Da Giro di Vite del 02/03/2006
Originale su http://www.girodivite.it/GRAZIELLA-CORROCHER-una-segretaria.html
Graziella Corrocher: una segretaria scomoda
A distanza di anni il ’suicidio’ della segretaria di Roberto Calvi può aprire nuovi, più inquietanti scenari.
di Stefania Tiezzi
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Quando il corpo del banchiere Roberto Calvi fu ritrovato appeso all’impalcatura del ponte dei Blackfriars a Londra la mattina del 18 Giugno 1982, la pista del suicidio fu quella immediatamente seguita dai poliziotti e detective della city e fu quella obbiettivamente più inverosimile, essendo ’dinamicamente’ impossibile, per un uomo dell’età e del peso di Roberto Calvi, compiere una serie di manovre di alto livello acrobatico, addirittura nelle ore notturne, per terminare, poi, nell’auto-impiccagione.
E’, inoltre, da aggiungere una serie di comportamenti sospetti che iniziarono con la frettolosa quanto superficiale preparazione del certificato di morte da parte del medico legale e proseguirono fino alla manomissione di oggetti rinvenuti addosso al cadavere (il biglietto da visita di un notissimo avvocato londinese che non fu mai consegnato alla Polizia).
Le inchieste giudiziarie, che seguirono al primo verdetto di suicidio da parte delle autorità inglesi, abbracciarono gli anni ottanta(nel 1983 anche per Scotland Yard la tesi del suicidio cominciava a vacillare)fino ad arrivare agli anni novanta quando le indagini ripartirono da zero seguendo la pista, ormai acreditata da più parti, dell’omicidio del banchiere da parte della mafia.
Trattandosi di un personaggio come Roberto Calvi, la cui storia si intreccia con quella dello IOR, la banca vaticana guidata dal vescovo americano Paul Marcinkus in collegamento con mafia, massoneria e P2, tenere in piedi la tesi del suicidio sarebbe apparsa una forzatura giudiziaria.
Forse perché senza tante domande la polizia aveva già archiviato come ’suicidio’ la volata della segretaria di fiducia di Roberto Calvi, Graziella Corrocher, dal quarto piano del palazzo milanese che ospitava la sede del Banco Ambrosiano proprio il giorno percedente la morte del banchiere?
Graziella Corrocher partecipò all’ultima riunione del consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano il pomeriggio del 17 Giugno 1982.
Le decisioni che durante quella seduta furono prese nei confronti di Calvi, accusato di reati valutari, riciclaggio di denaro sporco e bancarotta fraudolenta, e del Banco, furono drastiche:al banchiere furono revocati tutti i poteri di presidente e di amministratore delegato , mentre l’Ambrosiano, messo nelle mani della Banca d’Italia, prese la via della liquidazione.
Nel biglietto lasciato a giustificare l’estrema decisione di farla finita, Graziella Corrocher scrisse parole di profonda delusione per la fine così vergognosa di quella che era stata la banca privata più prestigiosa.
Dunque, per gli inquirenti, l’attaccamento e la stima nei confronti dell’azienda per la quale si lavora, una volta caduta nel baratro di una fine ingloriosa, porterebbe al suicidio la segretaria più fedele.
La cronaca, tuttavia, è piena zeppa di casi contrari: il suicidio del lavoratore che perde il posto di lavoro avrebbe ben altre motivazioni che sono quelle assai più logiche legate alla perdita del reddito che mantiene figli e consorte. Si è mai sentito di un cassintegrato della FIAT suicidatosi per le cattive sorti, non sue, ma di Agnelli & co.? In Italia chiudono ogni anno, per i motivi più diversi, decine e decine di aziende ma non si registrano suicidi di segretarie in mobilità affrante dalla spregiudicatezza finanziaria del loro capo.
Invece Graziella Corrocher, del suo capo è delusa e questa è una ragione sufficiente per decidere scientemente di saltare da quella finestra senza che su di lei si svolgesse alcuna indagine, senza che fosse interrogata dagli inquirenti. Semplicemente si suicida per ’ribellione etica’, potremmo dire.
La più recente vicenda del crack PARMALAT, presenta, infatti, un caso che ad una visione affrettata appare analogo al precedente ma che, al contrario, mostra caratteristiche completamente differenti da farlo collocare nella casistica dei suicidi che hanno, come movente, gravi preoccupazioni personali.
E’ il caso di Alessandro Bassi, collaboratore di Fausto Tonna, braccio destro di Calisto Tanzi, suicidatosi a Collecchio per scongiurare il suo arresto (Bassi, che curava la contabilità di tutto il gruppo PARMALAT nel mondo, da giorni era torchiato dagli inquirenti e dalla Guardia di Finanza per scoprire i reati della multinazionale) e delle cui preoccupazioni colleghi ed amici erano al corrente da tempo.
In questo caso il verdetto di suicidio appare verosimile.
Il testo del biglietto della Corrocher è così esplicativo da apparire pedante. Quasi da sembrare dettato: ’Sarò fedele alle decisioni prese dal Consiglio, ma non posso rimanere fedele a Calvi, che vergogna fuggire così. Che sia maledetto mille volte per il danno causato alla banca e all’immagine del gruppo di cui una volta andavamo così fieri’.
Il suicidio convince poco.
Graziella Corrocher teneva i libri della P2 insieme ai segreti sui rapporti tra Vaticano e massoneria legati a mafia e personaggi insospettabili. Era sempre lei che informava Calvi quando questi lasciò l’Italia una settimana prima della morte.
Calvi,abbandonato da tutto il carosello di potenti nei quali credeva di aver trovato alleati mentre era soltanto la loro patetica marionetta, aveva da tempo minacciato di rivelare i nomi e i fatti più scabrosi non appena fosse stato arrestato dalla polizia.
I segreti di cui anche la Corrocher era a conoscenza.
La donna si ’suicida’ il 17 Giugno, Roberto Calvi il 18 Giugno.
Gli stessi segreti, lo stesso verdetto di suicidio, le stesse bocche da far tacere per sempre.
Poi la riapertura del caso Calvi con la conferma della morte per omicidio(strangolamento)il 15 maggio 2005. Nessuna riapertura per quello di Graziella Corrocher sulla cui morte si stende l’ombra lunga di una verità taciuta.
E’, inoltre, da aggiungere una serie di comportamenti sospetti che iniziarono con la frettolosa quanto superficiale preparazione del certificato di morte da parte del medico legale e proseguirono fino alla manomissione di oggetti rinvenuti addosso al cadavere (il biglietto da visita di un notissimo avvocato londinese che non fu mai consegnato alla Polizia).
Le inchieste giudiziarie, che seguirono al primo verdetto di suicidio da parte delle autorità inglesi, abbracciarono gli anni ottanta(nel 1983 anche per Scotland Yard la tesi del suicidio cominciava a vacillare)fino ad arrivare agli anni novanta quando le indagini ripartirono da zero seguendo la pista, ormai acreditata da più parti, dell’omicidio del banchiere da parte della mafia.
Trattandosi di un personaggio come Roberto Calvi, la cui storia si intreccia con quella dello IOR, la banca vaticana guidata dal vescovo americano Paul Marcinkus in collegamento con mafia, massoneria e P2, tenere in piedi la tesi del suicidio sarebbe apparsa una forzatura giudiziaria.
Forse perché senza tante domande la polizia aveva già archiviato come ’suicidio’ la volata della segretaria di fiducia di Roberto Calvi, Graziella Corrocher, dal quarto piano del palazzo milanese che ospitava la sede del Banco Ambrosiano proprio il giorno percedente la morte del banchiere?
Graziella Corrocher partecipò all’ultima riunione del consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano il pomeriggio del 17 Giugno 1982.
Le decisioni che durante quella seduta furono prese nei confronti di Calvi, accusato di reati valutari, riciclaggio di denaro sporco e bancarotta fraudolenta, e del Banco, furono drastiche:al banchiere furono revocati tutti i poteri di presidente e di amministratore delegato , mentre l’Ambrosiano, messo nelle mani della Banca d’Italia, prese la via della liquidazione.
Nel biglietto lasciato a giustificare l’estrema decisione di farla finita, Graziella Corrocher scrisse parole di profonda delusione per la fine così vergognosa di quella che era stata la banca privata più prestigiosa.
Dunque, per gli inquirenti, l’attaccamento e la stima nei confronti dell’azienda per la quale si lavora, una volta caduta nel baratro di una fine ingloriosa, porterebbe al suicidio la segretaria più fedele.
La cronaca, tuttavia, è piena zeppa di casi contrari: il suicidio del lavoratore che perde il posto di lavoro avrebbe ben altre motivazioni che sono quelle assai più logiche legate alla perdita del reddito che mantiene figli e consorte. Si è mai sentito di un cassintegrato della FIAT suicidatosi per le cattive sorti, non sue, ma di Agnelli & co.? In Italia chiudono ogni anno, per i motivi più diversi, decine e decine di aziende ma non si registrano suicidi di segretarie in mobilità affrante dalla spregiudicatezza finanziaria del loro capo.
Invece Graziella Corrocher, del suo capo è delusa e questa è una ragione sufficiente per decidere scientemente di saltare da quella finestra senza che su di lei si svolgesse alcuna indagine, senza che fosse interrogata dagli inquirenti. Semplicemente si suicida per ’ribellione etica’, potremmo dire.
La più recente vicenda del crack PARMALAT, presenta, infatti, un caso che ad una visione affrettata appare analogo al precedente ma che, al contrario, mostra caratteristiche completamente differenti da farlo collocare nella casistica dei suicidi che hanno, come movente, gravi preoccupazioni personali.
E’ il caso di Alessandro Bassi, collaboratore di Fausto Tonna, braccio destro di Calisto Tanzi, suicidatosi a Collecchio per scongiurare il suo arresto (Bassi, che curava la contabilità di tutto il gruppo PARMALAT nel mondo, da giorni era torchiato dagli inquirenti e dalla Guardia di Finanza per scoprire i reati della multinazionale) e delle cui preoccupazioni colleghi ed amici erano al corrente da tempo.
In questo caso il verdetto di suicidio appare verosimile.
Il testo del biglietto della Corrocher è così esplicativo da apparire pedante. Quasi da sembrare dettato: ’Sarò fedele alle decisioni prese dal Consiglio, ma non posso rimanere fedele a Calvi, che vergogna fuggire così. Che sia maledetto mille volte per il danno causato alla banca e all’immagine del gruppo di cui una volta andavamo così fieri’.
Il suicidio convince poco.
Graziella Corrocher teneva i libri della P2 insieme ai segreti sui rapporti tra Vaticano e massoneria legati a mafia e personaggi insospettabili. Era sempre lei che informava Calvi quando questi lasciò l’Italia una settimana prima della morte.
Calvi,abbandonato da tutto il carosello di potenti nei quali credeva di aver trovato alleati mentre era soltanto la loro patetica marionetta, aveva da tempo minacciato di rivelare i nomi e i fatti più scabrosi non appena fosse stato arrestato dalla polizia.
I segreti di cui anche la Corrocher era a conoscenza.
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