Da La Repubblica del 26/09/2006
La procura di Brescia fa esaminare il contenuto di ogni singolo file archiviato da Carlo Bonini
Al setaccio il computer del reporter di Repubblica
L´hard disk era già stato clonato, ora per aprire i 3500 documenti saranno necessari almeno ventidue giorni
di Oriana Liso
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MILANO - Verificare il contenuto di ogni singolo file archiviato nel computer dell´inviato di Repubblica Carlo Bonini. Fotografie, file musicali, documenti di testo, vecchi articoli: alla ricerca di un qualsiasi atto o analisi che abbia a che fare con l´inchiesta sul rapimento di Abu Omar, che anche solo contenga le parole "Abu Omar". La decisione è della procura di Brescia, che ieri - durante una nuova convocazione, questa volta a Brescia - ha notificato il provvedimento al giornalista, il cui computer era stato sequestrato l´11 agosto scorso per verificare inizialmente soltanto il mittente di una e-mail che conteneva un documento ormai pubblico e depositato, ovvero le richieste d´arresto per gli agenti della Cia e del Sismi coinvolti nel sequestro dell´imam egiziano. Da lì, da quella richiesta, il procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini ha deciso di estendere la ricerca a tutto il contenuto del computer. Prima clonandone l´hard disk, poi passando al setaccio tutto il suo contenuto.
Ieri sono stati gli stessi uomini della Guardia di finanza di Brescia - che avevano preso in consegna il computer dai colleghi romani, incaricati più di un mese fa della perquisizione e del sequestro nella sede romana del giornale - a stimare i tempi dell´operazione: per "aprire" tutti i 3500 file saranno necessari almeno ventidue giorni, tre minuti per ogni file, otto ore filate di lavoro davanti allo schermo ogni giorno. La richiesta, ieri, ha stupito anche il legale del gruppo Espresso-Repubblica, il professor Carlo Federico Grosso, presente all´esame del clone del pc, che ha presentato alla procura, senza ottenere risultati, un´eccezione al provvedimento (per quale motivo - era il senso dell´istanza - la procura sostiene che per individuare un ignoto pubblico ufficiale che avrebbe diffuso un verbale secretato di cui Bonini non è mai stato in possesso si deve insistere sul suo computer?). Respinta anche la richiesta di fissare un calendario di giornate in cui esaminare i file, chiesto da Bonini e dal professor Grosso per essere presenti durante le operazioni. Così, mentre già ieri venivano controllati i primi file, il legale ha presentato un ricorso al tribunale del Riesame, che valuterà nei prossimi giorni se il provvedimento sia o meno legittimo. Nel frattempo, però, il controllo andrà avanti, anche senza le parti interessate, ha fatto sapere la procura, che ha fissato la prosecuzione dell´esame già a partire dalla mattinata di oggi.
Già la settimana scorsa, quando la procura bresciana aveva deciso di clonare la memoria del computer di Bonini per restituire il computer (o meglio, l´involucro materiale del computer), il professor Grosso aveva definito «assolutamente irrituale e illecita» la ricognizione a tappeto decisa dai magistrati sul bene di proprietà di un giornalista che non è indagato, ma soltanto sentito come persona informata sui fatti. Nel secondo decreto, infatti, non si citava più un singolo atto da ricercare - com´era stato, nel primo caso, per il documento con il quale i pm della procura di Milano chiedevano l´arresto di ventisei persone - ma si indicava genericamente qualsiasi documento che potesse avere a che fare con il caso Abu Omar.
Ieri sono stati gli stessi uomini della Guardia di finanza di Brescia - che avevano preso in consegna il computer dai colleghi romani, incaricati più di un mese fa della perquisizione e del sequestro nella sede romana del giornale - a stimare i tempi dell´operazione: per "aprire" tutti i 3500 file saranno necessari almeno ventidue giorni, tre minuti per ogni file, otto ore filate di lavoro davanti allo schermo ogni giorno. La richiesta, ieri, ha stupito anche il legale del gruppo Espresso-Repubblica, il professor Carlo Federico Grosso, presente all´esame del clone del pc, che ha presentato alla procura, senza ottenere risultati, un´eccezione al provvedimento (per quale motivo - era il senso dell´istanza - la procura sostiene che per individuare un ignoto pubblico ufficiale che avrebbe diffuso un verbale secretato di cui Bonini non è mai stato in possesso si deve insistere sul suo computer?). Respinta anche la richiesta di fissare un calendario di giornate in cui esaminare i file, chiesto da Bonini e dal professor Grosso per essere presenti durante le operazioni. Così, mentre già ieri venivano controllati i primi file, il legale ha presentato un ricorso al tribunale del Riesame, che valuterà nei prossimi giorni se il provvedimento sia o meno legittimo. Nel frattempo, però, il controllo andrà avanti, anche senza le parti interessate, ha fatto sapere la procura, che ha fissato la prosecuzione dell´esame già a partire dalla mattinata di oggi.
Già la settimana scorsa, quando la procura bresciana aveva deciso di clonare la memoria del computer di Bonini per restituire il computer (o meglio, l´involucro materiale del computer), il professor Grosso aveva definito «assolutamente irrituale e illecita» la ricognizione a tappeto decisa dai magistrati sul bene di proprietà di un giornalista che non è indagato, ma soltanto sentito come persona informata sui fatti. Nel secondo decreto, infatti, non si citava più un singolo atto da ricercare - com´era stato, nel primo caso, per il documento con il quale i pm della procura di Milano chiedevano l´arresto di ventisei persone - ma si indicava genericamente qualsiasi documento che potesse avere a che fare con il caso Abu Omar.
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