Da Corriere della Sera del 17/03/2008
L’anniversario di via Fani Veltroni: chi ha sparato dovrebbe evitare di riempire giornali e tv
«Ho perdonato, incontrerei Moretti»
Parla Agnese, figlia di Aldo Moro, 30 anni dopo il rapimento. Cossiga s’inginocchia
Perruggini, uno dei familiari delle vittime: abbiamo il diritto di sapere la verità. D’Alema: la sua eredità nel Pd
di Virginia Piccolillo
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ROMA—In ginocchio dove Aldo Moro venne rapito. Trent’anni dopo il giorno in cui le Br rapirono l’ex premier dc per aprire una trattativa con lo Stato, l’allora ministro dell’Interno Cossiga che assieme all’allora presidente del Consiglio Andreotti la respinse, visibilmente toccato, si è inginocchiato sul luogo dell’agguato. Lì dove persero la vita gli agenti di scorta Oreste Leonardi, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino e Giulio Rivera. A ricordare i loro nomi è stata ieri la figlia di Moro, Agnese. Dice di aver ormai «perdonato tutti» quindi anche l’ex br Mario Moretti, mente della strage («Penso che ora gli stringerei la mano», come ha già
fatto con l’ex br Alberto Franceschini) ma chiede ai terroristi di «dire la verità su tutto quello che è successo in quegli anni ». Le fa eco il leader del Pd Veltroni: «Penso che le persone che hanno ucciso Aldo Moro— dice —, un essere umano che era da 55 giorni segregato e fatto uscire solamente per portarlo nel luogo dove venne assassinato nel modo più vigliacco possibile, e chi ha sparato all’agente Iozzino (a terra qui), dovrebbero avere il buon gusto di evitare di riempire giornali e tv. Se non per raccontare, ma questo avrebbero dovuto farlo nelle aule del tribunale, una verità che ancora non è del tutto completa». D’accordo i familiari delle vittime: «Dai nostri cari uccisi non abbiamo avuto deleghe al perdono, ma abbiamo il diritto a sapere», dice Potito Perruggini Ciotta, nipote del brigadiere Ciotta ucciso dai terroristi. In via Fani ieri la politica si è data appuntamento. E dimenticando le ultime, drammatiche, parole di Moro
(«il mio sangue ricadrà su d i voi») ha riaperto la contesa sulla sua eredità politica. Massimo D’Alema sull’Unità rivendica al Pd la «visione democratica» del presidente dc. Mentre Berlusconi, dice, è «il contrario di Moro». Anche il leader Prc Bertinotti loda l’insegnamento di Moro: la politica deve saper interpretare «anche imoti più radicali ». E Veltroni accosta Moro e Berlinguer nella comune ricerca dell’«interesse nazionale », lodando però la linea della fermezza. «Cinica ipocrisia», accusa Bobo Craxi ricordando come suo padre fu l’unico a proporre la trattativa con le Br per salvare Moro. Fiori in via Fani sono stati deposti dal presidente del Senato Marini, anche in rappresentanza del capo dello Stato Napolitano in Cile, dal premier Romano Prodi e dal ministro Amato, dai candidati sindaco di Roma Rutelli e Alemanno e da molti cittadini.
fatto con l’ex br Alberto Franceschini) ma chiede ai terroristi di «dire la verità su tutto quello che è successo in quegli anni ». Le fa eco il leader del Pd Veltroni: «Penso che le persone che hanno ucciso Aldo Moro— dice —, un essere umano che era da 55 giorni segregato e fatto uscire solamente per portarlo nel luogo dove venne assassinato nel modo più vigliacco possibile, e chi ha sparato all’agente Iozzino (a terra qui), dovrebbero avere il buon gusto di evitare di riempire giornali e tv. Se non per raccontare, ma questo avrebbero dovuto farlo nelle aule del tribunale, una verità che ancora non è del tutto completa». D’accordo i familiari delle vittime: «Dai nostri cari uccisi non abbiamo avuto deleghe al perdono, ma abbiamo il diritto a sapere», dice Potito Perruggini Ciotta, nipote del brigadiere Ciotta ucciso dai terroristi. In via Fani ieri la politica si è data appuntamento. E dimenticando le ultime, drammatiche, parole di Moro
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