Da La Repubblica del 11/04/2007
Cassazione, il pg contro Balzerani "L'ex br deve ritornare in carcere"
All´ergastolo per il caso Moro, la "primula rossa" brigatista era stata scarcerata dal tribunale di sorveglianza
di Elsa Vinci
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«Barbara Balzerani non doveva essere scarcerata. Dunque bisogna annullare la libertà dell´ex "primula rossa" delle Br». La Procura generale della Corte di Cassazione chiede ai giudici della prima sezione penale di annullare con rinvio il provvedimento del tribunale di sorveglianza di Roma che ha rimesso in libertà condizionata la Compagna Luna. La requisitoria scritta da Francesco Salzano, in vista della camera di consiglio del 24 aprile, condivide i motivi del ricorso del Pg di Roma, Gianni Malerba, secondo cui l´ex br non si sarebbe mai «ravveduta». Anzi, avrebbe assunto soltanto «un opportunistico atteggiamento di abbandono della sua posizione di irriducibile».
Dieci anni di militanza nel "partito armato", ventuno di carcere, tre ergastoli, due libri. Barbara Balzerani era lì a dirottare il traffico in via Fani, il giorno del rapimento di Aldo Moro. Durante la prigionia dell´ex presidente della Dc, nome di battaglia "Sara", divise con Mario Moretti il covo di via Gradoli. Nel 1981 partecipò al sequestro del generale Nato James Lee Dozier.
Una delle prime ad aderire alla lotta armata, l´ultima a essere catturata. La Balzerani fu arrestata il 19 giugno 1985 a Ostia, assieme al suo convivente Giovanni Pelosi. Dal carcere rivendicò l´omicidio dell´ex sindaco di Firenze Lando Conti e la rapina di via Prati di Papa a Roma in cui morirono due agenti portavalori. Nel 1995 ottenne il permesso per il lavoro esterno. Di giorno negli uffici di una ditta di informatica, la notte in cella a Rebibbia.
Il perdono di Maria Fida Moro, consultata con altri figli, fratelli, sorelle delle vittime del terrorismo rosso dal tribunale di sorveglianza di Roma, le ha aperto il primo spiraglio. La figlia dell´ex presidente della Dc è stata l´unica ad esprimersi a favore della scarcerazione. «Ho detto sì perché ho sempre detto sì per tutti gli altri, perché credo che così avrebbe fatto mio padre». I familiari di chi fu ucciso a Genova dalle Brigate Rosse non hanno concesso clemenza: lei è stata condannata per l´omicidio di quattro carabinieri. Nessun perdono neppure dai parenti di altri due militari, Mario Tosa e Vittorio Battaglini, uccisi nel 1979. Pareri tuttavia non vincolanti per i magistrati di sorveglianza.
Il 12 dicembre scorso, provocando forti polemiche, la Balzerani, che oggi ha 57 anni, ha ottenuto la libertà condizionata. Se la Cassazione confermerà la decisione del tribunale, per i prossimi cinque anni l´ex "primula rossa" dovrà osservare alcune prescrizioni: non potrà lasciare il comune di residenza, dovrà dormire ogni notte nella sua casa. Non potrà avere rapporti con gli organi di informazione.
«È stato sbagliato rimetterla in libertà, occorre un nuovo e più approfondito esame», afferma la procura della Cassazione. L´avvocato Michele Leonardi - che per un caso del destino ha lo stesso cognome del maresciallo dei carabinieri che comandava la scorta di Moro rimanendo ucciso - auspica che la scarcerazione sia confermata. E ricorda che il tribunale di Roma ha concesso la libertà condizionale in conformità con indicazioni date proprio dalla Cassazione in provvedimenti recenti.
«Non doveva essere liberata - commenta Luca Volontè, presidente dei deputati dell´Udc - i giudici suppliscono il governo per rendere giustizia alle vittime delle Br».
Una donna «non ancora così vecchia da trovare una qualche rassegnazione alla scomparsa dell´unico mondo conosciuto e la bambina che è stata». Barbara Balzerani parla del suo personaggio, Compagna Luna, nel libro di memorie pubblicato nel 1998. Lo scorso anno ha sconfessato le nuove Br. «Non sono figli nostri», ha detto. Una frase che ha suscitato polemiche, indignazione, per alcuni testimonianza di un pentimento mai arrivato. «Torni in carcere», chiede adesso la procura generale alla Suprema Corte. Soltanto fra due settimane l´ex "primula rossa" saprà se dal suo foglio carcerario scomparirà per sempre la nota: «Fine pena, mai».
Dieci anni di militanza nel "partito armato", ventuno di carcere, tre ergastoli, due libri. Barbara Balzerani era lì a dirottare il traffico in via Fani, il giorno del rapimento di Aldo Moro. Durante la prigionia dell´ex presidente della Dc, nome di battaglia "Sara", divise con Mario Moretti il covo di via Gradoli. Nel 1981 partecipò al sequestro del generale Nato James Lee Dozier.
Una delle prime ad aderire alla lotta armata, l´ultima a essere catturata. La Balzerani fu arrestata il 19 giugno 1985 a Ostia, assieme al suo convivente Giovanni Pelosi. Dal carcere rivendicò l´omicidio dell´ex sindaco di Firenze Lando Conti e la rapina di via Prati di Papa a Roma in cui morirono due agenti portavalori. Nel 1995 ottenne il permesso per il lavoro esterno. Di giorno negli uffici di una ditta di informatica, la notte in cella a Rebibbia.
Il perdono di Maria Fida Moro, consultata con altri figli, fratelli, sorelle delle vittime del terrorismo rosso dal tribunale di sorveglianza di Roma, le ha aperto il primo spiraglio. La figlia dell´ex presidente della Dc è stata l´unica ad esprimersi a favore della scarcerazione. «Ho detto sì perché ho sempre detto sì per tutti gli altri, perché credo che così avrebbe fatto mio padre». I familiari di chi fu ucciso a Genova dalle Brigate Rosse non hanno concesso clemenza: lei è stata condannata per l´omicidio di quattro carabinieri. Nessun perdono neppure dai parenti di altri due militari, Mario Tosa e Vittorio Battaglini, uccisi nel 1979. Pareri tuttavia non vincolanti per i magistrati di sorveglianza.
Il 12 dicembre scorso, provocando forti polemiche, la Balzerani, che oggi ha 57 anni, ha ottenuto la libertà condizionata. Se la Cassazione confermerà la decisione del tribunale, per i prossimi cinque anni l´ex "primula rossa" dovrà osservare alcune prescrizioni: non potrà lasciare il comune di residenza, dovrà dormire ogni notte nella sua casa. Non potrà avere rapporti con gli organi di informazione.
«È stato sbagliato rimetterla in libertà, occorre un nuovo e più approfondito esame», afferma la procura della Cassazione. L´avvocato Michele Leonardi - che per un caso del destino ha lo stesso cognome del maresciallo dei carabinieri che comandava la scorta di Moro rimanendo ucciso - auspica che la scarcerazione sia confermata. E ricorda che il tribunale di Roma ha concesso la libertà condizionale in conformità con indicazioni date proprio dalla Cassazione in provvedimenti recenti.
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