Da Corriere della Sera del 21/03/2007
Pellicola mai distribuita. «Forte indifferenza di alcune istituzioni»
«Boicottato il film su Guido Rossa» Il regista Ferrara scrive a Napolitano
di Giuseppina Manin
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MILANO — A chi fa ancora paura Guido Rossa? Perché il film di Giuseppe Ferrara sul sindacalista della CGIL assassinato a Genova nel '79 dalle Br, è fermo in da dieci mesi in attesa di uscire nei cinema? Il regista gira le domande direttamente al presidente della Repubblica Napolitano. In una lettera aperta denuncia quello che ritiene essere un vero boicottaggio contro «Guido che sfidò le Brigate Rosse», ricostruzione del delitto che scosse più di ogni altro l'arcipelago della sinistra, sconvolta dall'omicidio a sangue freddo di un operaio comunista da parte di altri, sedicenti, comunisti. La pellicola, realizzata con l'assistenza dell'associazione per il centenario della Cgil e la partecipazione dei sindacati e delle Acli, è pronta dall'estate scorsa ma, nonostante la presenza di attori quali Massimo Ghini, Anna Galiena, Gianmarco Tognazzi, non riesce a trovare una distribuzione pur, scrive Ferrara, costituendo uno «strumento conoscitivo e persino didattico sui delitti e gli orrori del brigatismo rosso tanto da essere di una puntuale quanto necessaria attualità».
E un inatteso sostegno a Ferrara arriva da destra. Dal senatore An Alfredo Mantovano che sul caso ha presentato un'interrogazione al presidente del Consiglio: «Prodi dica chi boicotta il film su Rossa». Da parte sua il regista, da sempre uso ad affrontare senza far sconti i temi più scomodi, da «Il sasso in bocca» a «Il caso Moro», da «Giovanni Falcone» a «Segreti di Stato», sostiene che il film è stato proposto sia alla casa distributrice della Rai, la 01, sia al Luce. «Invano. Perché non si vuol far conoscere con chiarezza le idee di Rossa? Io non voglio neanche pensare a un sotterraneo favoreggiamento delle posizioni brigatiste. Ma che esista proprio all'interno di certe istituzioni una sottovalutazione e persino una forte indifferenza verso questo problema, può spiegare i motivi dello scandalo. I parenti delle vittime del terrorismo giustamente contestano la svalutazione dei mass media per la loro tragedia. Questo film è stato fatto soprattutto per loro. E per dissuadere chi vorrebbe ancora imbracciare le armi».
«Noi che lo abbiamo sostenuto in modo determinante, acquisendone i diritti televisivi, non possiamo che unirci all'appello di Ferrara - assicura Giancarlo Leone, amministratore delegato di Rai Cinema - . Un progetto bello come questo merita di essere visto, ma Rai Cinema non può certo distribuire tutti i film che finanzia. Su 25 titoli l'anno che sosteniamo, solo una decina esce nei cinema con il nostro marchio. Attualmente il nostro listino è già tutto impegnato fino alla primavera 2008. Ma per Ferrara mi risulta che sono in corso avanzate trattative con il Luce...» Ovvero, chiedete a Luciano Sovena, amministratore delegato dell'Istituto Luce. «E' vero, ho incontrato rappresentanti della produzione e ho fatto proposte concrete - conferma Sovena - Per me quel film deve avere un'uscita "mirata", con proiezioni nelle fabbriche e nei cinema vicini. Nessun boicottaggio nè censura, ma non possiamo nascondere la difficoltà di veicolare temi così difficili. Nonostante il Luce, per esplicita richiesta di Rutelli, debba privilegiare l'uscita di opere prime, di esordienti, sono disposto a sostenere il film di Ferrara, ma solo distribuendolo nella direzione indicata».
E un inatteso sostegno a Ferrara arriva da destra. Dal senatore An Alfredo Mantovano che sul caso ha presentato un'interrogazione al presidente del Consiglio: «Prodi dica chi boicotta il film su Rossa». Da parte sua il regista, da sempre uso ad affrontare senza far sconti i temi più scomodi, da «Il sasso in bocca» a «Il caso Moro», da «Giovanni Falcone» a «Segreti di Stato», sostiene che il film è stato proposto sia alla casa distributrice della Rai, la 01, sia al Luce. «Invano. Perché non si vuol far conoscere con chiarezza le idee di Rossa? Io non voglio neanche pensare a un sotterraneo favoreggiamento delle posizioni brigatiste. Ma che esista proprio all'interno di certe istituzioni una sottovalutazione e persino una forte indifferenza verso questo problema, può spiegare i motivi dello scandalo. I parenti delle vittime del terrorismo giustamente contestano la svalutazione dei mass media per la loro tragedia. Questo film è stato fatto soprattutto per loro. E per dissuadere chi vorrebbe ancora imbracciare le armi».
«Noi che lo abbiamo sostenuto in modo determinante, acquisendone i diritti televisivi, non possiamo che unirci all'appello di Ferrara - assicura Giancarlo Leone, amministratore delegato di Rai Cinema - . Un progetto bello come questo merita di essere visto, ma Rai Cinema non può certo distribuire tutti i film che finanzia. Su 25 titoli l'anno che sosteniamo, solo una decina esce nei cinema con il nostro marchio. Attualmente il nostro listino è già tutto impegnato fino alla primavera 2008. Ma per Ferrara mi risulta che sono in corso avanzate trattative con il Luce...» Ovvero, chiedete a Luciano Sovena, amministratore delegato dell'Istituto Luce. «E' vero, ho incontrato rappresentanti della produzione e ho fatto proposte concrete - conferma Sovena - Per me quel film deve avere un'uscita "mirata", con proiezioni nelle fabbriche e nei cinema vicini. Nessun boicottaggio nè censura, ma non possiamo nascondere la difficoltà di veicolare temi così difficili. Nonostante il Luce, per esplicita richiesta di Rutelli, debba privilegiare l'uscita di opere prime, di esordienti, sono disposto a sostenere il film di Ferrara, ma solo distribuendolo nella direzione indicata».
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