Da La Repubblica del 04/06/2007
"Così Graziella fu uccisa dalla mafia a 17 anni"
Graziano Diana gira in Sicilia il film per RaiUno, ispirato alla vicenda Campagna Vent´anni di indagini per avere giustizia. Beppe Fiorello interpreta Piero, il fratello carabiniere Larissa Volpintesta è la giovane protagonista. L´avvocato Repici: "Messina è stata il paradiso dei latitanti con la connivenza delle forze dell´ordine"
di Silvia Fumarola
SAVOCA (MESSINA) - Il paese è tutto nella piazza dove si affaccia il bar Vitelli, dove Coppola girò alcune scene del "Padrino". Tira un vento gelido, che fa volare i palloncini e sparge nell´aria l´odore dolciastro dei mandorlati appena fatti. Per la festa della Madonna ci sono tutti. E´ l´8 dicembre dell´85, Graziella Campagna passeggia al braccio del fratello Piero, un´ultima serata felice, il naso all´insù a guardare i fuochi d´artificio. Oggi Graziella avrebbe 39 anni e forse porterebbe i suoi bambini, i tanti nipoti, alla festa del paese. Come nella scena del film ispirato alla sua storia, La vita rubata, che sta girando Graziano Diana (sceneggiatore di Un eroe borghese e La scorta) al debutto come regista. «L´omicidio di Graziella, vittima di mafia a 17 anni», spiega Diana «è una vicenda in cui indifferenza e interessi forti s´impastano. Mi ha colpito come il fratello Piero, carabiniere onesto, che nel film ha il volto di Beppe Fiorello, abbia combattuto per avere giustizia. Non entriamo nel caso giudiziario, ma raccontiamo il legame forte tra fratello e sorella». La "vita rubata" è quella di Graziella, uccisa dalla mafia a 17 anni, il 14 dicembre dell´85; del fratello Piero che ha indagato vent´anni, della madre che come la mamma di Peppino Impastato ha contato i giorni. La verità come ragione di vita.
Graziella scomparve a Villafranca Tirrena dopo essere uscita dalla lavanderia dove lavorava, la sera del 12 dicembre 1985. Allora il negozio era frequentato da due clienti che si presentano come l´ingegner Toni Cannata e il geometra Gianni Lombardo, di Palermo. In realtà sono Gerlando Alberti junior (nipote di Gerlando Alberti senior, soprannominato ‘u paccarè, il furbo, braccio destro di Pippo Calò) e Giovanni Sutera, pericolosi latitanti ricercati per associazione mafiosa e traffico di droga. Da anni abitano in una villetta a Villafranca, a due passi dalla caserma dei carabinieri.
Il destino fa incrociare i mafiosi con quella ragazza dai grandi occhi scuri: sarà uccisa perché trova in una camicia lasciata a lavare alcuni documenti, forse un´agendina. Li dà alla collega Agata Cannistrà, non verranno mai più ritrovati. La sera del 14 dicembre Graziella non sale sulla corriera che la riporta a casa. Due giorni dopo, il cadavere viene trovato a Forte Campone, un luogo isolato, che fa paura: uccisa con cinque colpi di lupara, uno sparato sul viso. Il medico legale cerca invano di fermare Piero. La ragazza è sfigurata, con un braccio alzato come per difendersi. «Continuo a rivedere la scena... Hanno fatto di tutto per depistarmi» racconta Piero «ma non ho mai smesso d´indagare, Graziella aveva confidato a mia madre di aver trovato i documenti di Cannata, aveva capito che era un´altra persona. Tralasciarono volutamente l´indizio». Depistaggi, collusioni mafiose, Piero censurato dall´Arma per aver collaborato con la Squadra Mobile. L´11 dicembre 2004 la Corte di Assise di Messina ha emesso la sentenza contro gli esecutori dell´assassinio, Alberti jr e Sutera (ergastolo) e due condanne per favoreggiamento contro la Cannistrà e la titolare della lavanderia Franca Federico. Ma la sentenza è stata annullata per decorrenza dei termini della custodia cautelare. Il caso tornerà in aula a Messina a ottobre. «Ufficiali che non erano ufficiali assistevano agli interrogatori, fu imboccata l´ipotesi del delitto passionale per depistare le indagini» racconta Piero Campagna «pochi giorni prima del delitto, Alberti e Sutera, autori dell´omicidio, furono fermati dai carabinieri, consegnarono documenti falsi, dissero di essere amici del maresciallo Giardina e, grazie a un sotterfugio, scapparono. Ma mi hanno aiutato anche persone meravigliose, come il colonnello Piermarini. E se in questi anni non avessi avuto accanto l´avvocato Fabio Repici non so come sarebbe andata». Guarda con tenerezza la giovane Larissa Volpintesta che interpreta Graziella. Il cast del film, prodotto da Alessandro Jacchia e Raifiction, è formato in gran parte da attori siciliani: Aurora Quattrocchi, Alessio Vassallo, Mario Re, Guja Jelo, Maurizio Marchetti, Valentina Ferrante, Federica De Cola.
Graziano Diana abbraccia Piero, che gli è spesso accanto sul set. «M´incoraggia» dice il regista, che chiude la fiction con un finale onirico come Buongiorno, notte, il film di Bellocchio sul caso Moro. «Cannata entra nella lavanderia, dà la camicia ed esce. Poi rientra perché ha dimenticato qualcosa. Graziella gli dà le carte, la ringrazia. E´ viva». La scena del ritrovamento del corpo è stata dura per Piero Campagna, ma anche per Beppe Fiorello che l´ha interpretata. «Ho cercato d´immaginare cosa possa aver pensato Graziella mentre la portavano lassù, quella notte. Era una bambina».
Graziella scomparve a Villafranca Tirrena dopo essere uscita dalla lavanderia dove lavorava, la sera del 12 dicembre 1985. Allora il negozio era frequentato da due clienti che si presentano come l´ingegner Toni Cannata e il geometra Gianni Lombardo, di Palermo. In realtà sono Gerlando Alberti junior (nipote di Gerlando Alberti senior, soprannominato ‘u paccarè, il furbo, braccio destro di Pippo Calò) e Giovanni Sutera, pericolosi latitanti ricercati per associazione mafiosa e traffico di droga. Da anni abitano in una villetta a Villafranca, a due passi dalla caserma dei carabinieri.
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