Da La Repubblica del 09/05/2007
I documenti sull´agente inglese fucilato nel ´44 a La Storta (Roma) e rimasto sconosciuto per 60 anni
I segreti di John Armstrong la spia venuta dal nulla
Doppiogioco per coprire lo sbarco alleato in Sicilia
di Marco Patucchi
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ROMA - Nel gennaio del 1943 lo sbarco da un sommergibile sulla costa della Sardegna orientale. Diciassette mesi dopo, in un boschetto a nord di Roma, la vita di John Armstrong che finisce con il colpo di un´arma nazista alla nuca. Nel mezzo, carceri, misteri, messaggi cifrati e trattative tra il Vaticano e i fascisti.
Dopo più di sessanta anni di oblio emergono un nome e tracce di biografia del quattordicesimo martire della Storta, l´"inglese sconosciuto" indicato nei libri di storia e sulla lapide che ricorda l´eccidio compiuto il 4 giugno del 1944 dai tedeschi in fuga da Roma mentre gli americani, nelle stesse ore, entravano nella città da sud: un gruppo di prigionieri prelevati dal carcere di via Tasso - tra di loro Bruno Buozzi, sindacalista ed ex deputato socialista - caricati su un camion e poi trucidati in un boschetto al quattordicesimo chilometro della via Cassia.
Frammenti di vita svelati da documenti britannici e italiani, dalle memorie di chi era a Roma nei mesi dell´occupazione nazista e dalle ricerche condotte con certosina pazienza dall´avvocato Domenico Mannironi. Un primo ritratto che l´Ambasciata inglese a Roma - come spiegano due reduci della Seconda Guerra Mondiale, Thomas Huggan e Harry Shindler, consiglieri della legazione - spera di celebrare con picchetto d´onore e Union Jack.
Sappiamo, grazie alle carte consultate nel National Archives di Kew e nell´Archivio dello Stato Maggiore dell´Esercito italiano, che il 10 gennaio del 1943 un sommergibile britannico, il P228 partito da Algeri, sbarca a Capo Sferracavallo, sulla costa sarda della provincia di Nuoro, due agenti del Soe (Special Operation Executive), il braccio operativo dei servizi segreti ideato da Churchill per coordinare le azioni di sabotaggio e di sovversione oltre le linee nemiche. Sono un ex carabiniere italiano, Salvatore Serra, ingaggiato e addestrato dal Soe, e John Armstrong, nome di copertura di Gabor Adler: «Gabriel (altra falsa identità di Adler, che nelle carte risulta figlio di una donna inglese e di un italiano naturalizzato britannico, ndr) era non solo un uomo coraggioso e di stupefacente intelligenza - si legge in un documento del Soe - ma diventò velocemente un operatore radio di prima classe». Muniti, appunto, di una radiotrasmittente e con la missione di contattare antifascisti per organizzare la reazione al regime di Mussolini, Serra e Armstrong, però, vengono subito catturati dai soldati italiani che trovano nelle loro tasche la lista delle persone da incontrare in Sardegna per le quali, così, si aprono le porte del carcere.
Alcuni di questi nomi li ha forniti agli inglesi del Soe Emilio Lussu, antifascista esule a Londra e futuro membro della Costituente. A chi lo interroga, Armstrong dichiara inizialmente - lo si desume dal diario storico del Sim, il servizio di controspionaggio italiano - di essere un marinaio del sommergibile, sceso a terra per un incidente al posto dell´ufficiale capo-missione rimasto a bordo.
A questo punto le testimonianze e i documenti raccontano che Serra e Armstrong, anche per evitare la fucilazione, scelgono di collaborare con il controspionaggio. Gli inglesi, che nel frattempo hanno appreso della cattura del commando, hanno la sensazione che Armstrong invii messaggi sotto costrizione, ipotizzando dunque un doppio o un triplo gioco. «Mentre in Nord Africa si completavano i preparativi delle nostre truppe di invasione - si legge in un rapporto del Soe - i messaggi e le domande mandate a Gabriel furono realizzati per far credere che l´obiettivo dello sbarco era la Sardegna». Cosa che gli italiani pensarono fino a qualche giorno prima dello sbarco degli Alleati in Sicilia.
Nel maggio del ‘45 i servizi britannici svolgeranno indagini per conoscere la sorte dei due agenti del Soe e interrogheranno Serra che, passato nel frattempo con le formazioni partigiane piemontesi, ammette di aver collaborato sotto costrizione con il controspionaggio italiano dopo l´arresto in Sardegna e di aver rivisto Armstrong, in buona salute, nel carcere romano di Regina Coeli nel marzo del 1943. Come si evince da un telegramma cifrato, nell´agosto 1944 gli inglesi ritenevano che Armstrong fosse vivo, nelle mani dei tedeschi, durante i giorni precedenti la liberazione di Roma. Poi, nel maggio del 1945, lo considereranno disperso.
La presenza di Armstrong a Regina Coeli sembrerebbe confermata dalle memorie di chi, dopo l´8 settembre del 1943, era nella Roma occupata dai nazisti. In particolare Sam Derry e William Simpson, due ufficiali inglesi fuggiti dai campi di prigionia e diventati collaboratori di monsignor Hug O´Flaherty, il sacerdote irlandese che dal Vaticano organizzava la rete di protezione dei militari alleati sbandati. Gli scritti di Derry e Simpson riferiscono di in un certo «capitano inglese John Armstrong», detenuto da vari mesi a Regina Coeli e che le notizie in possesso della Legazione svizzera danno per condannato a morte: per lui e per lo stesso Simpson, arrestato dai tedeschi poco prima della liberazione di Roma, O´Flaherty prefigura il rilascio nell´ambito di un accordo con Pietro Koch, il comandante dell´omonima banda fascista. Koch, che si prepara ad abbandonare la città al seguito dei nazisti, ha infatti chiesto al sacerdote irlandese di proteggere la moglie e la madre quando gli Alleati saranno a Roma e, in cambio, si è impegnato a non trasferire al nord i prigionieri di Regina Coeli.
O´Flaherty ha accettato lo scambio, chiedendo come prova di affidabilità l´immediato rilascio di Simpson e di Armstrong. La scarcerazione, però, non si realizza e Simpson, che lascerà Regina Coeli all´arrivo degli Alleati, nelle proprie memorie racconta che Armstrong verrà trasferito nel carcere di via Tasso e, poi, ucciso dai tedeschi in fuga insieme ad altri tredici prigionieri il 4 giugno del 1944. Il nome di Armstrong, peraltro, viene accennato anche da Fulvia Ripa di Meana in "Roma clandestina", diario dell´occupazione nazista pubblicato nell´autunno del ‘44.
L´"inglese sconosciuto", dunque, sembra avere finalmente un´identità anche se nel puzzle delle ricerche mancano i frammenti che possano svelare la sua vita prima della missione italiana e, soprattutto, il passaggio nelle mani dei nazisti. Il Freedom of Information Act 2000 vieta l´accesso per 84 anni a documenti relativi a persone per le quali non è stata certificata la morte: questo è il caso di Armstrong la cui esistenza è stata ricostruita indirettamente utilizzando le carte riguardanti Serra, e del quale non si conosce nemmeno il luogo di sepoltura. Solo queste carte potranno far coincidere il profilo biografico dell´agente segreto con quello dell´eroe prigioniero dei nazisti nel carcere di via Tasso, venerato simbolo della Resistenza.
Dopo più di sessanta anni di oblio emergono un nome e tracce di biografia del quattordicesimo martire della Storta, l´"inglese sconosciuto" indicato nei libri di storia e sulla lapide che ricorda l´eccidio compiuto il 4 giugno del 1944 dai tedeschi in fuga da Roma mentre gli americani, nelle stesse ore, entravano nella città da sud: un gruppo di prigionieri prelevati dal carcere di via Tasso - tra di loro Bruno Buozzi, sindacalista ed ex deputato socialista - caricati su un camion e poi trucidati in un boschetto al quattordicesimo chilometro della via Cassia.
Frammenti di vita svelati da documenti britannici e italiani, dalle memorie di chi era a Roma nei mesi dell´occupazione nazista e dalle ricerche condotte con certosina pazienza dall´avvocato Domenico Mannironi. Un primo ritratto che l´Ambasciata inglese a Roma - come spiegano due reduci della Seconda Guerra Mondiale, Thomas Huggan e Harry Shindler, consiglieri della legazione - spera di celebrare con picchetto d´onore e Union Jack.
Sappiamo, grazie alle carte consultate nel National Archives di Kew e nell´Archivio dello Stato Maggiore dell´Esercito italiano, che il 10 gennaio del 1943 un sommergibile britannico, il P228 partito da Algeri, sbarca a Capo Sferracavallo, sulla costa sarda della provincia di Nuoro, due agenti del Soe (Special Operation Executive), il braccio operativo dei servizi segreti ideato da Churchill per coordinare le azioni di sabotaggio e di sovversione oltre le linee nemiche. Sono un ex carabiniere italiano, Salvatore Serra, ingaggiato e addestrato dal Soe, e John Armstrong, nome di copertura di Gabor Adler: «Gabriel (altra falsa identità di Adler, che nelle carte risulta figlio di una donna inglese e di un italiano naturalizzato britannico, ndr) era non solo un uomo coraggioso e di stupefacente intelligenza - si legge in un documento del Soe - ma diventò velocemente un operatore radio di prima classe». Muniti, appunto, di una radiotrasmittente e con la missione di contattare antifascisti per organizzare la reazione al regime di Mussolini, Serra e Armstrong, però, vengono subito catturati dai soldati italiani che trovano nelle loro tasche la lista delle persone da incontrare in Sardegna per le quali, così, si aprono le porte del carcere.
Alcuni di questi nomi li ha forniti agli inglesi del Soe Emilio Lussu, antifascista esule a Londra e futuro membro della Costituente. A chi lo interroga, Armstrong dichiara inizialmente - lo si desume dal diario storico del Sim, il servizio di controspionaggio italiano - di essere un marinaio del sommergibile, sceso a terra per un incidente al posto dell´ufficiale capo-missione rimasto a bordo.
A questo punto le testimonianze e i documenti raccontano che Serra e Armstrong, anche per evitare la fucilazione, scelgono di collaborare con il controspionaggio. Gli inglesi, che nel frattempo hanno appreso della cattura del commando, hanno la sensazione che Armstrong invii messaggi sotto costrizione, ipotizzando dunque un doppio o un triplo gioco. «Mentre in Nord Africa si completavano i preparativi delle nostre truppe di invasione - si legge in un rapporto del Soe - i messaggi e le domande mandate a Gabriel furono realizzati per far credere che l´obiettivo dello sbarco era la Sardegna». Cosa che gli italiani pensarono fino a qualche giorno prima dello sbarco degli Alleati in Sicilia.
Nel maggio del ‘45 i servizi britannici svolgeranno indagini per conoscere la sorte dei due agenti del Soe e interrogheranno Serra che, passato nel frattempo con le formazioni partigiane piemontesi, ammette di aver collaborato sotto costrizione con il controspionaggio italiano dopo l´arresto in Sardegna e di aver rivisto Armstrong, in buona salute, nel carcere romano di Regina Coeli nel marzo del 1943. Come si evince da un telegramma cifrato, nell´agosto 1944 gli inglesi ritenevano che Armstrong fosse vivo, nelle mani dei tedeschi, durante i giorni precedenti la liberazione di Roma. Poi, nel maggio del 1945, lo considereranno disperso.
La presenza di Armstrong a Regina Coeli sembrerebbe confermata dalle memorie di chi, dopo l´8 settembre del 1943, era nella Roma occupata dai nazisti. In particolare Sam Derry e William Simpson, due ufficiali inglesi fuggiti dai campi di prigionia e diventati collaboratori di monsignor Hug O´Flaherty, il sacerdote irlandese che dal Vaticano organizzava la rete di protezione dei militari alleati sbandati. Gli scritti di Derry e Simpson riferiscono di in un certo «capitano inglese John Armstrong», detenuto da vari mesi a Regina Coeli e che le notizie in possesso della Legazione svizzera danno per condannato a morte: per lui e per lo stesso Simpson, arrestato dai tedeschi poco prima della liberazione di Roma, O´Flaherty prefigura il rilascio nell´ambito di un accordo con Pietro Koch, il comandante dell´omonima banda fascista. Koch, che si prepara ad abbandonare la città al seguito dei nazisti, ha infatti chiesto al sacerdote irlandese di proteggere la moglie e la madre quando gli Alleati saranno a Roma e, in cambio, si è impegnato a non trasferire al nord i prigionieri di Regina Coeli.
O´Flaherty ha accettato lo scambio, chiedendo come prova di affidabilità l´immediato rilascio di Simpson e di Armstrong. La scarcerazione, però, non si realizza e Simpson, che lascerà Regina Coeli all´arrivo degli Alleati, nelle proprie memorie racconta che Armstrong verrà trasferito nel carcere di via Tasso e, poi, ucciso dai tedeschi in fuga insieme ad altri tredici prigionieri il 4 giugno del 1944. Il nome di Armstrong, peraltro, viene accennato anche da Fulvia Ripa di Meana in "Roma clandestina", diario dell´occupazione nazista pubblicato nell´autunno del ‘44.
L´"inglese sconosciuto", dunque, sembra avere finalmente un´identità anche se nel puzzle delle ricerche mancano i frammenti che possano svelare la sua vita prima della missione italiana e, soprattutto, il passaggio nelle mani dei nazisti. Il Freedom of Information Act 2000 vieta l´accesso per 84 anni a documenti relativi a persone per le quali non è stata certificata la morte: questo è il caso di Armstrong la cui esistenza è stata ricostruita indirettamente utilizzando le carte riguardanti Serra, e del quale non si conosce nemmeno il luogo di sepoltura. Solo queste carte potranno far coincidere il profilo biografico dell´agente segreto con quello dell´eroe prigioniero dei nazisti nel carcere di via Tasso, venerato simbolo della Resistenza.
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