Da Il Sole 24 Ore del 29/11/2006
Carlo Casalegno
Giornalista di gran stile e vero liberal
di Riccardo Chiaberge
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Servo dello Stato>: così lo avevano bollato i suoi assassini, nella rivendicazione fatta all'Ansa quel 16 novembre del 1977. Lui l'avrebbe preso come un complimento. Perché <servo dello Stato> Carlo Casalegno era davvero, nel senso più vero e nobile del termine. <Servo> come Vittorio Bachelet, come Guido Rossa. O, per venire a giorni più vicini a noi, come Massimo D'Antona e Marco Biagi. Nel 1977 Torino era stata l'epicentro dell'attacco terroristico. Oltre sessanta attentati in dodici mesi, gambizzazioni quasi quotidiane, cinque omicidi. Tutto in nome di un'ideologia cupa e sanguinaria, che voleva trasformare l'Italia nella Cambogia di Pol Pot. Contro questo nemico senza volto Casalegno aveva ingaggiato, dalle colonne della <Stampa>, una battaglia ostinata, quasi una crociata personale. Senza mai invocare la pena di morte o la legge marziale, ma difendendo con pacatezza le ragioni della legalità democratica. I suoi editoriali erano scritti in uno stile sobrio, antiretorico, com'era nella sua indole di torinese schivo. Ma andavano dritti al bersaglio, facendo di chi li firmava un bersaglio predestinato e cosciente.
Casalegno era un liberale autentico, quando ancora definirsi tale non andava di moda. Oggi le sue idee sono diventate, almeno a parole, patrimonio comune: non c'è quasi più nessuno, a destra e a sinistra, che non si proclami liberale. É il suo stile, purtroppo, a trovare pochi imitatori. Nei media come in politica la nota dominante è l'eccesso. Si direbbe che il coraggio, che in Casalegno era tutt'uno con il riserbo e la moderazione, oggi si misuri in decibel e indici di ascolto. Che soltanto chi urla più forte, chi insulta e inveisce, sia da additare a modello di impegno civile.
Forse è proprio lo stile di Casalegno, il suo modo di essere giornalista, che hanno in mente Enzo Biagi e Giorgio Bocca quando rimpiangono una perduta età d'oro della professione, in contrapposizione all'attuale degrado.
Casalegno era un liberale autentico, quando ancora definirsi tale non andava di moda. Oggi le sue idee sono diventate, almeno a parole, patrimonio comune: non c'è quasi più nessuno, a destra e a sinistra, che non si proclami liberale. É il suo stile, purtroppo, a trovare pochi imitatori. Nei media come in politica la nota dominante è l'eccesso. Si direbbe che il coraggio, che in Casalegno era tutt'uno con il riserbo e la moderazione, oggi si misuri in decibel e indici di ascolto. Che soltanto chi urla più forte, chi insulta e inveisce, sia da additare a modello di impegno civile.
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