Da Avvenire del 06/11/2007
La Pira, profeta della pace e dell’unità tra i popoli
di Andrea Fagioli
Il pensiero e la testimonianza di Giorgio La Pira «restano vivi nella nostra memoria e continuano a rivolgere alla collettività, e soprattutto ai giovani, un messaggio di coerenza e di impegno etico e culturale». Lo ha scritto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato a Mario Primicerio, presidente della Fondazione Giorgio La Pira, in occasione delle celebrazioni, ieri a Firenze, nel trentennale della morte del «sindaco santo» avvenuta il 5 novembre 1977.
Napolitano ha inviato un telegramma che è stato letto in occasione della conferenza su «La Pira, i popoli, la pace» tenuta nel pomeriggio da Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, in una gremita Aula Magna dell’ateneo fiorentino.
L’insegnamento di La Pira, a giudizio di Napolitano, è «volto a promuovere un tour di pace, nel rispetto dei diritti della persona e nel quadro di un dialogo aperto fra popoli e culture diverse».
Il capo dello Stato ha anche espresso «vivo apprezzamento» per l’impegno della Fondazione affermando che Giorgio La Pira è stato una «delle figure più significative della nostra Repubblica», perché «ha saputo offrire alla vita politica e istituzionale del nostro Paese un altissimo contributo di rigore intellettuale e morale, operando sempre nel segno dei fondamentali valori della giustizia sociale e della solidarietà». La conferenza di Onida, che ha definito La Pira «un profeta di cui avremmo ancora bisogno», ha preceduto la concelebrazione eucaristica in San Marco, presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, al termine della quale è stata benedetta la nuova sepoltura dell’ex sindaco di Firenze all’interno della stessa basilica che lo vide spesso assorto in preghiera e «dove – ha ricordato il cardinale prefetto – è particolarmente vivo il ricordo del grande arcivescovo Antonino Pierozzi, del Beato Angelico e del Savonarola». E proprio in una cella del convento di San Marco, La Pira «ha vissuto, terziario domenicano fedelissimo alla sua consacrazione, sindaco di Firenze, profeta della pace e dell’unità tra i popoli».
La Pira era nato a Pozzallo (Ragusa) nel 1904, ma la sua attività accademica e politica si svolse tutta nel capoluogo toscano dove giunse nel 1926 e da dove, il 2 giugno 1946, fu chiamato a far parte dell’Assemblea costituente, diventando poi, a partire dal 1951, più volte sindaco di Firenze e promotore di colloqui internazionali di pace.
La traslazione della salma in San Marco dal cimitero di Rifredi era stata chiesta dalla stessa Congregazione delle cause dei santi nell’ambito del processo di beatificazione che fu aperto nel 1986 dal cardinale Silvano Piovanelli e i cui atti sono stati trasmessi a Roma, nel 2005, dal cardinale Ennio Antonelli.
Adesso, per ammissione dello stesso Saraiva Martins, la causa «cammina speditamente». Non si possono fare previsioni sui tempi, ma si tratta di una causa «che sta molto a cuore a tutti». E potrebbe arrivare «a giorni», per ammissione di padre Vito Gomez, postulatore generale dell’ordine dei predicatori domenicani, la firma sotto il «decreto di validità» degli atti per la causa di beatificazione.
Del resto La Pira, oltre ad essere stato «un indicatore, una freccia che ha aiutato tutti a trovare la direzione di marcia, è – a giudizio del cardinale Saraiva Martins – una delle stelle che splendono nel cielo di Firenze»: è «veramente luce sul candelabro, città sul monte e perciò è ben giusta l’attesa trepidante che venga presto il giorno in cui la sua luce possa illuminare tutta la Chiesa con la sua elevazione all’onore degli altari».
La stessa luce che l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Ennio Antonelli, ha auspicato, nel saluto iniziale, «risplenda ancora nelle varie realtà terrene ad opera dei cristiani laici, che sono chiamati ad essere 'Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo'».
Nel trentennale della morte un convegno e l’Eucaristia presieduta da Saraiva Martins: la causa per la sua beatificazione viaggia rapida Messaggio di Napolitano: è tra le figure più significative della nostra Repubblica.
Napolitano ha inviato un telegramma che è stato letto in occasione della conferenza su «La Pira, i popoli, la pace» tenuta nel pomeriggio da Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, in una gremita Aula Magna dell’ateneo fiorentino.
L’insegnamento di La Pira, a giudizio di Napolitano, è «volto a promuovere un tour di pace, nel rispetto dei diritti della persona e nel quadro di un dialogo aperto fra popoli e culture diverse».
Il capo dello Stato ha anche espresso «vivo apprezzamento» per l’impegno della Fondazione affermando che Giorgio La Pira è stato una «delle figure più significative della nostra Repubblica», perché «ha saputo offrire alla vita politica e istituzionale del nostro Paese un altissimo contributo di rigore intellettuale e morale, operando sempre nel segno dei fondamentali valori della giustizia sociale e della solidarietà». La conferenza di Onida, che ha definito La Pira «un profeta di cui avremmo ancora bisogno», ha preceduto la concelebrazione eucaristica in San Marco, presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, al termine della quale è stata benedetta la nuova sepoltura dell’ex sindaco di Firenze all’interno della stessa basilica che lo vide spesso assorto in preghiera e «dove – ha ricordato il cardinale prefetto – è particolarmente vivo il ricordo del grande arcivescovo Antonino Pierozzi, del Beato Angelico e del Savonarola». E proprio in una cella del convento di San Marco, La Pira «ha vissuto, terziario domenicano fedelissimo alla sua consacrazione, sindaco di Firenze, profeta della pace e dell’unità tra i popoli».
La Pira era nato a Pozzallo (Ragusa) nel 1904, ma la sua attività accademica e politica si svolse tutta nel capoluogo toscano dove giunse nel 1926 e da dove, il 2 giugno 1946, fu chiamato a far parte dell’Assemblea costituente, diventando poi, a partire dal 1951, più volte sindaco di Firenze e promotore di colloqui internazionali di pace.
La traslazione della salma in San Marco dal cimitero di Rifredi era stata chiesta dalla stessa Congregazione delle cause dei santi nell’ambito del processo di beatificazione che fu aperto nel 1986 dal cardinale Silvano Piovanelli e i cui atti sono stati trasmessi a Roma, nel 2005, dal cardinale Ennio Antonelli.
Adesso, per ammissione dello stesso Saraiva Martins, la causa «cammina speditamente». Non si possono fare previsioni sui tempi, ma si tratta di una causa «che sta molto a cuore a tutti». E potrebbe arrivare «a giorni», per ammissione di padre Vito Gomez, postulatore generale dell’ordine dei predicatori domenicani, la firma sotto il «decreto di validità» degli atti per la causa di beatificazione.
Del resto La Pira, oltre ad essere stato «un indicatore, una freccia che ha aiutato tutti a trovare la direzione di marcia, è – a giudizio del cardinale Saraiva Martins – una delle stelle che splendono nel cielo di Firenze»: è «veramente luce sul candelabro, città sul monte e perciò è ben giusta l’attesa trepidante che venga presto il giorno in cui la sua luce possa illuminare tutta la Chiesa con la sua elevazione all’onore degli altari».
La stessa luce che l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Ennio Antonelli, ha auspicato, nel saluto iniziale, «risplenda ancora nelle varie realtà terrene ad opera dei cristiani laici, che sono chiamati ad essere 'Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo'».
Nel trentennale della morte un convegno e l’Eucaristia presieduta da Saraiva Martins: la causa per la sua beatificazione viaggia rapida Messaggio di Napolitano: è tra le figure più significative della nostra Repubblica.