Da Corriere della Sera del 09/05/2007
Si sblocca il processo di pace in Irlanda del nord. Il protestante Paisley premier, il cattolico McGuinness vice
Belfast, nasce il governo "misto". "E´ la fine di decenni di guerra"
Presenti gli artefici del negoziato: il premier britannico Blair e quello irlandese Ahern. Superate le resistenze unioniste, l´ultimo passo è stato il disarmo dei paramilitari
di Enrico Franceschini
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LONDRA - Non capita spesso: due nemici giurati che s´impegnano a lavorare insieme per la pace. È accaduto in Sud Africa. È accaduto in Medio Oriente, almeno per qualche tempo, fra israeliani e palestinesi. E il miracolo si è ripetuto ieri a Belfast, in Irlanda del Nord, dove protestanti e cattolici hanno creato finalmente un governo congiunto, dieci anni dopo l´avvio dei negoziati di pace. Ian Paisley, leader della maggioranza protestante che vuole rimanere parte della Gran Bretagna, e Martin McGuinness, vicecapo della minoranza cattolica che vuole la secessione dal Regno Unito e il ricongiungimento con l´Irlanda, hanno prestato giuramento e parlato con emozione davanti ai deputati del parlamento regionale nordirlandese.
«Se me l´avessero raccontato dieci anni fa, non ci avrei creduto, ma quello era il passato, questo è il presente e noi siamo qui per costruire insieme un futuro migliore», ha detto l´81enne Paisley, soprannominato "Mister No" per la sua inflessibile opposizione alla trattativa con i cattolici, ora primo ministro del governo autonomo della regione che avrà 6 ministri protestanti e 4 cattolici. «Siamo qui per mettere fine a decenni di divisione e conflitto, per avanzare insieme verso un´era di cooperazione», gli ha fatto eco McGuinness, ex comandante militare dei guerriglieri dell´Ira, che sarà il vicepremier.
Al loro fianco c´erano i due artefici del negoziato: Tony Blair e Bertie Ahern, i leader di Gran Bretagna e Irlanda. La svolta è anche il risultato dell´amicizia personale fra due uomini che hanno messo fine alla storica ostilità fra Londra e Dublino lottando ostinatamente per risolvere il problema dell´Irlanda del Nord, la provincia settentrionale rimasta separata dall´Irlanda, quando questa ottenne l´indipendenza dal Regno Unito nel 1921.
Abitata da una maggioranza protestante e una minoranza cattolica, la prima fedele a Londra e alla monarchia, la seconda repubblicana e secessionista, la regione ha vissuto per trent´anni in uno stato di guerra civile che ha fatto oltre tremila morti. Ora non è chiaro quale sarà il suo futuro: pur ripromettendosi di governare insieme e credere nella pace, sia protestanti che Sinn Fèin (il maggiore partito cattolico, guidato da Gerry Adams e da McGuinness) hanno obiettivi a lungo termine contrapposti. Ieri lo hanno ripetuto. «La mia fede in un´Irlanda del nord parte del Regno Unito è più solida che mai», ha detto Paisley. «Credo in un´Irlanda unita», gli ha risposto McGuinness. Ma vedere seduti vicini, sorridenti, questi due nemici che probabilmente hanno cercato a lungo di uccidersi, è già un risultato miracoloso, «incredibile» per usare l´espressione di Paisley. Il quale ha finito il suo discorso parafrasando l´Ecclesiaste: c´è un tempo per tutto nella vita, e per l´Irlanda del nord, dopo il tempo della guerra, è venuto il tempo della pace e della fratellanza.
Mentre prendevano il tè, prima della cerimonia, il reverendo ha detto a Blair: «Lei che è un giovanotto di 54 anni sta per concludere la sua carriera di governo, io che ne ho 81 inizio la mia». Hanno tutti riso, ma per Blair non c´era modo migliore di chiudere la propria: oggi o domani il premier britannico annuncerà le dimissioni, dunque potrà lasciare Downing street sull´onda di un grande successo politico.
Chissà se per lui, come per gli altri protagonisti dell´accordo, arriverà nel prossimo futuro il suggello del premio Nobel per la pace, con cui provare a far dimenticare le polemiche sulla guerra in Iraq.
«Se me l´avessero raccontato dieci anni fa, non ci avrei creduto, ma quello era il passato, questo è il presente e noi siamo qui per costruire insieme un futuro migliore», ha detto l´81enne Paisley, soprannominato "Mister No" per la sua inflessibile opposizione alla trattativa con i cattolici, ora primo ministro del governo autonomo della regione che avrà 6 ministri protestanti e 4 cattolici. «Siamo qui per mettere fine a decenni di divisione e conflitto, per avanzare insieme verso un´era di cooperazione», gli ha fatto eco McGuinness, ex comandante militare dei guerriglieri dell´Ira, che sarà il vicepremier.
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Abitata da una maggioranza protestante e una minoranza cattolica, la prima fedele a Londra e alla monarchia, la seconda repubblicana e secessionista, la regione ha vissuto per trent´anni in uno stato di guerra civile che ha fatto oltre tremila morti. Ora non è chiaro quale sarà il suo futuro: pur ripromettendosi di governare insieme e credere nella pace, sia protestanti che Sinn Fèin (il maggiore partito cattolico, guidato da Gerry Adams e da McGuinness) hanno obiettivi a lungo termine contrapposti. Ieri lo hanno ripetuto. «La mia fede in un´Irlanda del nord parte del Regno Unito è più solida che mai», ha detto Paisley. «Credo in un´Irlanda unita», gli ha risposto McGuinness. Ma vedere seduti vicini, sorridenti, questi due nemici che probabilmente hanno cercato a lungo di uccidersi, è già un risultato miracoloso, «incredibile» per usare l´espressione di Paisley. Il quale ha finito il suo discorso parafrasando l´Ecclesiaste: c´è un tempo per tutto nella vita, e per l´Irlanda del nord, dopo il tempo della guerra, è venuto il tempo della pace e della fratellanza.
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