Da L'Unità del 24/03/2006
Argentina, 24 marzo 1976: 30 anni dopo il golpe aperti gli archivi segreti
di AA.VV.
Sono passati 30 anni da quando il generale Videla entra alla Casa Rosada. Lo accompagnano il generale Agosti, Aeronautica e l'ammiraglio Massera da pochi mesi comandante generale della Marina per raccomandazione di Gelli. Aveva convinto il presidente Peron, tornato al potere con un piede nella tomba: «È un idealista del quale ci si può fidare». Il nome di Massera è stato scoperto negli elenchi P2.
Nel ricordare gli anni più sconvolgenti nella storia di un paese «normale», nessuna cerimonia contemplerà la lettura di chi è stato assassinato come hanno fatto don Ciotti e Libera a Torino per le vittime di mafia. Servirebbero giorni e giorni: sono 32 mila, forse più. Ma la nuova Argentina prova a dare un significato concreto al ricordo: la cancellazione dei vincoli che per 30 anni hanno nascosto segreti e responsabilità dei militari.
Il ministro della Difesa ha ordinato l'apertura di tutti gli archivi obbligando le forze armate a rendere pubblico ogni documento. Controrivoluzione pacifica di un Paese che volta pagina senza ipocrisie.
Allora è possibile dimenticare? «Come si fa a dimenticare se 30 anni dopo la vita propone gli stessi orrori in ogni paese del mondo?». La voce di Ernesto Sabato è un filo che trema: l'ultimo grande vecchio della letteratura argentina sta per compiere 94 anni. Nel 1983 ha guidato la Commissione sulla Scomparsa delle Persone voluta dal presidente Alfonsin per placare l'angoscia delle madri. Chiedevano al governo e ai militari notizie dei figli, dei mariti e dei bambini nati in carcere e subito venduti come merce prelibata, oppure adottati da torturatori senza figli. «Abbiamo dovuto ricomporre un mosaico tenebroso, controllare 55 mila pagine di segreti sconvolgenti. Quando uscivo di casa dicevo a Matilde, moglie che non c'è più: adesso vado all'inferno. Abbiamo passato 40 mesi in questo inferno trascinati da una speranza.
Scoprire i colpevoli, soprattutto capire cosa poteva essere successo e perché migliaia di persone erano scomparse; una generazione di giovani destinati alla guida del paese cancellata da gente che ci somiglia, va alla partita, mangia carne, canta, balla il tango, si commuove ma nascondeva nel cuore una zona grigia dove coltivava il delitto». Tempo fa Sabato ha scritto una lettera agli studenti di una scuola. Li invita a resistere e poi resistere alla tentazione rassicurante degli uomini forti: «Ricordatevi che non esistono uomini forti infernali e uomini forti buoni, pronti a promettere il paradiso. L'ho toccato con mano: gli impulsi malvagi riuniscono nei loro governi vanità e durezza. Sono disposti a qualsiasi cosa per imporre il potere cresciuto nelle loro ambizioni malate». Sabato ha addolcito il libro dei verbali delle tragedie con un titolo che si aggrappa alla speranza: «Nunca Mas», mai più. Invece? «La speranza è rimasta speranza. Il mondo continua a coltivare bugie che scatenano la violenza».
L'Argentina di Kirchner non ha voltato pagina scegliendo l'oblio. Prova a ricostruire la memoria ritrovata, progetto per il paese del futuro, ma non è facile. Il 24 marzo, anniversario della notte dei generali, è stato proclamato festa nazionale. Per ricordare e capire, soprattutto spiegare alle nuove generazioni quel «nunca mas» che l'ottimismo di uno scrittore pessimista aveva immaginato. «Le cerimonie del ricordo non sono manifestazioni formali, bandiere e discorsi: vogliono rilanciare l'impegno per cercare la verità e fare giustizia». Promessa del cancelliere Jorge Taiana. Oggi è lì appuntamento delle bandiere e delle piazze, ma è anche un venerdì di festa, primo giorno di un ponte che invita alle ultime vacanze d'autunno. Fino a lunedì città chiuse. Non è il sospetto frivolo del qualunquismo, solo la voglia di viver bene il presente lontani dal passato.
Fa impressione raccogliere il fastidio per il lungo week end che può rendere spettrale Buenos Aires, a parte le isole commosse di chi insiste nel ricordare. Possibile? «Sono passati 30 anni»: malinconia ed incredulità. «I soldi tornano a girare…».
L'Argentina prova a uscire dalla crisi che l'ha travolta e la convalescenza sta addolcendo la vita, ma solo la vita di chi ha sofferto meno. La crescita economica del 2006 sfiorerà il 10%. Due milioni di disoccupati in meno, ma tanti milioni di affamati restano col piatto vuoto. Nel 2005 la vendita delle auto di lusso segna più 3%. Risorge quasi con violenza la contrapposizione tra i privilegiati e i senza niente. Prezzo della carne alle stelle. Il boom delle esportazioni ha sorpreso la catena della conservazione: mancano frigoriferi, impossibile soddisfare il mercato interno e i piqueteros assaltano il mercato generale pretendendo «bistecche popolari». E la convalescenza continua sia pure lontana dalla paura. Eppure può essere complicato ricordare i dolori del passato quando il presente è ancora difficile.
Non tutti sono d'accordo «sull'enfasi della celebrazione». Non è d'accordo Macrì, destra della provincia di Buenos Aires, grande famiglia italiana: Tonino, lo zio, è stato premiato da Tremaglia nella diretta acchiappavoti Tv, Roma dell'Altare della Patria. Qualche suo supporter va più in là. «Io venerdì lavoro. Perché demonizzare i militari che hanno salvato l'Argentina dal comunismo?». Scuola e famiglia dovrebbero essere i custodi della memoria da distribuire alle nuove generazioni. Ma la scuola pubblica non si è ripresa dal terremoto dell'economia e la vocazione al privato - pagare per imparare - continua a penalizzare l'intera America Latina: banchi pubblici nella desolazione che disperde i ragazzi nelle strade o nei lavori neri sottopagati. E le famiglie? Chi è sopravvissuto all'incubo ha la tentazione di dimenticare per non trasmettere a figli e nipoti l'angoscia di una giovinezza segnate dalle mani dei militari. «Sarebbe bello», invita il giornale Pagina 12, che padri, figli e nipoti andassero assieme in piazza ad ascoltare già sapendo da quale buio è uscita l'Argentina. Sarà così? L'incubo di un week end assolato immalinconisce coloro che non vogliono dimenticare proprio nei giorni nei quali rispuntano intrighi inquietanti. I servizi segreti della Marina da tempo spiavano un po' tutti. Nell'Argentina di oggi fabbricavano dossier: a quale scopo? Qualche testa è saltata, ma il ricordo dell'Ammiraglio Massera, signore della Marina che ha animato il golpe e governato il paese come presidente del terrore, ripristina un'insicurezza si sperava sepolta.
Nell'Argentina di Kirchner quei colpi di mano sembrano impossibili. Eppure i fantasmi non si arrendono. Forse perché il Paese può crescere e decidere da solo. Ha pagato un debito terrificante a Fmi e Banca Mondiale coi dollari prestati da Chavez ritrovando un'indipendenza che spaventa chi preferisce il caos.
Nel ricordare gli anni più sconvolgenti nella storia di un paese «normale», nessuna cerimonia contemplerà la lettura di chi è stato assassinato come hanno fatto don Ciotti e Libera a Torino per le vittime di mafia. Servirebbero giorni e giorni: sono 32 mila, forse più. Ma la nuova Argentina prova a dare un significato concreto al ricordo: la cancellazione dei vincoli che per 30 anni hanno nascosto segreti e responsabilità dei militari.
Il ministro della Difesa ha ordinato l'apertura di tutti gli archivi obbligando le forze armate a rendere pubblico ogni documento. Controrivoluzione pacifica di un Paese che volta pagina senza ipocrisie.
Allora è possibile dimenticare? «Come si fa a dimenticare se 30 anni dopo la vita propone gli stessi orrori in ogni paese del mondo?». La voce di Ernesto Sabato è un filo che trema: l'ultimo grande vecchio della letteratura argentina sta per compiere 94 anni. Nel 1983 ha guidato la Commissione sulla Scomparsa delle Persone voluta dal presidente Alfonsin per placare l'angoscia delle madri. Chiedevano al governo e ai militari notizie dei figli, dei mariti e dei bambini nati in carcere e subito venduti come merce prelibata, oppure adottati da torturatori senza figli. «Abbiamo dovuto ricomporre un mosaico tenebroso, controllare 55 mila pagine di segreti sconvolgenti. Quando uscivo di casa dicevo a Matilde, moglie che non c'è più: adesso vado all'inferno. Abbiamo passato 40 mesi in questo inferno trascinati da una speranza.
Scoprire i colpevoli, soprattutto capire cosa poteva essere successo e perché migliaia di persone erano scomparse; una generazione di giovani destinati alla guida del paese cancellata da gente che ci somiglia, va alla partita, mangia carne, canta, balla il tango, si commuove ma nascondeva nel cuore una zona grigia dove coltivava il delitto». Tempo fa Sabato ha scritto una lettera agli studenti di una scuola. Li invita a resistere e poi resistere alla tentazione rassicurante degli uomini forti: «Ricordatevi che non esistono uomini forti infernali e uomini forti buoni, pronti a promettere il paradiso. L'ho toccato con mano: gli impulsi malvagi riuniscono nei loro governi vanità e durezza. Sono disposti a qualsiasi cosa per imporre il potere cresciuto nelle loro ambizioni malate». Sabato ha addolcito il libro dei verbali delle tragedie con un titolo che si aggrappa alla speranza: «Nunca Mas», mai più. Invece? «La speranza è rimasta speranza. Il mondo continua a coltivare bugie che scatenano la violenza».
L'Argentina di Kirchner non ha voltato pagina scegliendo l'oblio. Prova a ricostruire la memoria ritrovata, progetto per il paese del futuro, ma non è facile. Il 24 marzo, anniversario della notte dei generali, è stato proclamato festa nazionale. Per ricordare e capire, soprattutto spiegare alle nuove generazioni quel «nunca mas» che l'ottimismo di uno scrittore pessimista aveva immaginato. «Le cerimonie del ricordo non sono manifestazioni formali, bandiere e discorsi: vogliono rilanciare l'impegno per cercare la verità e fare giustizia». Promessa del cancelliere Jorge Taiana. Oggi è lì appuntamento delle bandiere e delle piazze, ma è anche un venerdì di festa, primo giorno di un ponte che invita alle ultime vacanze d'autunno. Fino a lunedì città chiuse. Non è il sospetto frivolo del qualunquismo, solo la voglia di viver bene il presente lontani dal passato.
Fa impressione raccogliere il fastidio per il lungo week end che può rendere spettrale Buenos Aires, a parte le isole commosse di chi insiste nel ricordare. Possibile? «Sono passati 30 anni»: malinconia ed incredulità. «I soldi tornano a girare…».
L'Argentina prova a uscire dalla crisi che l'ha travolta e la convalescenza sta addolcendo la vita, ma solo la vita di chi ha sofferto meno. La crescita economica del 2006 sfiorerà il 10%. Due milioni di disoccupati in meno, ma tanti milioni di affamati restano col piatto vuoto. Nel 2005 la vendita delle auto di lusso segna più 3%. Risorge quasi con violenza la contrapposizione tra i privilegiati e i senza niente. Prezzo della carne alle stelle. Il boom delle esportazioni ha sorpreso la catena della conservazione: mancano frigoriferi, impossibile soddisfare il mercato interno e i piqueteros assaltano il mercato generale pretendendo «bistecche popolari». E la convalescenza continua sia pure lontana dalla paura. Eppure può essere complicato ricordare i dolori del passato quando il presente è ancora difficile.
Non tutti sono d'accordo «sull'enfasi della celebrazione». Non è d'accordo Macrì, destra della provincia di Buenos Aires, grande famiglia italiana: Tonino, lo zio, è stato premiato da Tremaglia nella diretta acchiappavoti Tv, Roma dell'Altare della Patria. Qualche suo supporter va più in là. «Io venerdì lavoro. Perché demonizzare i militari che hanno salvato l'Argentina dal comunismo?». Scuola e famiglia dovrebbero essere i custodi della memoria da distribuire alle nuove generazioni. Ma la scuola pubblica non si è ripresa dal terremoto dell'economia e la vocazione al privato - pagare per imparare - continua a penalizzare l'intera America Latina: banchi pubblici nella desolazione che disperde i ragazzi nelle strade o nei lavori neri sottopagati. E le famiglie? Chi è sopravvissuto all'incubo ha la tentazione di dimenticare per non trasmettere a figli e nipoti l'angoscia di una giovinezza segnate dalle mani dei militari. «Sarebbe bello», invita il giornale Pagina 12, che padri, figli e nipoti andassero assieme in piazza ad ascoltare già sapendo da quale buio è uscita l'Argentina. Sarà così? L'incubo di un week end assolato immalinconisce coloro che non vogliono dimenticare proprio nei giorni nei quali rispuntano intrighi inquietanti. I servizi segreti della Marina da tempo spiavano un po' tutti. Nell'Argentina di oggi fabbricavano dossier: a quale scopo? Qualche testa è saltata, ma il ricordo dell'Ammiraglio Massera, signore della Marina che ha animato il golpe e governato il paese come presidente del terrore, ripristina un'insicurezza si sperava sepolta.
Nell'Argentina di Kirchner quei colpi di mano sembrano impossibili. Eppure i fantasmi non si arrendono. Forse perché il Paese può crescere e decidere da solo. Ha pagato un debito terrificante a Fmi e Banca Mondiale coi dollari prestati da Chavez ritrovando un'indipendenza che spaventa chi preferisce il caos.
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