la tesi del rapimento finito male, e facendolo a nome della Commissione, provocando le ire di Rosi Bindi (Margherita), Carmen Motta (capogruppo dei Ds) e Raffaello De Brasi (vicepresidente diessino dell'organo parlamentare). Elettra Deiana (Prc) era andava via dalla sala del Refettorio poco prima che si manifestasse la grave spaccatura all'interno della Commissione.
Le dichiarazioni dell'avvocato Carlo Taormina
”La fonte di Udine vuole testimoniare”
Il 25 ottobre scorso lei ha fatto il nome di una delle fonti di Udine che aveva fatto i nomi dei presunti mandanti ed esecutori del delitto Alpi-Hrovatin , Mohamed Moamud Mohamed detto "Gargallo", mai svelata prima per motivi di sicurezza. Perché lo ha fatto? Ha consegnato questo nome alla magistratura?
Ma a lei risulta che questa fonte, che non è più una fonte, perché si è dichiarato disponibile a deporre con il nome e con il cognome, dichiarando di volersi costituire come testimone. Però non ha fatto il nome né di mandanti né di esecutori. Questa è una notizia sua non è una notizia della Commissione.
Abbiamo la registrazione
Io pure ho la registrazione
Lei prenda il testo e vedrà che il signore in questione ha anzi detto esattamente il contrario. Ha revocato quello che gli era stato attribuito. Comunque ho comunicato il suo nome alla magistratura.
Perché non sono intervenuti i genitori di Ilaria alla conferenza stampa?
Deve domandarlo a loro
Voi non avete ricevuto nessuna comunicazione?
Noi abbiamo fatto un comunicato che oggi (mertedì scorso ndr) c'era questa riunione e i signori Alpi ci hanno detto che non sarebbero intervenuti.
Il vicepresidente De Brasi ammette, inoltre, il pericolo di un inquinamento delle audizioni.
Rosi Bindi: “Ci dissociamo dalla tesi di Taormina”
I deputati dell'opposizione hanno protestato duramente contro le anticipazioni di Taormina riguardo alla causa dell'omicidio Alpi-Hrovatin (rapimento finito in tragedia) anche perché non è stato spiegato perché sparirono alcuni fogli dal block notes di Ilaria, perché il Sismi sbianchettò l'informativa che parlava delle minacce alla giornalista italiana. Perché c'era un Sismi "parallelo" che, insabbiò la verità, perché fu detto all'ambasciatore Scialoja di non interessarsi alla vicenda. Perché allora non rapire i giornalisti italiani Giovanni Porzio e Gabriella Simoni, che quella stessa mattina in cui furono uccisi Ilaria e Miran giravano "tranquillamente" per Mogadiscio senza scorta? Perché Giancarlo Marocchino, primo ad arrivare sul luogo dell'agguato disse: “Si vede che sono andati dove non dovevano andare.” A questi e a molti altri perché non è ancora stata data una risposta. Ed è anche per questo che l'opposizione ha tuonato contro le "frettolose" anticipazioni di Taormina. “Dobbiamo ancora sentire altri testimoni - ha affermato Rosi Bindi, deputato della Margherita in seno alla Commissione - dobbiamo ancora discutere tra di noi quelli che sono gli elementi a nostra disposizione. Quindi ci dissociamo dalle anticipazioni delle conclusioni del presidente, può darsi che in un futuro coincidano ma in questo momento non coincidono perché le riteniamo affrettate, premature, perché ancora c'è molto lavoro da fare. Non è la modalità della morte che determina la causa.”
Il vicepresidente Raffaello De Brasi ha aggiunto che “la Commissione ha ricostruito la dinamica del delitto attraverso questa perizia che mette una parola certa sul "balletto delle perizie", da qui a derivare un interpretazione per quanto attiene il movente e per quanto riguarda la possibilità di mandanti di questa uccisione, sicuramente ce ne passa molto.” “Noi non siamo d'accordo nel trarre queste conclusioni se sono state tratte. Non si è trattato di un'esecuzione attraverso un'arma corta e su questo siamo tutti d'accordo ma è ancora presto per una conclusione su mandanti e possibili moventi, non bisogna mistificare la realtà ma non bisogna nemmeno inventarla,” ha chiuso De Brasi. “Su ciò che non è ancora accertato, assodato, acquisito definitivamente riteniamo sbagliato fare anticipazioni - ha spiegato il capogruppo dei Ds Carmen Motta - a poche settimane dalla fine dei lavori ci deve essere una visione quanto più possibile collegiale della Commissione, se si vuole arrivare ad una relazione unitaria. Noi abbiamo garantito il lavoro che è stato svolto.”
In una recente audizione, inoltre, è stato accertato che il legale di Giancarlo Marocchino, Stefano Menicacci, "sistematicamente", sentiva i testi prima che fossero auditi dall'organo parlamentare. "Certamente c'è un rischio di inquinamento delle audizioni - ha spiegato Raffaello De Brasi, vicepresidente della Commissione, commentato la notizia - noi prendiamo con molta cautela la testimonianza di alcuni testimoni cittadini somali che ci hanno detto persino i nomi degli esecutori dell'assassinio. Procediamo con cautela perché non è assolutamente provata la credibilità di queste fonti”. “Alcune di queste fonti sono state fornite da Giancarlo Marocchino - continua De Brasi - ma l'attendibilità non è assolutamente dimostrata perché non ci sono riscontri rispetto a dichiarazioni così gravi. Perché si individuano i responsabili di un omicidio. Noi sicuramente non prendiamo le dichiarazioni di questi testimoni indicati da Marocchino come buone.” Anche Carmen Motta è intervenuta sulla vicenda “Noi abbiamo preso le possibili contromisure - ha detto la diessina - sappiamo che c'è anche da parte di alcuni personaggi, non solo da parte dell'avvocato Menicacci, ci sono stati questi contatti, volere intercettare prima. Noi abbiamo detto a tutti i testi di evitare di avere contatti con persone che avrebbe dovuto audire la Commissione.”
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