Da La Repubblica del 22/11/2006
il personaggio, Il consulente della Commissione Guzzanti al centro del giallo sull' avvelenamento di Litvinenko
Il professore e le spie del Kgb il ruolo dell' italiano Scaramella
Il retroscena dei legami tra la Mitrokhin e gli ex 007 di Mosca Un consulente oscuro che si accredita come 'magistrato onorario' e lavora in proprio - La sua era un' inchiesta parallela a caccia di 's
di Carlo Bonini
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ROMA - L' agonia di Alexander Litvinenko ha da giorni una chiassosa appendice italiana, capace di accendere un racconto pirotecnico ad uso domestico, ora accreditato anche con Scotland Yard. Che suona così: la mano che ha avvelenato l' ex colonnello del Kgb sarebbe la stessa che avrebbe pianificato un tentativo di omicidio del presidente della Commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti. I fatti. Alexander Litvinenko avverte i primi sintomi dell' avvelenamento da Talliio l' 1 novembre, a Londra, dopo una colazione in un sushi-bar con un signore campano di 36 anni, di nome Mario Scaramella. Il tipo ha lavorato come consulente della Commissione Mitrokhin. Si fa chiamare «professore» in ragione di una cattedra al Research Institute di San José (California). Si accredita quale segretario dell' Enviromental Crime Prevention Program, Ecpp, società "globale" impegnata - dice lui - nel settore della sicurezza ambientale. Si fregia del titolo di magistrato onorario, ma con la magistratura ha sempre avuto a che fare dall' altra parte dello scranno. Nell' agosto del 1991, quando è poco più che un ragazzo, finisce in una inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere per millantato credito, abuso di titolo e abuso di potere. Risponde delle attività di una società che, su incarico della Provincia, svolge funzioni di polizia locale in materia di violazioni ambientali. Ne esce assolto. Tredici anni dopo (marzo 2004), quando già lavora a San Macuto come consulente della Mitrokhin, lo trovano all' alba sulle pendici del Vesuvio, accanto allo scheletro di una costruzione abusiva di cui è stato disposto l' abbattimento. è in compagnia di due agenti della polizia penitenziaria senza divisa, ma armati. Reduci da una furiosa sparatoria con un malavitoso, che rimane ferito. L' avvelenamento di Litvinenko getta Scaramella nel panico. Il suo nome finisce sui giornali inglesi. Qualcuno, a Mosca, lo indica nelle prime ore come «sospetto». E lui, allora, racconta questa storia. Chi ha tentato di uccidere l' ex colonnello russo va cercato nell' Fsb, il servizio segreto russo, dove qualcuno aveva già preparato un attentato per fare la pelle a Guzzanti e a lui stesso, condannati a morte per il loro lavoro nella Mitrokhin. L' operazione ha un nome in codice (Peskar) e doveva scattare a Teramo per mano di killer della mafia di San Pietroburgo, reclutati da due ex spioni di nome Ubilava e Vlasov. A chi lo ascolta a Scotland Yard, Scaramella indica la fonte delle proprie informazioni. Un altro ex ufficiale del Kgb: Euvgenji Limarev. Scaramella è un chiacchierone, ma, soprattutto, sembra un gran pasticcione. Rintracciato telefonicamente, Euvgenji Limarev ne capovolge la versione. «è falso che io sia la fonte di Scaramella. So soltanto che qualche settimana fa mi contattò telefonicamente per chiedermi di verificare con le mie fonti russe questa informazione del progetto di attentato nei suoi confronti. Fu lui a farmi i nomi di questi Ubilava e Vlasov. Ma non ho la più pallida idea da chi avesse ricevuto questa informazione. Ora va dicendo che sono io la fonte~ Incredibile~ Mi espone così~ Mi sembra proprio la solita storia di Mario». Limarev conosce bene Scaramella e i suoi metodi. Quasi quanto Scaramella conosce Litvinenko. Almeno dal 2004, quando il "consulente" della Mitrokhin mette in piedi a Napoli un ufficietto clandestino che lavora per la Commissione. Lo frequentano signori armati che si accreditano ora come agenti della polizia penitenziaria, ora come agenti del Sismi (con cui lo stesso Guzzanti lascia intendere che Scaramella abbia rapporti). Lo frequentano per certo Limarev e Litvinenko. Il 3 marzo 2005, a Londra, lo stesso Litvinenko ne dà conto in un lungo colloquio con Repubblica. Racconta: «Scaramella mi chiese di riferire tutto ciò che sapevo delle operazioni del Kgb in Italia. Ora, io ho un fratello che vive a Rimini e fa il cuoco. Un giorno, mi chiama disperato. Dice che la polizia minaccia di espellerlo in Russia, il che significa condannarlo a morte. Telefono dunque a Mario e gli chiedo un aiuto. Lui mi dice di non preoccuparmi. Mi spiega che Berlusconi è stato messo al corrente del mio impegno con la commissione Mitrokhin e che mio fratello può stare tranquillo». Nel gennaio 2004, dunque, Litvinenko è a Napoli. «Venni alloggiato in un albergo al Vomero. Le giornate erano sempre uguali. Io aspettavo in albergo che arrivassero Mario con l' autista e l' interprete a prendermi. Mi portavano in un appartamento non lontano dall' albergo, scendendo verso il mare. Ricordo che l' appartamento era al primo piano di una palazzina bassa che dava su un cortile e che dalle finestre dell' appartamento si vedeva il cortile di una grande scuola con un campo da pallavolo. Una sorta di cancelliera trascriveva le mie dichiarazioni e le verbalizzava su dei fogli che, alla fine di ogni giornata di lavoro, mi veniva chiesto di firmare. Ora io non so che cosa ho firmato, perché il testo era in italiano». A Scaramella interessano poche cose. «Insisteva soprattutto su tre questioni: il sequestro Moro e i rapporti di Prodi con il Kgb; i rapporti tra esponenti del partito dei Verdi e uomini del Kgb; gli affari della Olivetti nell' ex Unione Sovietica. Dissi a Mario che non avevo mai sentito parlare di Prodi. Che non avevo particolari informazioni sui Verdi. Che dell' Olivetti sapevo soltanto che era spiata dal Kgb». Alla fine delle loro deposizioni, a Litivinenko, come a Limarev, Scaramella metterà in mano un pezzo di carta della Ecpp, la sua società, e qualche centinaio di euro. L' ex colonnello ne è offeso. «Mi sentii umiliato. Gli dissi che sbagliava se pensava che il colonnello Litvinenko si fosse ridotto a vendere le sue informazioni. Collaborare con la commissione parlamentare era per me un' occasione irripetibile di far sapere chi è Putin». Già, un povero illuso, il colonnello. A Napoli, si lavorava ad altro. A cucinare una minestra identica a quella di Telekom Serbja. Questa volta con l' aiuto di ex ufficiali del Kgb. Sappiamo come è andata a finire. In Telekom Serbia e nella commissione Mitrokhin. Sappiamo ora che Scaramella, Litvinenko e Limarev hanno continuato la loro collaborazione. Ma ora che l' ex colonnello lotta con la morte, anche per gli ex ufficiali del Kgb la vicenda è diventata evidentemente troppo seria per renderla prigioniera dell' ultima «storia di Mario».
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