Da La Voce della Campania del 20/07/2007
Black R.O.C.
La vera storia del Raggruppamento Operativo Centrale, il buco nero da cui passano i fondi destinati all’attività dei Servizi italiani.
di Norberto Breda
E dopo il Sismi tocca al Sisde. Sembra che le nostre barbe finte siano di mano lesta. Sia quando si tratta di compilare dossier sia quando ci sono soldi pubblici da intascare. E’ di questi giorni la notizia che un agente Sisde, cassiere del Raggruppamento operativo centrale (ROC), ha distratto fondi per centinaia di migliaia di euro. E’ possibile che Mori, il suo vice De Donno, che aveva totale libertà nella gestione dei fondi del ROC e il colonnello Angelosanto che lo comandava non si siano accorti di nulla? Perché il ROC gode di un bilancio per le spese riservate diverso da quello del servizio nel quale è inserito? Di quali operazioni segrete si occupa?
La Voce già nel dicembre scorso aveva raccontato in presa diretta di questo misterioso reparto operativo e cosa stava succedendo al servizio segreto civile dopo la nomina del prefetto Gabrielli che sostituiva il generale di ferro Mario Mori. Commissioni di inchiesta interne, dopo il caso di Marco Bernardini, ex-agente Sisde, che vendeva fascicoli del servizio e lavorava in parallelo per la cupola Sismi-Telecom, strani avvicendamenti e soprattutto la presenza di un “servizio nel servizio”, il ROC appunto, privo di qualsiasi controllo. Oggi è possibile aggiungere un altro tassello a questa storia per raccontare che dietro le ruberie di un servizio segreto si cela sempre qualcos’altro. Come ad esempio le intercettazioni clandestine. Secondo le accuse il cassiere del Roc, Giulini, si sarebbe appropriato di 247 mila euro, falsificando i documenti delle missioni degli 007 del reparto. Tutto ciò in un anno, il 2006. La Voce ha ben altri dati che smentiscono questa ricostruzione. Stando alle testimonianze raccolte, il ROC spendeva ogni mese per le missioni una media di 5000 euro; cifra che a volte, raramente, arrivava a 8000. Basta un semplice calcolo per capire che la somma di cui si parla non è reale e che le accuse mosse a Giulini servono a nascondere la vera contabilità del ROC e le operazioni clandestine di cui si occupa. Basterebbe leggere il bilancio del reparto per capire che la verità sta altrove.
Ma cosa è davvero il ROC? Il Raggruppamento operativo centrale è il cuore nero delle operazioni coperte del Sisde e nasce per volontà di Mori nella primavera 2002. Risponde esclusivamente al direttore ed è formato da personale da lui stesso selezionato e strutturato in tre settori: uno per il contrasto del terrorismo internazionale, uno per quello interno e il terzo contro le mafie nostrane. Il fatto che il direttore possa scegliere chi ne fa parte contrasta con qualsiasi disposizione sulla gestione del servizio. Per questo la scelta di Mori è stata aspramente criticata da alcuni parlamentari del Copaco. Ma il generale ha affermato di aver dovuto costituire questa struttura a fronte dell’impossibilità di realizzare anche semplici attività di pedinamento attraverso l’apparato del Sisde.
Vero o falso poco importa al Copaco che dovrebbe controllare i servizi e che nello stesso periodo di tempo si faceva passare davanti i dossier di Pio Pompa e quant’altro. Con la creazione del ROC Mori ha plasmato il Sisde a sua immagine e somiglianza, attirandosi le ire di due suoi influenti colleghi: il prefetto Ansoino Andreassi (vice capo operativo del servizio) e Alfredo Mantici, capo responsabile dell’analisi antiterrorismo. Solo che il primo, con l’avvento di Gabrielli, è rimasto al Sisde mentre Mantici è stato fatto fuori, così su due piedi, con buona parte della sua squadra di analisti. Il ROC ha permesso un enorme accentramento di potere per tre motivi. Il ROC non ha solo funzione di analisi ma, come il ROS dei Carabinieri e lo SCO della Polizia assomma anche poteri info operativi: interviene con funzioni di polizia giudiziaria non avendo come referente un’arma di appartenenza ma direttamente il servizio segreto civile. Tutto questo al di fuori e contro la legge. Inoltre ha un legame molto forte se non una vera e propria dipendenza dal ROS dei Carabinieri. Insomma, un super servizio sganciato da tutto e con poteri enormi.
DUE CENTRALI D’ASCOLTO
Sta di fatto che uno dei primi atti di Gabrielli non appena si è insediato al Sisde, è stato di smantellare due centrali di ascolto clandestine del servizio, e scoprire che queste centrali venivano gestite proprio dal ROC. Una di queste si trovava a Roma in Piazza Zama, l’altra direttamente presso la sede del servizio a Via Lanza. A cosa servono i centro di ascolto clandestini? Possono essere utili, utilissimi, ma anche se si dovessero trovare prove di reati, queste in un processo non servirebbero a niente. Servono invece moltissimo se si vuole sapere qualcosa su una persona, su un’azienda, su un’organizzazione. Di questo non sembra si faccia menzione nella denuncia che lo stesso Gabrielli ha fatto alla procura di Roma contro il funzionario infedele. Eppure negli ultimi anni al ROC facevano riferimento molte “fonti esterne” che venivano regolarmente retribuite. Lo scandalo, all’interno del servizio, scoppia quando una di queste fa presente alla sede centrale di non aver ricevuto il solito compenso. In poco tempo la nuova direzione del servizio raccoglie alcuni elementi e il panorama è da brividi: compensi a giornalisti per la raccolta di notizie, finanziamento di scuole di giornalismo, fonti di informazione inesistenti e poi quei centri di ascolto clandestini sbaraccati in tutta fretta. Per questi motivi l’accusa all’agente del Sisde di aver sottratto quella massa di denaro, e con quelle modalità, è davvero strana.
I conti non tornano. O il ROC aveva un bilancio ben più alto e con finalità mai comunicate a chi di dovere (Presidenza del Consiglio, Corte dei Conti e Copaco) oppure la denuncia fatta da Gabrielli serve a colpire, senza far troppo clamore, la passata gestione, impostare una nuovo modus operandi e blindare le operazioni clandestine compiute fino al 2006. Infatti nonostante tutto rimane chiusa l’ultima porta del misterioso ROC: quella della sua unità più clandestina, la A2. Cosa ci sia dietro e di cosa si occupi è un’altra storia. Che porta dritta dritta a Telecom.
La Voce già nel dicembre scorso aveva raccontato in presa diretta di questo misterioso reparto operativo e cosa stava succedendo al servizio segreto civile dopo la nomina del prefetto Gabrielli che sostituiva il generale di ferro Mario Mori. Commissioni di inchiesta interne, dopo il caso di Marco Bernardini, ex-agente Sisde, che vendeva fascicoli del servizio e lavorava in parallelo per la cupola Sismi-Telecom, strani avvicendamenti e soprattutto la presenza di un “servizio nel servizio”, il ROC appunto, privo di qualsiasi controllo. Oggi è possibile aggiungere un altro tassello a questa storia per raccontare che dietro le ruberie di un servizio segreto si cela sempre qualcos’altro. Come ad esempio le intercettazioni clandestine. Secondo le accuse il cassiere del Roc, Giulini, si sarebbe appropriato di 247 mila euro, falsificando i documenti delle missioni degli 007 del reparto. Tutto ciò in un anno, il 2006. La Voce ha ben altri dati che smentiscono questa ricostruzione. Stando alle testimonianze raccolte, il ROC spendeva ogni mese per le missioni una media di 5000 euro; cifra che a volte, raramente, arrivava a 8000. Basta un semplice calcolo per capire che la somma di cui si parla non è reale e che le accuse mosse a Giulini servono a nascondere la vera contabilità del ROC e le operazioni clandestine di cui si occupa. Basterebbe leggere il bilancio del reparto per capire che la verità sta altrove.
Ma cosa è davvero il ROC? Il Raggruppamento operativo centrale è il cuore nero delle operazioni coperte del Sisde e nasce per volontà di Mori nella primavera 2002. Risponde esclusivamente al direttore ed è formato da personale da lui stesso selezionato e strutturato in tre settori: uno per il contrasto del terrorismo internazionale, uno per quello interno e il terzo contro le mafie nostrane. Il fatto che il direttore possa scegliere chi ne fa parte contrasta con qualsiasi disposizione sulla gestione del servizio. Per questo la scelta di Mori è stata aspramente criticata da alcuni parlamentari del Copaco. Ma il generale ha affermato di aver dovuto costituire questa struttura a fronte dell’impossibilità di realizzare anche semplici attività di pedinamento attraverso l’apparato del Sisde.
Vero o falso poco importa al Copaco che dovrebbe controllare i servizi e che nello stesso periodo di tempo si faceva passare davanti i dossier di Pio Pompa e quant’altro. Con la creazione del ROC Mori ha plasmato il Sisde a sua immagine e somiglianza, attirandosi le ire di due suoi influenti colleghi: il prefetto Ansoino Andreassi (vice capo operativo del servizio) e Alfredo Mantici, capo responsabile dell’analisi antiterrorismo. Solo che il primo, con l’avvento di Gabrielli, è rimasto al Sisde mentre Mantici è stato fatto fuori, così su due piedi, con buona parte della sua squadra di analisti. Il ROC ha permesso un enorme accentramento di potere per tre motivi. Il ROC non ha solo funzione di analisi ma, come il ROS dei Carabinieri e lo SCO della Polizia assomma anche poteri info operativi: interviene con funzioni di polizia giudiziaria non avendo come referente un’arma di appartenenza ma direttamente il servizio segreto civile. Tutto questo al di fuori e contro la legge. Inoltre ha un legame molto forte se non una vera e propria dipendenza dal ROS dei Carabinieri. Insomma, un super servizio sganciato da tutto e con poteri enormi.
DUE CENTRALI D’ASCOLTO
Sta di fatto che uno dei primi atti di Gabrielli non appena si è insediato al Sisde, è stato di smantellare due centrali di ascolto clandestine del servizio, e scoprire che queste centrali venivano gestite proprio dal ROC. Una di queste si trovava a Roma in Piazza Zama, l’altra direttamente presso la sede del servizio a Via Lanza. A cosa servono i centro di ascolto clandestini? Possono essere utili, utilissimi, ma anche se si dovessero trovare prove di reati, queste in un processo non servirebbero a niente. Servono invece moltissimo se si vuole sapere qualcosa su una persona, su un’azienda, su un’organizzazione. Di questo non sembra si faccia menzione nella denuncia che lo stesso Gabrielli ha fatto alla procura di Roma contro il funzionario infedele. Eppure negli ultimi anni al ROC facevano riferimento molte “fonti esterne” che venivano regolarmente retribuite. Lo scandalo, all’interno del servizio, scoppia quando una di queste fa presente alla sede centrale di non aver ricevuto il solito compenso. In poco tempo la nuova direzione del servizio raccoglie alcuni elementi e il panorama è da brividi: compensi a giornalisti per la raccolta di notizie, finanziamento di scuole di giornalismo, fonti di informazione inesistenti e poi quei centri di ascolto clandestini sbaraccati in tutta fretta. Per questi motivi l’accusa all’agente del Sisde di aver sottratto quella massa di denaro, e con quelle modalità, è davvero strana.
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