Da Corriere della Sera del 12/03/2006

Un'inchiesta del «Chicago Tribune» mette in imbarazzo l'Agenzia

Caccia agli agenti Cia. Gli indirizzi? Su Internet

Identificate 2.600 spie con l'aiuto del web

di Guido Olimpio

Per scoprire una spia, una volta, dovevi fare ore di pedinamenti, mettere le mani nel suo bidone della spazzatura, studiare i suoi contatti. Un lavoro estenuante che impegnava uomini e risorse. Oggi è tutto più facile. Lo dimostra l'eccezionale inchiesta del Chicago Tribune: abbonandosi ad alcuni motori di ricerca Internet, il giornalista John Crewdson ha svelato l'identità di 2.600 agenti Cia, ha individuato dozzine di basi segrete, ha scoperto 50 numeri interni, ha localizzato le abitazioni degli 007, ha seguito i voli speciali dell'Agenzia. Un colpo formidabile che ha gettato nello sconforto i vertici della Company, la compagnia. Il direttore Porter Goss, alle prese da mesi con una ristrutturazione interna in seguito ad una lunga serie di brutte figure, si è detto «sconvolto» per la facilità con la quale un reporter è riuscito a spiare la massima agenzia di intelligence al mondo. Con molta correttezza e attento a non incappare in pesanti sanzioni per aver violato il segreto dei segreti, il Chicago Tribune ha evitato di diffondere nomi e dati che possano compromettere la sicurezza sia degli agenti che del Paese.
Ma il segugio John Crewdson — che ha già vinto un premio Pulitzer — non ha potuto fare a meno di esibire la «selvaggina» catturata. La prima battuta in questo safari giornalistico è partita dall'iscrizione ad alcuni siti Internet specializzati nella raccolta — del tutto legale — di informazioni. Il reporter ha così incrociato indirizzi, identità vere o false, arrivando a compilare un elenco di oltre 2.600 agenti. Una parte sono semplici analisti, alcuni appartengono alla «Special Activities Division», incaricata di azioni clandestine, altri sono degli operativi. Tra questi compare uno 007 coinvolto nel sequestro a Milano dell'imam egiziano Abu Omar. La banca dati ha rivelato che l'uomo ha precedenti penali negli Usa. L'ultima chicca in un'operazione tramutatasi in un disastro per la Cia: ben 22 agenti sono ricercati nell'ambito dell'inchiesta guidata dal magistrato Armando Spataro. Sempre il quotidiano ha bussato alla porta di una tranquilla signora ormai cinquantenne che ha passato gran parte della sua vita in Europa e America Latina a fare la spia. E le sorprese non sono finite. Anche la famosa Valery Plame, la donna- 007 coinvolta nella vicenda del Cia-gate, poteva essere scoperta digitando il suo nome su Internet ben prima che scoppiasse lo scandalo.
Battendo i sentieri telematici il Chicago Tribune ha ricostruito una mappa di basi della Cia sparse negli Stati Uniti e individuato 17 aerei partiti dalla celebre «Farm», la fattoria, l'installazione ultrasegreta di Camp Peary (Virginia). Qui sono emersi anche i nomi in codice dei «muscoli», gli uomini delle unità paramilitari Cia. Con appena 10 dollari chiunque può abbonarsi ad un sito che ricostruisce la «storia di volo» nel corso degli anni di qualsiasi aereo. Basta conoscere la sigla che compare sulla coda. È così che sono emersi gli spostamenti dei jet dell'intelligence impegnati nelle missioni clandestine. E chi vuole di più si iscrive ad un secondo sito che informa con email (in tempo reale) sulla partenza, la rotta, l'arrivo di qualsiasi velivolo. Il caso — aldilà dei meriti del giornalista — ne introduce un altro: queste stesse informazioni possono finire nelle mani di terroristi o di Paesi ostili in barba a censure e regole di riservatezza. Infatti la Cia avrebbe già provveduto ad alcune contromisure che hanno però l'effetto di un piccolo steccato nella sconfinata prateria di Internet.

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