Da Corriere della Sera del 25/02/2006
Originale su http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=ESTERI&doc=BBC

Il servizio radio era il simbolo del conflitto con l’Argentina

«Londra chiama Falklands» La Bbc chiude il programma

LONDRA - «Gradisca informare Sua Maestà che la bandiera inglese è stata issata, al fianco dell’Union Jack, in South Georgia. Dio salvi la regina». Con questo dispaccio, inviato dal comandante dei Royal Marines a Londra, la mattina del 25 aprile 1982, cominciava la guerra delle Falklands. Un’azione militare contro l’Argentina dei generali, che per il Regno avrebbe avuto conseguenze ben più importanti della reconquista delle isole Malvinas, 8 mila miglia dalla Costa britannica.
Ora uno dei simboli di quel conflitto, Calling the Falklands , chiude per sempre. Il servizio radio, mandato in onda da 62 anni dalla Bbc , per gli isolani inglesi era l’unico canale d’informazione dalla «madrepatria». Ma, in quei 74 giorni, era seguito in ogni casa dell’isola, era la Bbc « embedded » a raccontare la «liberazione». La Radio Londra della guerra del 1982.
Invece, visto dagli uffici londinesi della Bbc, «Radio Falklands», 30 minuti di trasmissione due volte alla settimana, è invecchiata. «Acronistica - dice un portavoce della tv pubblica britannica -. Le isole oggi hanno la banda larga, li abbiamo aiutati a creare una radio e una tv locale». Che bisogno c’è di quella trasmissione mandata nell’etere da Londra? La tv pubblica deve ristrutturare il World Service , anche le poche migliaia di sterline che la trasmissione costa all’anno e i suoi due redattori, sono risorse da impiegare altrove. Magari nella nuova rete araba, che la Bbc progetta. Inutili le proteste. «Per il poco denaro risparmiato - dice Andrew Rosindell, segretario dell’unico partito sull’isola, Falklands Group - si dà l’impressione a Buenos Aires di non voler mantenere i legami tra l’Inghilterra e noi». Tanto più che i programmi argentini non «coprono» l’isola.
In quei giorni del 1982, Calling the Falklands , s’era trasformata in una corrazzata delle news. Era così, collegandosi alle 5.30 della sera del 25 aprile (le 22.30 di Londra), che gli «isolani inglesi del Sud» avevano scoperto che Lady Thatcher aveva deciso di rispondere all’invasione argentina del 4 aprile. Una conferenza da Downing Street, trasmessa in differita: la Thatcher che legge il dispaccio del comandante del Royal Marines. E ora, che succede, chiede un giornalista? «Gioiamo alla notizia, e ci congratuliamo con i nostri marines», risponde la premier. Stiamo entrando in guerra con l’Argentina, signora Thatcher? «Gioiamo».
Pochi tra gli inglesi, allora, pensavano che un’azione armata fosse opportuna. La Thatcher no, aveva ascoltato i consigli dell’ammiraglio Henry Leach. La battaglia, per terra, cielo e mare, durò tre settimane: 655 argentini e 255 britannici uccisi, più 3 civili. Il 14 giugno il cessate il fuoco. la Thatcher aveva vinto.
Pochi giorni dopo, il 3 luglio, Calling the Falklands trasmise uno dei più celebri discorsi della Thatcher, da Cheltenham: «Oggi ci incontriamo dopo la battaglia delle Falklands, giustamente orgogliosi. Ma in tutta la Gran Bretagna, uomini e donne chiedono: perché non possiamo raggiungere in pace ciò che abbiamo raggiunto in guerra? (...) Esiste un fattore Falklands. È l’aver provato a noi stessi che ce la possiamo fare». Si parlò molto, in seguito del «fattore Falklands». Nella quasi unanime interpretazione del politologi, è quello che ha fatto vincere alla traballante Lady di Ferro il suo secondo, rivoluzionario mandato. Senza quel «fattore F» non sarebbe mai nato neppure il thatcherismo.

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