Da La Repubblica del 27/11/2006

Euvgenij Limarev: collaboro ancora con il consulente della commissione, mi chiede il 'background' di politici - Credo che dietro le richieste che mi vengono fatte ci sia l' interesse dei Servizi o dei

Il gruppo della Mitrokhin voleva Prodi e D' Alema

L' ex agente Limarev: Scaramella cercava legami con il Kgb * UN GRUPPO AL LAVORO C' è un gruppo ancora al lavoro, persone che si presentano come poliziotti o carabinieri * IL CHIODO FISSO Per Prodi un

di AA.VV.

VENEZIA - «In Italia, c' è chi vuole accreditarmi come canale privilegiato dei servizi segreti russi, o francesi, o italiani. Nulla di più falso. Io sono un consulente free lance. Come tutti i professionisti, ho a che fare con persone diverse e dunque anche con persone molto strane come il vostro Mario Scaramella». Per il lettore, è utile dire che Mario Scaramella è stato consulente della commissione Mitrokhin presieduta dal senatore di Forza Italia Paolo Guzzanti ed è stato uno degli ultimi ad incontrare Aleksandr Litvinenko in un sushi-bar di Piccadilly, a Londra. L' uomo che ne sta parlando seduto in un ristorante di campo san Geremia è Euvgenij Limarev, ex uomo dell' intelligence sovietica, oggi riparato in Europa. Perché lei definisce "strano" Mario Scaramella? «Perché devo ancora capire per quale ragione mi indica come la fonte delle informazioni di cui Mario, il primo novembre, ha discusso con Litvinenko in quel ristorante giapponese. E per un' altra ragione. Non so dire da dove tragga le risorse per la sua attività». Qual è l' attività di Scaramella? «Diciamo che Mario raccoglie informazioni». Per conto di chi? «Non saprei dirlo. Le mie fonti a Mosca hanno due convinzioni diverse. Lavora per i servizi segreti italiani. Oppure, è un uomo delle Cia e dei falchi che, in Occidente, vogliono screditare la Russia di Putin». Lei ha lavorato per Scaramella. Fino a quando? «Di fatto, non ho mai interrotto i rapporti con Mario Scaramella. C' è stato un black-out tra il marzo 2005 e la fine dello scorso anno, ma poi si è rifatto vivo a gennaio scorso». Perché? «Per i soliti motivi. Nonostante i lavori della commissione Mitrokhin si fossero conclusi, Mario Scaramella mi ha chiesto di controllare il background di una ventina di personalità politiche italiane nella presunzione che potessero aver avuto nel passato rapporti con il Kgb». I nomi di questi personaggi politici? «Preferirei non farli. Vorrei stare lontano dai giochi politici del vostro Paese». Ci faccia almeno i nomi più importanti. «Naturalmente Prodi. Naturalmente D' Alema. E poi Pecoraro Scanio». Gli altri? «Vi prego, basta così. Mi sembra possa essere più interessante che sappiate un' altra cosa. In questi ultimi dieci mesi, Mario mi ha introdotto a quello che lui chiamava un "gruppo di lavoro permanente" che intendeva continuare il lavoro iniziato con la commissione Mitrokhin. Non ricordo i nomi di chi mi è stato presentato anche se devo averne tenuto nota da qualche parte. Si trattava comunque di persone che si presentavano come dirigenti di polizia, ufficiali dei carabinieri, funzionari del Parlamento. Non ho mai incontrato più di una volta la stessa persona. Ma ho sempre sentito ripetermi che il loro obiettivo era cercare di documentare i legami di esponenti della sinistra italiana con il Kgb di ieri o l' Fsb di oggi. E senza dubbio il primo nome della lista era quello di Prodi, soprattutto nel periodo che ha preceduto le elezioni di primavera. Quasi un chiodo fisso per Scaramella, che mi diceva come dietro il suo lavoro ci fosse l' interesse di Paolo Guzzanti, e io non so dire se questo è vero o no. Quella per Prodi era comunque una vera ossessione nonostante sul vostro presidente del Consiglio non sia mai venuto fuori niente. E' vero che tra le persone del suo entourage può darsi che qualcuno abbia avuto contatti, non so quanto consapevoli, con qualche tipo poi risultato del Kgb. Ma, per quanto ne so io, sono soltanto ipotesi perché non è stata raccolta a questo proposito nessuna prova attendibile». Lei veniva retribuito per questa sua consulenza? «Certo. E' il mio lavoro. Ho ricevuto un fisso mensile - no, non vi dico l' importo - più il rimborso delle spese che affrontavo. Tutto documentabile attraverso regolari accrediti bancari». Accrediti di chi? «Della società di Mario. La Ecpp, Enviromental crime prevention program». Ora ci spiega com' è che Mario Scaramella la indica come la fonte che svela l' esistenza di un' operazione segreta avallata dal Cremino per eliminare tutti i nemici di Putin: Anna Politovskaja, Aleksandr Litvinenko, gli stessi Mario Scaramella e Paolo Guzzanti? «Non esiste nessuna lista. E io non l' ho mai fornita. Ho spiegato a Mario come vanno queste cose. Non è che c' è una riunione ufficiale al Cremlino e si decide di assegnare all' intelligence il compito di eliminare i nemici del presidente. La faccenda è più sfumata, come è ovvio. Uomini dell' intelligence fanno sapere ai loro contatti nella criminalità organizzata o nelle agenzie private di sicurezza create da ex ufficiali del Kgb - n' è piena Mosca e l' Europa - che c' è da raccogliere, molto riservatamente, onori e gloria se si mette a tacere Tizio o Caio. E' questo che io ho detto e scritto via e-mail a Mario. E' stato Mario, a sua volta, a chiedermi di controllare l' esistenza e le attività di un' organizzazione chiamata "Orgoglio e Dignità" - è una di quelle agenzie private di sicurezza di cui parlavo prima - e degli uomini che ci giravano intorno. Non so da chi avesse pescato quelle informazioni. So che non sono io la fonte. So che Scaramella e Guzzanti non hanno torto quando si dicono preoccupati per la loro incolumità. Io stesso gli ho segnalato che l' ostinata ricerca delle passate infiltrazioni del Kgb in Italia ha molto infastidito un Cremlino che non vuole pagare lo scotto politico delle operazioni antioccidentali durante la Guerra Fredda. Con il tempo, poi, qualcuno a Mosca si è convinto che Paolo Guzzanti e Mario Scaramella fossero gli attori di un' operazione di discredito del nuovo corso politico. Quindi confermo quel che dice Guzzanti e quel che spaventa Scaramella». Guzzanti sostiene che aveva avuto recentemente notizia di un manovra di intossicazione per coinvolgerlo in faccende torbide e finanche nel coinvolgimento del Sismi nel sequestro di Abu Omar. «E' vero. Avevo ricevuto informazioni che l' Svr (il controspionaggio russo) stava studiando la possibilità di creare le condizioni per associare il nome di Guzzanti agli ufficiali del Sismi implicati nella vicenda Abu Omar». Guzzanti, che non nega la collaborazione tra lei e Scaramella, sostiene di non averla mai incontrata. «Lo comprendo. E capisco anche che possa aver dimenticato la mia faccia. In fondo, ci siamo incontrati solo una volta a cena. Per il resto, non fatemi fare polemiche con il senatore Guzzanti. Posso dire soltanto che, come sempre, sono disposto a riferire a qualsiasi autorità pubblica che me lo chieda ufficialmente quale è stato il mio ruolo durante i lavori della commissione Mitrokhin. Appena qualche giorno fa, sono stato derubato a Roma. Ho fatto regolare denuncia ai carabinieri di san Lorenzo in Lucina e, quindi, le autorità italiane conoscono il mio domicilio in Francia. Se vogliono, sono lì. Io non mi sono nascosto in tutti questi anni. Non vedo il motivo per nascondermi ora». Se abbiamo capito bene, lei lavora per Scaramella. Negli ultimi mesi, Scaramella le chiede di verificare le notizie che riguardano la sua sicurezza e quella di Guzzanti. Scaramella, il primo novembre, consegna quelle informazioni a Litvinenko nel ristorante giapponese a Londra. Quando Litvinenko si scopre avvelenato, Scaramella la tira dentro questa storia indicandola come "fonte". Giusto? «Corretto. La prendo male quando vengo a sapere che Mario ha raccontato ad Aleksandr il contenuto delle nostre più recenti conversazioni, quando mi accorgo che le ha manipolate mettendoci il magnate Berezovskij, lo stesso Litvinenko e la giornalista Anna Politovskaja, di cui non mi sono mai occupato. Il 2 o il 3 novembre gli scrivo una mail. Gli chiedo perché ha violato un punto fondamentale del nostro accordo: le informazioni che raccoglievo per lui non dovevano essere condivise con soggetti terzi. Mario, in quell' occasione, si scusò. Ma la frittata era ormai fatta. Basta che vi leggiate i giornali inglesi». Fanno i nomi dei possibili sospetti dell' avvelenamento. «No. Frullano pezzi di informazioni che, ancora una volta, Mario Scaramella mi aveva chiesto di verificare e che io avevo verificato. La dico semplice. E' vero che esiste un' organizzazione chiamata "Orgoglio e Dignità". E' vero che presidente e vicepresidente di questa organizzazione sono ex ufficiali del Kgb. E' vero che l' organizzazione è stata sollecitata a monitorare Guzzanti e Scaramella. E' vero che uno degli uomini di "Orgoglio e Dignità" è claudicante. Ma cosa c' entrino queste informazioni con la morte di Litvinenko nessuno lo sa. Forse lo sa solo Mario che, capisco, sia molto spaventato». Perché lei non ha accompagnato Scaramella a Londra all' incontro con Litvinenko? «Io non ho mai avuto un rapporto di amicizia con Aleksandr. I nostri erano soltanto legami di business». Quando ha conosciuto Litvinenko? «A Torino, nel 2001. Subito dopo mi chiamò per chiedermi se poteva mettermi in contatto con Scaramella per la Mitrokhin». Quando ha sentito l' ultima volta Litvinenko? «Tre, quattro mesi fa. Mi propose di utilizzare la mia rete di contatti in Occidente per vendere i report che l' intelligence russa fa mensilmente al Cremino. Me ne mandò un saggio, spedendomi un cd. Erano analisi molto interessanti, ma tutte ricavate da fonti aperte. E questo è già il mio lavoro di consulente che ritengo di saper fare bene. Dunque, non se ne fece nulla. Da allora non l' ho più sentito». Un' ultima domanda. Secondo lei, chi ha ucciso Litvinenko e come è riuscito a farlo? «La prima domanda - il chi - è più o meno una sciarada. Aleksandr aveva tanti di quei nemici che tutte le possibilità sono aperte. Mi sento di fare un' ipotesi sul come. Non è stato avvelenato nel sushi-bar, tantomeno con la collaborazione di Mario Scaramella, né al "Millennium" Hotel di Grosvenor Square, dove Aleksandr ha incontrato Lugovoy, Kovtun e Sololenko, uomini d' affari russi che, appunto, pensano soltanto - e forse troppo - agli affari e non ad ammazzare la gente in giro. Io credo che sia stato avvelenato prima di questi due appuntamenti. Se nel ristorante e nel bar dell' albergo ci sono tracce di polonio, è perché il polonio era già sul corpo e sui vestiti di Aleksandr».

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