Da La Stampa del 07/02/2006
«La giornalista e il cameramen uccisi in Somalia da banditi comuni»
di Francesco Grignetti
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ROMA «Una settimana di vacanze». Ecco la verità di Carlo Taormina, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Altro che complotti ed esecuzioni. Tutt’altro. «In Somalia, dove si recarono per seguire la partenza del contingente italiano, passarono una settimana di vacanze conclusasi tragicamente». Carlo Taormina ieri pomeriggio era particolarmente furioso. La Camera, per via della posizione presa da Luciano Violante, aveva appena negato un’ulteriore proroga di due mesi alla «sua» commissione. E lui è esploso contro «questa sinistra che pur di non essere sputtanata mette in atto vergognose iniziative per delegittimare un organismo parlamentare ormai in possesso della verità». La quale verità è che Ilaria e Miran sarebbero stati uccisi da deliquenti comuni che volevano sequestrarli o forse solo rapinarli.
«La gente deve sapere che non erano depositari di alcun segreto nelle materie che un giornalismo d’accatto per dodici anni ha invece tentato di propinare. E’ falso che i due giornalisti fossero a conoscenza di cose inenarrabili nei campi della cooperazione, del traffico di armi, del trasporto di rifiuti». Con l’avvicinarsi della fine della legislatura, e della campagna elettorale, era da attendersi uno scontro nella commissione presieduta da Taormina. Troppo grandi le distanze tra maggioranza e opposizione. I primi, guidati da Taormina, hanno oscillato a lungo tra due ipotesi su quel duplice omicidio: l’integralismo islamico o la delinquenza organizzata. Che poi potrebbero essere anche la stessa cosa. La sinistra, perlomeno quella di Rifondazione e dei Ds, ha invece tenuto duro sull’idea che Ilaria fosse stata uccisa per quanto aveva scoperto nella sua missione a Bosaso, nel nord della Somalia. Non è un caso che l’Unità abbia portato in edicola la settimana scorsa un volumetto («Storia di un’esecuzione») di Mariangela Gritta Grainer, ex deputata, consulente della commissione, per ribadire la pista del complotto. Ma queste sono parole, appunto, che fanno imbestialire Taormina. «I lavori della commissione - dice - hanno smascherato dodici anni di depistaggio. Tutto smentito: sia per le causali sia per le modalità». E non è troppo forte, secondo il presidente della commissione, parlare di «vacanze» per spiegare quelle due morti? «Nossignore - risponde - risulta da un documento e abbiamo avuto le conferme da Sandro Curzi e Andrea Giubilo (ex direttori del Tg3, ndr). Lo disse Ilaria stessa alla madre, appena rientrata a Mogadiscio da Bosaso: “Questa volta è stata una bella vacanza”. Giubilo ce l’ha confermato». Molto ruota attorno a quella missione di Bosaso. Ilaria Alpi, approfittando di un passaggio aereo, andò a intervistare il sultano della cittadina. Ora quell’uomo (che per un certo periodo è stato anche indagato dalla magistratura di Roma come possibile mandante dell’omicidio) è in viaggio per l’Italia. La sua audizione potrebbe essere l’ultimo atto della commissione. Procedure permettendo. Perché non è mica finita la lite con Violante, che fa sapere: «L’on. Taormina ha proposto una formula che avrebbe fatto slittare la fine dei lavori addirittura a dopo le elezioni. Una pretesa anomala e senza precedenti».
«La gente deve sapere che non erano depositari di alcun segreto nelle materie che un giornalismo d’accatto per dodici anni ha invece tentato di propinare. E’ falso che i due giornalisti fossero a conoscenza di cose inenarrabili nei campi della cooperazione, del traffico di armi, del trasporto di rifiuti». Con l’avvicinarsi della fine della legislatura, e della campagna elettorale, era da attendersi uno scontro nella commissione presieduta da Taormina. Troppo grandi le distanze tra maggioranza e opposizione. I primi, guidati da Taormina, hanno oscillato a lungo tra due ipotesi su quel duplice omicidio: l’integralismo islamico o la delinquenza organizzata. Che poi potrebbero essere anche la stessa cosa. La sinistra, perlomeno quella di Rifondazione e dei Ds, ha invece tenuto duro sull’idea che Ilaria fosse stata uccisa per quanto aveva scoperto nella sua missione a Bosaso, nel nord della Somalia. Non è un caso che l’Unità abbia portato in edicola la settimana scorsa un volumetto («Storia di un’esecuzione») di Mariangela Gritta Grainer, ex deputata, consulente della commissione, per ribadire la pista del complotto. Ma queste sono parole, appunto, che fanno imbestialire Taormina. «I lavori della commissione - dice - hanno smascherato dodici anni di depistaggio. Tutto smentito: sia per le causali sia per le modalità». E non è troppo forte, secondo il presidente della commissione, parlare di «vacanze» per spiegare quelle due morti? «Nossignore - risponde - risulta da un documento e abbiamo avuto le conferme da Sandro Curzi e Andrea Giubilo (ex direttori del Tg3, ndr). Lo disse Ilaria stessa alla madre, appena rientrata a Mogadiscio da Bosaso: “Questa volta è stata una bella vacanza”. Giubilo ce l’ha confermato». Molto ruota attorno a quella missione di Bosaso. Ilaria Alpi, approfittando di un passaggio aereo, andò a intervistare il sultano della cittadina. Ora quell’uomo (che per un certo periodo è stato anche indagato dalla magistratura di Roma come possibile mandante dell’omicidio) è in viaggio per l’Italia. La sua audizione potrebbe essere l’ultimo atto della commissione. Procedure permettendo. Perché non è mica finita la lite con Violante, che fa sapere: «L’on. Taormina ha proposto una formula che avrebbe fatto slittare la fine dei lavori addirittura a dopo le elezioni. Una pretesa anomala e senza precedenti».
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