Da Corriere della Sera del 24/11/2006
I medici inglesi non sanno identificare il veleno che sta uccidendo l' ex colonnello del Kgb. Ieri il suo cuore si è fermato per alcuni secondi
Litvinenko in fin di vita, caccia al terzo uomo
Si chiama Vladimir, incontrò l' ex agente insieme a Lugovoy e dopo Scaramella «Questo è il ritorno del Kgb, Sasha non sarà l' ultimo», dice il dissidente
di Guido Santevecchi
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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA - Due sole certezze: la prima è che Alexander Litvinenko, ex colonnello del Kgb rifugiato a Londra è in condizioni disperate, l' altra notte il suo cuore si è fermato per alcuni secondi. La seconda è che chi lo ha avvelenato conosceva bene il mestiere: i medici inglesi sono già alla quarta versione sulla sostanza tossica che sta bruciando uno a uno gli organi vitali del paziente. Dal tallio si è arrivati a «un elemento solitamente usato per chemioterapia». L' ex agente russo, 43 anni, esule dal 2000 e cittadino britannico da un mese, si era sentito male la notte del primo novembre. Aveva pensato subito al veleno, alla vendetta moscovita perché era «un traditore» da quando nel 1999 denunciò la corruzione e le trame cecene dell' Fsb, il nuovo Kgb postcomunista. Ma per due settimane mentre lui vomitava e perdeva tutti i capelli non gli avevano dato retta. Ora Scotland Yard vorrebbe «ascoltare» le tre persone che hanno incontrato Litvinenko l' 1 novembre, tra mezzogiorno e le tre. L' italiano Mario Scaramella, con cui il russo pranzò in un sushi bar di Piccadilly. Ma soprattutto due personaggi venuti da Mosca e poi scomparsi. Uno è Andrei Lugovoy, altro ex colonnello dell' Fsb. Faceva parte del Nono Direttorato, quello che protegge le figure pubbliche. È così che conobbe l' oligarca Boris Berezovskij negli anni Novanta. A quei tempi Berezovskij era intimo del presidente Eltsin, fu mandato a negoziare con i guerriglieri ceceni. All' avvento di Putin cadde in disgrazia e fuggì a Londra, portandosi dietro molti amici, tra cui Litvinenko. Lugovoy restò a Mosca e fu arrestato, poi liberato diventò per vie misteriose ricco «uomo d' affari». L' 1 novembre chiamò il vecchio amico Alexander e gli diede appuntamento al bar del Millennium Hotel di Grosvenor Square. Posto da milionari. Alexander andò all' incontro e trovò anche uno che non conosceva. Un tizio «sulla quarantina, alto, magro e taciturno» che si presentò solo come Vladimir. E parlò unicamente per invitare con insistenza Litvinenko a bere una tazza di tè. Lugovoy ha fatto sapere che era venuto a Londra per vedere una partita di calcio. Un alibi che ricorda quello della banda guidata da Vittorio Gassman nei Soliti Ignoti. Del Terzo Uomo, Vladimir, a quanto pare non si sa nulla di più. La sezione antiterrorismo di Scotland Yard e l' MI5 per dargli un volto controllano i filmati delle telecamere a circuito chiuso di Grosvenor Square, una delle piazze più controllate di Londra: c' è l' ambasciata-fortezza degli Stati Uniti su un lato e quelle italiana e canadese sull' altro. In mezzo l' Hotel dell' ultimo tè. L' MI5 cerca anche di rintracciare le tre dozzine di spie dell' Fsb residenti nel Regno Unito; per scoprire se magari qualcuna è scomparsa dal Paese all' improvviso dopo l' 1 di novembre. Dopo la sosta al Millennium Hotel e l' incontro a Piccadilly quel pomeriggio Litvinenko ricevette un passaggio in auto verso casa da un altro amico, Ahmed Zakayev, ex dirigente ceceno entrato nella corte londinese di Berezovskij. Litvinenko e Zakayev sono vicini di casa: le loro abitazioni, del valore di circa 700 mila euro, sono accatastate a nome di una società delle Virgin Islands riconducibile a Berezovskij. «Sasha (diminutivo di Alexander) era eccitato, diceva che i documenti che gli aveva consegnato l' italiano contenevano i nomi degli assassini della giornalista Anna Politkovskaya», dice il ceceno. Un gioco di matrioshke russo-cecene che racchiuderebbe gli ex colleghi moscoviti traditi da Litvinenko. Dall' Svr, il servizio segreto russo per le operazioni all' estero rispondono che «Litvinenko non conta niente per noi, certo non il bersaglio per il quale rovineremmo le relazioni con Londra». E anche questo ha una logica. Dal passato riemerge Vladimir Bukovskij, il neurobiologo finito in un gulag sovietico per aver rivelato l' uso del manicomio per i dissidenti. Nel 1976 Mosca lo scambiò con un leader comunista cileno, approdò a Londra. Amico di Litvinenko anche lui. Ora ricorda con il suo inglese che alla maniera slava tralascia gli articoli: «Lasciatemi raccontare storia, qualche settimana fa Sasha (Alexander) venne a pranzo da me. Suo telefono squillò, era vecchio collega di Fsb da Mosca. Gli dissi: "Sasha, ti credi sicuro a Londra, ma ricorda che cosa è accaduto a Trotskij». Un agente staliniano gli piantò una piccozza nel cranio a Città del Messico nel 1940. Una dose di veleno, magari radioattivo è certo più moderna. «Questo è il ritorno del Kgb, Sasha non sarà l' ultimo» predice Bukovskij. * * * Uomini e sigle Uomini e servizi segreti protagonisti nella vicenda di Litvinenko: KGB I servizi segreti sovietici per i quali hanno lavorato lavoraronoAlexander Litvinenko e anche Vladimir Putin. La sigla significava Comitato per la Sicurezza dello Stato Sede la famigerata Lubjanka FSB Successore del Kgb, ha ereditato le pratiche di spionaggio, contro-spionaggio e operazioni più o meno sporche SVR Il servizio segreto russo per le azioni all' estero. Ha ottenuto in estate la «licenza» di cercare e eliminare i nemici della Russia oltreconfine MI5 Il Security Service britannico incaricato di difendere il Regno Unito dalle minacce alla sua sicurezza interna. Sta indagando sul Caso Litvinenko
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