Da La Repubblica del 25/11/2006
Le ultime parole dell' ex spia. è crisi tra Londra e Mosca
Muoio ucciso da Putin usato un veleno radioattivo
All' ambasciata chieste notizie per proseguire le indagini Le accuse al presidente russo in una lettera Aleksandr Litvinenko eliminato con il polonio 210
di AA.VV.
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LONDRA - A uccidere Aleksandr Litvinenko è stata «una piccola bomba nucleare», come racconta piangendo suo padre ai giornalisti e come di fatto conferma la Health Protection Agency del Regno Unito: nel corpo del 43enne ex-colonnello del Kgb è stata rinvenuta una «massiccia dose» di polonio 210, letale sostanza radioattiva, rara e difficile da procurarsi. Tracce di radioattività sono state trovate anche in due luoghi in cui la vittima si recò il primo novembre, il giorno in cui si è sentito male: Itsu, il ristorante giapponese dove pranzò con il suo informatore italiano Mario Scaramella; e il Millennium Hotel, l' albergo in cui prese un tè con due uomini d' affari russi. Finora si sospettava che qualcuno potesse avere messo del veleno nel cibo al ristorante o nel tè in albergo, ma forse l' avvelenamento si è svolto altrove e in altro modo: il polonio 210 può essere ingerito, oppure inalato, oppure penetrare nell' organismo attraverso il sangue, per esempio tramite una ferita cutanea. Come che sia, finalmente le autorità britanniche hanno stabilito «che cosa» ha ucciso Litvinenko. Quanto a «chi» lo ha ucciso, ecco un secondo colpo di scena: il morto, in un certo senso, parla e identifica dalla tomba il suo assassino. In una lettera scritta in ospedale qualche giorno prima di perdere conoscenza e letta dai familiari ieri mattina, dodici ore dopo il decesso, l' ex-spia russa accusa esplicitamente il Cremlino: «Può riuscire a chiudere la bocca a me», afferma Litvinenko, «ma un coro di proteste da tutto il mondo risuonerà nelle sue orecchie, signor Putin, per il resto della sua vita. Che Dio la perdoni per quello che ha fatto, non solo a me ma alla nostra amata Russia e al nostro popolo». Il «j' accuse» raggiunge Vladimir Putin al summit europeo di Helsinki, costringendolo a un' irata smentita. «Spero che le autorità britanniche non contribuiscano a istigare uno scandalo che non ha niente a che fare con la realtà», dice. Ma per le autorità britanniche, tutto a un tratto, un giallo da romanzo di spionaggio diventa una questione «molto seria», come il Foreign Office manda a dire all' ambasciata russa cui è stato chiesto di inoltrare a Mosca la richiesta di «fornire tutte le informazioni utili alla polizia britannica per proseguire nelle indagini». Per il Regno Unito siamo di fronte a «un attacco senza precedenti», come afferma l' Health Protection Agency: molto di più, insomma, di una banalissima «morte inspiegata», come l' ha definita inizialmente Scotland Yard. La cui squadra anti-terrorismo, allargando ieri l' inchiesta, ha trovato tracce di radioattività anche nella residenza londinese di Litvinenko e sta controllando l' ospedale, il personale sanitario, tutte le persone entrate in contatto con la vittima. «Quei bastardi hanno preso me ma non riusciranno a cucire la bocca a tutti», sono state le ultime parole dell' ex-colonnello del Kgb prima di perdere i sensi, parlando col regista Andrej Nekrassov, uno degli amici russi andati a visitarlo. Ma cosa voleva impedirgli di dire l' assassino? Quali segreti nascondeva Litvinenko, che in passato ha più volte pubblicamente accusato il Cremlino di misfatti, dalla strategia della tensione per provocare la guerra in Cecenia all' omicidio della giornalista Anna Politovskaja, peraltro senza fornire prove nuove o schiaccianti? Altro interrogativo: come mai le autorità britanniche hanno impiegato così tanto a stabilire quale sostanza ha avvelenato l' ex-spione russo? E' singolare che l' abbiano scoperto (con un semplice esame delle urine) solo dopo la sua morte. Questo non sembra un omicidio a casaccio, il polonio 210 non è un' arma del delitto scelta da dilettanti, osserva il dottor Andrea Sella, chimico dell' University College: «E' tra le sostanze più rare e più difficili da procurarsi. L' assassino aveva serie risorse alle spalle». Quali risorse? L' ex-dissidente sovietico Vladimir Bukovskij, scambiato sul Check Point Charlie di Berlino trent' anni fa con un prigioniero cileno e da allora rifugiatosi in Inghilterra, non ha dubbi: «E' il ritorno ai vecchi metodi del Kgb. Litvinenko è stato la prima vittima ma non sarà l' ultima». E Akhmed Zakayev, l' ex-ministro ceceno che ha ricevuto asilo politico a Londra, ammonisce: «L' Occidente non ha mai fatto obiezioni alle operazioni spregiudicatamente condotte da Putin nell' ex-Urss. L' omicidio di Litvinenko è il risultato di questa compiacenza».
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