Da Corriere della Sera del 30/01/2007
Caso Abu Omar, i pm: infondata la richiesta di ricorrere alla Corte Costituzionale
Pollari: io, vittima innocente
L'ex capo del Sismi in aula: se mi difendo divento un traditore
di Biagio Marsiglia
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MILANO — «O traditore o vittima innocente». Inforca gli occhiali, il generale Nicolò Pollari, e davanti al giudice chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per il rapimento dell'ex imam di Milano Abu Omar, si schiarisce la voce e per la prima volta in un tribunale proclama la sua difesa. Dodici pagine in tutto, lette d'un fiato e con voce ferma, dopo aver slacciato due bottoni dell'elegante completo.
«Mi trovo, signor giudice, stretto in un empasse da cui, ove non risolto in altro modo, è possibile uscire attraverso due sole alternative: o violando la legge, oppure rassegnandomi al ruolo di vittima innocente e inerte». «Io non ho mai ordinato o condiviso
renditions. Di fatto sono impossibilitato ad agire, e per difendermi — prosegue l'ex direttore del Sismi accusato di concorso in sequestro di persona — io, servitore dello Stato, dovrei attingere a date e documenti a proposito dei quali ho ricevuto direttamente e personalmente da due diversi presidenti del Consiglio l'ordine di apporre il segreto. Un segreto di cui non sono certo io il titolare, ma un segreto apposto e opposto da due capi di governo. Dunque, un segreto che finisco per subire e di cui certamente non posso giovarmi».
I suoi avvocati, Franco Coppi e Titta Madia, solo pochi minuti prima avevano parlato di un «alibi» nelle loro mani, un alibi che però erano impossibilitati a svelare. E avevano chiesto con forza al giudice dell'udienza preliminare Caterina Interlandi (che si è riservata la decisione), di ricorrere alla Corte Costituzionale sulla questione del segreto di Stato.
«È necessario che l'udienza venga sospesa e che gli atti vengano trasferiti alla Consulta — spiegherà Coppi a fine udienza — in modo da risolvere il problema di costituzionalità dell'articolo 202 del Codice di procedura penale». Per il generale Pollari, il diritto alla sua difesa passa in secondo piano rispetto all'esigenza di tutelare la sicurezza dello Stato e al dovere di non violare il segreto apposto su atti riservati. Ma quella che per gli avvocati dell'ex direttore del Sismi sarebbe una «normativa lacunosa» che renderebbe di fatto inutilizzabile un buon alibi, per l'accusa, rappresentata da Ferdinando Pomarici e Armando Spataro, si ridurrebbe a una questione «infondata». Gli atti coperti dal segreto, di cui già si conosce l'esistenza, per i magistrati non escluderebbero affatto l'estraneità di Pollari alla vicenda. «Nelle mani dei difensori non c'è un alibi — diranno — ma una promessa di alibi.
Pollari dica e qualcuno valuterà».
Intanto, nella tarda serata di ieri, la commissione Affari costituzionale della Camera ha dato il via libera alla riforma dei servizi segreti. Tra le novità, il Copaco passa da 8 a 10 componenti, mentre per quanto riguarda le garanzie funzionali degli 007 non si potrà procedere in caso di sindacati, partiti e giornalisti.
«Mi trovo, signor giudice, stretto in un empasse da cui, ove non risolto in altro modo, è possibile uscire attraverso due sole alternative: o violando la legge, oppure rassegnandomi al ruolo di vittima innocente e inerte». «Io non ho mai ordinato o condiviso
renditions. Di fatto sono impossibilitato ad agire, e per difendermi — prosegue l'ex direttore del Sismi accusato di concorso in sequestro di persona — io, servitore dello Stato, dovrei attingere a date e documenti a proposito dei quali ho ricevuto direttamente e personalmente da due diversi presidenti del Consiglio l'ordine di apporre il segreto. Un segreto di cui non sono certo io il titolare, ma un segreto apposto e opposto da due capi di governo. Dunque, un segreto che finisco per subire e di cui certamente non posso giovarmi».
I suoi avvocati, Franco Coppi e Titta Madia, solo pochi minuti prima avevano parlato di un «alibi» nelle loro mani, un alibi che però erano impossibilitati a svelare. E avevano chiesto con forza al giudice dell'udienza preliminare Caterina Interlandi (che si è riservata la decisione), di ricorrere alla Corte Costituzionale sulla questione del segreto di Stato.
«È necessario che l'udienza venga sospesa e che gli atti vengano trasferiti alla Consulta — spiegherà Coppi a fine udienza — in modo da risolvere il problema di costituzionalità dell'articolo 202 del Codice di procedura penale». Per il generale Pollari, il diritto alla sua difesa passa in secondo piano rispetto all'esigenza di tutelare la sicurezza dello Stato e al dovere di non violare il segreto apposto su atti riservati. Ma quella che per gli avvocati dell'ex direttore del Sismi sarebbe una «normativa lacunosa» che renderebbe di fatto inutilizzabile un buon alibi, per l'accusa, rappresentata da Ferdinando Pomarici e Armando Spataro, si ridurrebbe a una questione «infondata». Gli atti coperti dal segreto, di cui già si conosce l'esistenza, per i magistrati non escluderebbero affatto l'estraneità di Pollari alla vicenda. «Nelle mani dei difensori non c'è un alibi — diranno — ma una promessa di alibi.
Pollari dica e qualcuno valuterà».
Intanto, nella tarda serata di ieri, la commissione Affari costituzionale della Camera ha dato il via libera alla riforma dei servizi segreti. Tra le novità, il Copaco passa da 8 a 10 componenti, mentre per quanto riguarda le garanzie funzionali degli 007 non si potrà procedere in caso di sindacati, partiti e giornalisti.
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