Da Corriere della Sera del 23/10/2006
SINISTRA & STORIA Il carteggio inedito tra Nenni e Togliatti nelle ore decisive dell'invasione sovietica
Budapest 1956, le lettere della rottura
Quel che restava dell'unità fra Psi e Pci fu schiacciato dai carri armati
di Dario Fertilio
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Da un lato Pietro Nenni, dall'altro Palmiro Togliatti: e in mezzo, pesante come un macigno, la rivolta d'Ungheria, di cui oggi ricorre il cinquantesimo anniversario. Nel carteggio inedito fra i due capi della sinistra italiana rivivono i giorni fatidici dell'indimenticabile anno 1956, infiammato prima dal rapporto Kruscev sui crimini di Stalin e poi dalla rivoluzione popolare e antisovietica di Budapest. Ma quelle lettere mostrano anche l'irreparabile guastarsi dei rapporti fra i due partiti, Psi e Pci, e il tramonto di un'utopia — l'unità a sinistra — destinato a cambiare la politica italiana.
Il carteggio fa parte di un volume curato dalla Fondazione Nenni, presieduta da Giuseppe Tamburrano, che sarà pubblicato ai primi di novembre dall'editore Lacaita di Manduria (Taranto) con il titolo
La sinistra e quell'indimenticabile 1956,
con saggi di esponenti socialisti e comunisti d'allora. Lettere sempre cortesi e formalmente ineccepibili: eppure non è difficile leggere tra quelle righe gli indizi di uno scontro durissimo, in cui Togliatti è all'offensiva contro la «socialdemocratizzazione» del partito di Nenni, mentre sull'altro fronte si cerca di mediare e stemperare. Ancora il 23 ottobre, mentre scoppia la rivolta d'Ungheria, Nenni parla di «azione unitaria delle masse», considerandola un «dato acquisito». Solo all'ultimo prende atto della rottura irreparabile. Eppure l'anno orribile della sinistra comincia in modo incoraggiante: il patto di unità d'azione fra Psi e Pci, rinnovato nel '46, regge ancora. Le difficoltà cominciano con il rapporto segreto di Kruscev che denuncia i crimini di Stalin: è un terremoto. Togliatti denuncia l'esistenza di difetti «nel» sistema socialista, non «del» sistema, e si dichiara ottimista sulla possibilità di «riassorbirli»: una posizione difficile da accettare per Nenni e gli autonomisti del Psi. Tanto più che il 25 agosto del '56, con l'incontro di Pralognan, in Savoia, fra Nenni e Saragat, si comincia a parlare di riunificazione socialista, un'ipotesi che mette in discussione il rapporto fra Psi e Pci. Crescono diffidenze e distinguo, tanto che i socialisti, pur senza ripudiare il legame con i comunisti, propongono di sostituire il patto di unità d'azione con un meno impegnativo «patto di consultazione», varato all'inizio di ottobre.
Nel carteggio inedito fra Nenni e Togliatti i toni risultano sempre meno concilianti. Il primo scrive, il 12 ottobre: «Credo che ci sia stata da parte nostra precipitazione nel pubblicare l'accordo, al che concorse il fatto di averne parlato ai giornalisti, e che ci sia stato, da parte mia, in rapporto al momento e in rapporto all'atto in sé, una sottovalutazione delle conseguenze». Parole gravi che esprimono anche l'insofferenza dei riformisti nei confronti delle notizie in arrivo dai Paesi del socialismo reale. Se ne risente Togliatti, in una lettera del 17 ottobre, quando difende il patto di consultazione e la dichiarazione comune dei due partiti sull'argomento: «Non sono d'accordo nel ritenere che sia stata inopportuna. Si poteva non dire nulla, cioè andare avanti giocando sopra un equivoco». E subito dopo passa alle accuse non troppe larvate: «Coloro però che la dicono inopportuna, cedono alla pressione dei nemici dell'unità, pressione che si è esercitata, come sempre si esercita, in forma massiccia, e questa volta anche più del solito». La bestia nera di Togliatti sono i socialdemocratici (indicati con la sbrigativa sigla minuscola «s.d.»), cui i socialisti si stanno pericolosamente avvicinando, e arriva a pronunciare un giudizio pesante: «Apertamente emerge che il vostro partito non difende più le posizioni sue». Per lui Saragat e i suoi sono il nemico «maccartista», che mira a dividere la sinistra: il Psi appare ormai «a rimorchio dei socialdemocratici». La data di questa lettera togliattiana è il 17 ottobre: cinque giorni più tardi gli studenti ungheresi chiederanno il ritorno di Nagy, libertà di stampa e di elezioni, sfidando il regime comunista. Le lettere fra i due leader ora cambiano tono, in sintonia con le notizie che provengono da Budapest. Nenni il 23 ottobre, giorno in cui esplode la rivolta, fa presente a Togliatti che è la storia a fornire «buone carte alla socialdemocrazia europea e italiana». Per la prima volta cita «la violenza della pressione operaia e popolare che investe alcuni partiti comunisti e ne smaschera gli errori e purtroppo anche i delitti». Sei giorni più tardi, il 29, gli arriva l'ultima, lapidaria risposta di Togliatti: nel Psi «si sta percorrendo molto rapidamente la distanza che passa tra il dissenso e l'ostilità». In un estremo tentativo di conciliazione, l'indomani, Nenni gli replica: «Proprio perché il nostro dissenso è molto grave, guai se intervengono tra di noi motivi subalterni di frizione e, come dici tu, di ostilità».
È l'ultimo atto. Solo cinque giorni più tardi i carri armati sovietici invadono l'Ungheria e sparano sugli insorti. I soldati con la stella rossa seppelliscono, oltre alla libertà ungherese, anche l'unità della sinistra italiana. La conclusione del carteggio fra Nenni e Togliatti avvia un conto alla rovescia: pochi anni più tardi nascerà il centrosinistra.
Il carteggio fa parte di un volume curato dalla Fondazione Nenni, presieduta da Giuseppe Tamburrano, che sarà pubblicato ai primi di novembre dall'editore Lacaita di Manduria (Taranto) con il titolo
La sinistra e quell'indimenticabile 1956,
con saggi di esponenti socialisti e comunisti d'allora. Lettere sempre cortesi e formalmente ineccepibili: eppure non è difficile leggere tra quelle righe gli indizi di uno scontro durissimo, in cui Togliatti è all'offensiva contro la «socialdemocratizzazione» del partito di Nenni, mentre sull'altro fronte si cerca di mediare e stemperare. Ancora il 23 ottobre, mentre scoppia la rivolta d'Ungheria, Nenni parla di «azione unitaria delle masse», considerandola un «dato acquisito». Solo all'ultimo prende atto della rottura irreparabile. Eppure l'anno orribile della sinistra comincia in modo incoraggiante: il patto di unità d'azione fra Psi e Pci, rinnovato nel '46, regge ancora. Le difficoltà cominciano con il rapporto segreto di Kruscev che denuncia i crimini di Stalin: è un terremoto. Togliatti denuncia l'esistenza di difetti «nel» sistema socialista, non «del» sistema, e si dichiara ottimista sulla possibilità di «riassorbirli»: una posizione difficile da accettare per Nenni e gli autonomisti del Psi. Tanto più che il 25 agosto del '56, con l'incontro di Pralognan, in Savoia, fra Nenni e Saragat, si comincia a parlare di riunificazione socialista, un'ipotesi che mette in discussione il rapporto fra Psi e Pci. Crescono diffidenze e distinguo, tanto che i socialisti, pur senza ripudiare il legame con i comunisti, propongono di sostituire il patto di unità d'azione con un meno impegnativo «patto di consultazione», varato all'inizio di ottobre.
Nel carteggio inedito fra Nenni e Togliatti i toni risultano sempre meno concilianti. Il primo scrive, il 12 ottobre: «Credo che ci sia stata da parte nostra precipitazione nel pubblicare l'accordo, al che concorse il fatto di averne parlato ai giornalisti, e che ci sia stato, da parte mia, in rapporto al momento e in rapporto all'atto in sé, una sottovalutazione delle conseguenze». Parole gravi che esprimono anche l'insofferenza dei riformisti nei confronti delle notizie in arrivo dai Paesi del socialismo reale. Se ne risente Togliatti, in una lettera del 17 ottobre, quando difende il patto di consultazione e la dichiarazione comune dei due partiti sull'argomento: «Non sono d'accordo nel ritenere che sia stata inopportuna. Si poteva non dire nulla, cioè andare avanti giocando sopra un equivoco». E subito dopo passa alle accuse non troppe larvate: «Coloro però che la dicono inopportuna, cedono alla pressione dei nemici dell'unità, pressione che si è esercitata, come sempre si esercita, in forma massiccia, e questa volta anche più del solito». La bestia nera di Togliatti sono i socialdemocratici (indicati con la sbrigativa sigla minuscola «s.d.»), cui i socialisti si stanno pericolosamente avvicinando, e arriva a pronunciare un giudizio pesante: «Apertamente emerge che il vostro partito non difende più le posizioni sue». Per lui Saragat e i suoi sono il nemico «maccartista», che mira a dividere la sinistra: il Psi appare ormai «a rimorchio dei socialdemocratici». La data di questa lettera togliattiana è il 17 ottobre: cinque giorni più tardi gli studenti ungheresi chiederanno il ritorno di Nagy, libertà di stampa e di elezioni, sfidando il regime comunista. Le lettere fra i due leader ora cambiano tono, in sintonia con le notizie che provengono da Budapest. Nenni il 23 ottobre, giorno in cui esplode la rivolta, fa presente a Togliatti che è la storia a fornire «buone carte alla socialdemocrazia europea e italiana». Per la prima volta cita «la violenza della pressione operaia e popolare che investe alcuni partiti comunisti e ne smaschera gli errori e purtroppo anche i delitti». Sei giorni più tardi, il 29, gli arriva l'ultima, lapidaria risposta di Togliatti: nel Psi «si sta percorrendo molto rapidamente la distanza che passa tra il dissenso e l'ostilità». In un estremo tentativo di conciliazione, l'indomani, Nenni gli replica: «Proprio perché il nostro dissenso è molto grave, guai se intervengono tra di noi motivi subalterni di frizione e, come dici tu, di ostilità».
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