Da L'Espresso del 27/06/2008
L'uomo che ha creato l'abisso nucleare
Filmati con i test per lanciare scorie radioattive nel fondo dei mari. E documenti sulle coperture internazionali all'attività di Giorgio Comerio, il faccendiere al centro delle trame dell'omicidio Alpi
di Riccardo Bocca
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C'è qualcuno che si muove nell'ombra. Qualcuno che vuole cancellare i risultati delle indagini svolte su un capitolo gravissimo della recente storia italiana: l'affondamento clandestino di rifiuti tossici e radioattivi nei mari di mezzo mondo, Mediterraneo incluso. Una vicenda sulla quale ha scavato, a metà anni Novanta, l'attuale sostituto procuratore generale di Reggio Calabria Francesco Neri, e da cui è emerso un sistema criminale che per gli investigatori "attenta all'incolumità dell'intera popolazione mondiale".
Al centro della scena, legati allo smaltimento illecito di scorie nucleari, l'omicidio in Somalia della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin. La vendita internazionale di armi strategiche. L'accordo tra massonerie, mafie e governi. Nonché il sistema illegale con il quale l'Enea (l'Ente italiano per le nuove tecnologie, energia e ambiente) avrebbe eliminato avanzi radioattivi.
Argomenti ai quali 'L'espresso' ha dedicato, negli ultimi anni, articoli e copertine, ponendo domande che non hanno ricevuto risposte. Allora come oggi, prevalgono omertà e paura. Non conta che l'indagine di Neri sia prima passata alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, e poi sfumata in un'archiviazione. C'è ancora molto da scoprire, in quelle centinaia di migliaia di pagine conservate nell'archivio della Procura di Reggio. Ci sono indicazioni sulle spregiudicate manovre nucleari di Europa e Stati Uniti. Ci sono i nomi di trafficanti senza scrupoli, quelli delle loro società.
E proprio per questo c'è chi cerca di eliminare gli indizi. Di recente, ad esempio, il magistrato Neri ha segnalato la manomissione del plico con i documenti raccolti da Natale De Grazia: il capitano di corvetta, morto in circostanze dubbie, che aveva trovato copia del certificato di morte di Ilaria Alpi a casa di Giorgio Comerio, un faccendiere investigato per smaltimento illecito di scorie radioattive. Ora invece è l'avvocato di Neri, Lorenzo Gatto, a rendere pubblico un episodio avvenuto il 3 giugno: "Sono andato in Procura a Reggio per cercare ancora il certificato Alpi, e ho notato un'altra anomalia: lo scatolone numero nove, quello che contiene il primo e il secondo volume di informazioni del Sismi, era aperto sul lato destro. L'ho segnalato al pm di turno e al cancelliere capo, i quali hanno riconosciuto che era staccato l'adesivo. Il cancelliere capo, allora, mi ha invitato a verificare se riuscissi a sfilare documenti, e l'ho fatto senza difficoltà: ho estratto sei fogli, chiedendo che la questione venisse messa a verbale".
A questo punto, la speranza è che la Procura di Reggio Calabria abbia aperto un'indagine sulla scomparsa dei documenti e la violazione dei plichi. Certo è che la politica, alla notizia della scomparsa del certificato di morte di Ilaria Alpi, ha taciuto. Tutto è continuato come niente fosse. Tutto tranne un particolare: il magistrato Neri, per potersi difendere da una querela dell'ex presidente somalo Ali Mahdi (ora archiviata), ha chiesto l'accesso alle carte della sua vecchia inchiesta.
E così è tornato in possesso delle informazioni segrete che aveva dovuto cedere in corsa all'Antimafia. Pagine esplosive, dove il protagonista è Giorgio Comerio: lo stesso personaggio che nella villa a San Bovio di Garlasco (Pavia) conservava il certificato di morte di Ilaria Alpi. Un italiano che per la nostra giustizia è attualmente irreperibile, e che in passato è sfuggito alle domande della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti.
Il perché di tanta evanescenza emerge dai documenti di Reggio Calabria. "Giorgio Comerio", si legge in un'informativa dei carabinieri, "è persona di intelligenza spiccata, sicuramente massone, appartenente ai servizi segreti argentini e legato ai più grossi finanzieri mondiali, e in particolare europei". Nato a Busto Arsizio (Varese) il 3 febbraio 1945, scrivono gli investigatori che "sarebbe stato espulso dal Principato di Monaco il 24 marzo 1983, e avrebbe avuto problemi con la giustizia belga per truffa e altro". Dopodiché è stato "arrestato il 12 luglio 1984 a Lugano per truffa e frode, nonché per violazione delle leggi federali sugli stranieri".
Elementi che Neri ignora, quando s'imbatte per la prima volta nel faccendiere lombardo. A fargli il suo nome, nel 1995, è il procacciatore d'affari Elio Ripamonti, fermato alla frontiera tra Italia e Svizzera con una valigetta zeppa di carte sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Nel maggio 1993, racconta Ripamonti, era andato a Garlasco da Comerio per valutare il progetto di un'imbarcazione. "Nel parlare, mi ha detto che c'era la possibilità di smaltire scorie nucleari, prospettandomi come doveva essere svolto il lavoro". Il sistema, continua Ripamonti, era basato su "container messi in siluri di acciaio, studiati per essere collocati nel fondo marino a circa 400 metri di profondità".
Comerio gli offre l'esclusiva per la Svizzera in cambio di una cauzione da 100 milioni di lire. Aggiunge che l'operazione gli avrebbe fruttato una provvigione pari al 10 per cento del totale. E si spinge oltre, in dettagli di incredibile gravità: "Mi disse che aveva conoscenze nell'ambito dell'Enea, e si era riservato l'esclusiva per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia". Non solo: Comerio, dice Ripamonti, parla dei "contatti con un funzionario della Lettonia, che aveva concesso le autorizzazioni per il seppellimento nel mare del Nord delle scorie radioattive". Poi gli mostra "una videocassetta dove si vedeva lo smaltimento in mare dei rifiuti", precisando che era "una prova".
Da qui parte il pubblico ministero Neri: dalla necessità di capire chi è davvero Comerio e cosa si nasconde dietro di lui. Prima tappa, il Centro comune di ricerca (Ccr) a Ispra, sul lago Maggiore, dove dal 1977 al 1988 viene studiato per la Comunità europea (con il sostegno di Italia, Francia, Stati Uniti, Belgio, Canada, Australia, Giappone, Inghilterra, Svezia, Germania Ovest, Olanda e Svizzera) il piano Dodos: Deep Ocean Data Operating. L'obiettivo del progetto, dice l'8 giugno 1995 agli inquirenti il funzionario della struttura Charles Nicholas Murray, era valutare "lo stoccaggio di scorie radioattive in ambiente naturale terrestre o marino".
In altre parole, si analizza per 11 anni quello che Comerio illustra a Ripamonti: l'inserimento in missili-penetratori di scorie radioattive e la loro eliminazione dentro i fondali. Anche Comerio, riferisce Murray, ha collaborato al lavoro, elaborando una boa per il controllo satellitare dei siluri. Ma c'è dell'altro, in gioco. A fine progetto, scartato per il timore di attentati terroristici ai siti marini, al centro nucleare di Ispra viene rubato un fondamentale componente elettronico della boa.
E gli investigatori, testimoniano le carte di Reggio, indicano come sospettato dell'azione (eseguita probabilmente per "sottrarre tecnologia avanzata a favore di un paese esterno alla Cee") Comerio. Un'ipotesi a cui si somma, sette anni dopo, il ritrovamento nella sua villa di videocassette cruciali sul piano strategico-ambientale: documenti rimasti fino a questo momento nell'archivio della Procura di Reggio, e ora proposti in esclusiva sul sito de 'L'espresso'.
Nel primo filmato, titolato 'International long gare cruise june-july 1985', si assiste per quasi 50 minuti a esperimenti di tecnici internazionali sulla nave M. V. Marion Dufresne, tra i quali l'immersione in mare dei siluri-penetratori per i rifiuti radioattivi. Nel secondo, titolato Euratom 1986 e lungo circa 40 minuti, si mostra l'assemblaggio di una boa tecnologica costruita dalla società M.e.i. (Marine electronics industries: secondo gli investigatori diretta da Comerio), e la sua collocazione in acqua nel golfo di La Spezia.
Domanda: sono immagini girate da Comerio? E sennò, da chi ha avuto questo materiale? Forse da Nicholas Murray, il cui nome compare alla voce 'camera' (tradotto dall'inglese: 'cinepresa') nel finale della prima videocassetta? Un fatto è acquisito: in una relazione al suo superiore, il pm Neri scrive che Comerio, "come comprovato dai documenti del Sismi", e Murray avrebbero "trafugato" dal centro di Ispra il progetto dei siluri. E tutto, dal materiale di Reggio Calabria, fa ipotizzare che l'idea di commercializzarlo non sia rimasta in un cassetto (malgrado dal 1972 la Convenzione di Londra vieti lo smaltimento marittimo di rifiuti tossici).
Proprio i siluri-penetratori, infatti, sono il tema chiave di un opuscolo scoperto nella villa di Comerio e gestito dalla sua società O.d.m. (Oceanic disposal management). Inoltre, diversi testimoni parlano degli accordi presi dal faccendiere con governi stranieri per affondare i suoi siluri. Addirittura, dai materiali conservati a Reggio spunta un'informativa del pm Neri, dove si legge che "il 29 giugno 1995 è stata rinvenuta, tra la documentazione del Sismi riguardante Comerio, una bolla di consegna di 8 mila chilogrammi di rifiuti radioattivi provenienti dall'America" a bordo della nave Akrux.
E non è finita. Giampiero Pagliericcio, secondo il pm Neri "legato a tutte le vicende di Comerio", racconta il 7 febbraio 1996 di essere certo "che il progetto O.d.m. fosse legale, anche perché mi era stato detto che gli americani e i francesi avevano già iniziato l'attività di smaltimento rifiuti tramite l'affondamento con penetratori". Di più: sempre Pagliericcio dichiara che Gabriele Molaschi (per gli inquirenti socio di Comerio nella O.d.m. e trafficante internazionale di armi) "gli ha riferito che gli americani smaltivano rifiuti radioattivi affondandoli con il sistema di Comerio, in Atlantico e in prossimità delle coste del Brasile". Una pratica molto diffusa, a quanto pare: "È noto", conclude Pagliericcio, che anche "il governo russo smaltisce da sempre in mare rifiuti radioattivi. E per la precisione nel Mar glaciale artico, in prossimità dell'isola (arcipelago, ndr) Novaja Zemlja".
La cosa impressionante, è che agli atti risulta un elenco di 45 nazioni con le quali Comerio "ha raggiunto tra il 1982 e il 1990 un accordo per la concessione di zone marine, denominate Eez, ove seppellire penetratori carichi di scorie radioattive" (informativa dei carabinieri, 18 novembre 1995). Si va dalle Filippine a Cuba, dal Sudan al Kenya, dal Brasile all'Iraq, dall'Egitto alla Yugoslavia. Il fisico Massimo Genoni, nel 2006, racconta al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri che Comerio ha chiesto a lui e alla moglie Laura Antoniazzi (anch'ella fisico) di svolgere calcoli per i penetratori. "A un incontro", dice, "erano presenti persone di nazionalità svizzera, i quali erano intermediari di industrie svizzere interessati allo smaltimento dei rifiuti".
Lo stesso Comerio, aggiunge, "indicava che altri materiali radioattivi da smaltire erano di origine cecoslovacca". Il tutto mentre la Polizia forestale di Brescia scrive che Dario Viccica, personaggio attivo nelle trattative per l'affondamento delle scorie in Sierra Leone, "faceva chiaramente intendere che Comerio aveva già siglato un contratto di massima con il governo francese e austriaco", tant'è che "il governo francese aveva messo a disposizione del Comerio le proprie isole del nord del Continente antartico, anche se Comerio non riteneva economicamente interessante il loro utilizzo" (Viccica, specifica la relazione di servizio, ritratta immediatamente quando l'agente della Forestale cerca di approfondire la questione, sostenendo di "non essere assolutamente al corrente degli affari di Comerio").
Particolari sconcertanti, assurdi quasi. Ma superati dal capitolo più tragico di questa storia: lo smaltimento di rifiuti radioattivi in Somalia e l'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. L'ennesimo mistero dove si trova Comerio, e sul quale la squadra del pm Neri stava indagando. Come riferito da 'L'espresso' nel 2004, infatti, il maresciallo dei carabinieri Nicolò Moschitta ha dichiarato alla commissione parlamentare sul Ciclo dei rifiuti che "Comerio aveva corrotto (il leader somalo) Ali Mahdi, riuscendo a ottenere le autorizzazioni per inabissare le scorie".
Sempre Moschitta ha aggiunto che "un giorno (...) pervenne una comunicazione da Greenpeace di Londra, nella quale si diceva che al largo della Somalia, nella zona di Bosaso, c'era una nave che inabissava in mare dei fusti". E il dato pesante è che le indicazioni si rivelano "identiche a quanto contenuto nel progetto O.d.m di Giorgio Comerio". Un quadro cupo, anche per la tempistica. La fase avanzata delle trattative tra O.d.m. e Ali Mahdi è del settembre 1994; Alpi e Hrovatin vengono uccisi il 20 marzo 1994; e l'anno dopo, a villa Comerio, viene trovata copia del certificato di morte di Ilaria Alpi.
Materiale che avrebbe dovuto essere approfondito, sottoposto a verifiche incrociate. Invece è finito nell'archivio della Procura di Reggio. Con un altro dettaglio, anch'esso preoccupante. Un particolare che riguarda sempre Viccica, l'uomo delle trattative con la Sierra Leone. Il quale, scrive il maresciallo Moschitta, era "titolare della società Supermarina di Catania", attiva nel settore del trasporto mercantile, che nel 1990 stipula un contratto da 14 miliardi di lire per farsi costruire due imbarcazioni dalla S.e.c. di Viareggio: lo stesso armatore che ha costruito le navi sulle quali indagava Ilaria Alpi.
È possibile, con simili premesse, che il faccendiere Comerio resti irreperibile? È giustificabile che su una figura di tale pericolosità, ribadita da pm e investigatori, non si faccia chiarezza? Eppure, mostrano le carte di Reggio Calabria, le informazioni su di lui abbondano. Fin dagli anni Ottanta, Sismi e Sisde lo hanno tenuto sotto osservazione. Si conoscono, ad esempio, le sue trattative per vendere a Iran e Libia le cosiddette telemine, micidiali missili subacquei a guida satellitare. Già nel 1989, il Sismi sa della presentazione a Lugano di un suo prototipo di telemina "alla presenza di ufficiali della Marina militare italiana".
E altrettanto noti diventano, a un certo punto, i legami con la mafia: "Comerio", scrive nel 1996 il maresciallo Moschitta, "ha tentato di riciclare in Belgio un titolo di credito da 100 mila dollari della Union Carbide Corporation, asportato a New York da Cosa nostra". Lo stesso anno, c'è traccia del "probabile rinvenimento del progetto O.d.m. a casa di Theodor Cranendonk", arrestato dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano per "un imponente traffico internazionale di armi dirette al cartello Serraino-Condello-Imerti di Reggio Calabria".
Non va dimenticata, infine, la testimonianza dell'ex compagna di Comerio Maria Luigia Nitti, alla quale il faccendiere avrebbe confidato di "appartenere ai servizi segreti"; né va sottovalutata l'informativa dei carabinieri in cui, riprendendo altre confidenze della Nitti, si afferma che "Comerio risulta collegato con gli attentati al presentatore televisivo Maurizio Costanzo, ad alcuni monumenti di Roma e all'Accademia dei georgofili a Firenze". Tutte questioni che non sono state risolte; anzi si sono perse nel tempo.
L'ultimo spiraglio per fare chiarezza è l'indagine che la Procura di Paola sta svolgendo in Calabria sullo spiaggiamento della motonave Rosso, avvenuto il 14 dicembre 1990 nella zona di Formiciche. Il sospetto è che dietro a quell'incidente ci sia un fallito affondamento di rifiuti tossici o radioattivi. Tanti sono i dettagli singolari: dall'arrivo sul posto dei servizi segreti, al recupero della nave svolto da una società esperta in questioni radioattive. Quanto alle certezze, parlano da sole: sulla plancia della Rosso è stata trovata la documentazione O.d.m.. E Comerio, scoprono gli investigatori, ha trattato l'acquisto della motonave per trasformarla in una fabbrica ambulante di telemine. Elementi a rischio dell'ennesima archiviazione.
Al centro della scena, legati allo smaltimento illecito di scorie nucleari, l'omicidio in Somalia della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin. La vendita internazionale di armi strategiche. L'accordo tra massonerie, mafie e governi. Nonché il sistema illegale con il quale l'Enea (l'Ente italiano per le nuove tecnologie, energia e ambiente) avrebbe eliminato avanzi radioattivi.
Argomenti ai quali 'L'espresso' ha dedicato, negli ultimi anni, articoli e copertine, ponendo domande che non hanno ricevuto risposte. Allora come oggi, prevalgono omertà e paura. Non conta che l'indagine di Neri sia prima passata alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, e poi sfumata in un'archiviazione. C'è ancora molto da scoprire, in quelle centinaia di migliaia di pagine conservate nell'archivio della Procura di Reggio. Ci sono indicazioni sulle spregiudicate manovre nucleari di Europa e Stati Uniti. Ci sono i nomi di trafficanti senza scrupoli, quelli delle loro società.
E proprio per questo c'è chi cerca di eliminare gli indizi. Di recente, ad esempio, il magistrato Neri ha segnalato la manomissione del plico con i documenti raccolti da Natale De Grazia: il capitano di corvetta, morto in circostanze dubbie, che aveva trovato copia del certificato di morte di Ilaria Alpi a casa di Giorgio Comerio, un faccendiere investigato per smaltimento illecito di scorie radioattive. Ora invece è l'avvocato di Neri, Lorenzo Gatto, a rendere pubblico un episodio avvenuto il 3 giugno: "Sono andato in Procura a Reggio per cercare ancora il certificato Alpi, e ho notato un'altra anomalia: lo scatolone numero nove, quello che contiene il primo e il secondo volume di informazioni del Sismi, era aperto sul lato destro. L'ho segnalato al pm di turno e al cancelliere capo, i quali hanno riconosciuto che era staccato l'adesivo. Il cancelliere capo, allora, mi ha invitato a verificare se riuscissi a sfilare documenti, e l'ho fatto senza difficoltà: ho estratto sei fogli, chiedendo che la questione venisse messa a verbale".
A questo punto, la speranza è che la Procura di Reggio Calabria abbia aperto un'indagine sulla scomparsa dei documenti e la violazione dei plichi. Certo è che la politica, alla notizia della scomparsa del certificato di morte di Ilaria Alpi, ha taciuto. Tutto è continuato come niente fosse. Tutto tranne un particolare: il magistrato Neri, per potersi difendere da una querela dell'ex presidente somalo Ali Mahdi (ora archiviata), ha chiesto l'accesso alle carte della sua vecchia inchiesta.
E così è tornato in possesso delle informazioni segrete che aveva dovuto cedere in corsa all'Antimafia. Pagine esplosive, dove il protagonista è Giorgio Comerio: lo stesso personaggio che nella villa a San Bovio di Garlasco (Pavia) conservava il certificato di morte di Ilaria Alpi. Un italiano che per la nostra giustizia è attualmente irreperibile, e che in passato è sfuggito alle domande della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti.
Il perché di tanta evanescenza emerge dai documenti di Reggio Calabria. "Giorgio Comerio", si legge in un'informativa dei carabinieri, "è persona di intelligenza spiccata, sicuramente massone, appartenente ai servizi segreti argentini e legato ai più grossi finanzieri mondiali, e in particolare europei". Nato a Busto Arsizio (Varese) il 3 febbraio 1945, scrivono gli investigatori che "sarebbe stato espulso dal Principato di Monaco il 24 marzo 1983, e avrebbe avuto problemi con la giustizia belga per truffa e altro". Dopodiché è stato "arrestato il 12 luglio 1984 a Lugano per truffa e frode, nonché per violazione delle leggi federali sugli stranieri".
Elementi che Neri ignora, quando s'imbatte per la prima volta nel faccendiere lombardo. A fargli il suo nome, nel 1995, è il procacciatore d'affari Elio Ripamonti, fermato alla frontiera tra Italia e Svizzera con una valigetta zeppa di carte sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Nel maggio 1993, racconta Ripamonti, era andato a Garlasco da Comerio per valutare il progetto di un'imbarcazione. "Nel parlare, mi ha detto che c'era la possibilità di smaltire scorie nucleari, prospettandomi come doveva essere svolto il lavoro". Il sistema, continua Ripamonti, era basato su "container messi in siluri di acciaio, studiati per essere collocati nel fondo marino a circa 400 metri di profondità".
Comerio gli offre l'esclusiva per la Svizzera in cambio di una cauzione da 100 milioni di lire. Aggiunge che l'operazione gli avrebbe fruttato una provvigione pari al 10 per cento del totale. E si spinge oltre, in dettagli di incredibile gravità: "Mi disse che aveva conoscenze nell'ambito dell'Enea, e si era riservato l'esclusiva per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia". Non solo: Comerio, dice Ripamonti, parla dei "contatti con un funzionario della Lettonia, che aveva concesso le autorizzazioni per il seppellimento nel mare del Nord delle scorie radioattive". Poi gli mostra "una videocassetta dove si vedeva lo smaltimento in mare dei rifiuti", precisando che era "una prova".
Da qui parte il pubblico ministero Neri: dalla necessità di capire chi è davvero Comerio e cosa si nasconde dietro di lui. Prima tappa, il Centro comune di ricerca (Ccr) a Ispra, sul lago Maggiore, dove dal 1977 al 1988 viene studiato per la Comunità europea (con il sostegno di Italia, Francia, Stati Uniti, Belgio, Canada, Australia, Giappone, Inghilterra, Svezia, Germania Ovest, Olanda e Svizzera) il piano Dodos: Deep Ocean Data Operating. L'obiettivo del progetto, dice l'8 giugno 1995 agli inquirenti il funzionario della struttura Charles Nicholas Murray, era valutare "lo stoccaggio di scorie radioattive in ambiente naturale terrestre o marino".
In altre parole, si analizza per 11 anni quello che Comerio illustra a Ripamonti: l'inserimento in missili-penetratori di scorie radioattive e la loro eliminazione dentro i fondali. Anche Comerio, riferisce Murray, ha collaborato al lavoro, elaborando una boa per il controllo satellitare dei siluri. Ma c'è dell'altro, in gioco. A fine progetto, scartato per il timore di attentati terroristici ai siti marini, al centro nucleare di Ispra viene rubato un fondamentale componente elettronico della boa.
E gli investigatori, testimoniano le carte di Reggio, indicano come sospettato dell'azione (eseguita probabilmente per "sottrarre tecnologia avanzata a favore di un paese esterno alla Cee") Comerio. Un'ipotesi a cui si somma, sette anni dopo, il ritrovamento nella sua villa di videocassette cruciali sul piano strategico-ambientale: documenti rimasti fino a questo momento nell'archivio della Procura di Reggio, e ora proposti in esclusiva sul sito de 'L'espresso'.
Nel primo filmato, titolato 'International long gare cruise june-july 1985', si assiste per quasi 50 minuti a esperimenti di tecnici internazionali sulla nave M. V. Marion Dufresne, tra i quali l'immersione in mare dei siluri-penetratori per i rifiuti radioattivi. Nel secondo, titolato Euratom 1986 e lungo circa 40 minuti, si mostra l'assemblaggio di una boa tecnologica costruita dalla società M.e.i. (Marine electronics industries: secondo gli investigatori diretta da Comerio), e la sua collocazione in acqua nel golfo di La Spezia.
Domanda: sono immagini girate da Comerio? E sennò, da chi ha avuto questo materiale? Forse da Nicholas Murray, il cui nome compare alla voce 'camera' (tradotto dall'inglese: 'cinepresa') nel finale della prima videocassetta? Un fatto è acquisito: in una relazione al suo superiore, il pm Neri scrive che Comerio, "come comprovato dai documenti del Sismi", e Murray avrebbero "trafugato" dal centro di Ispra il progetto dei siluri. E tutto, dal materiale di Reggio Calabria, fa ipotizzare che l'idea di commercializzarlo non sia rimasta in un cassetto (malgrado dal 1972 la Convenzione di Londra vieti lo smaltimento marittimo di rifiuti tossici).
Proprio i siluri-penetratori, infatti, sono il tema chiave di un opuscolo scoperto nella villa di Comerio e gestito dalla sua società O.d.m. (Oceanic disposal management). Inoltre, diversi testimoni parlano degli accordi presi dal faccendiere con governi stranieri per affondare i suoi siluri. Addirittura, dai materiali conservati a Reggio spunta un'informativa del pm Neri, dove si legge che "il 29 giugno 1995 è stata rinvenuta, tra la documentazione del Sismi riguardante Comerio, una bolla di consegna di 8 mila chilogrammi di rifiuti radioattivi provenienti dall'America" a bordo della nave Akrux.
E non è finita. Giampiero Pagliericcio, secondo il pm Neri "legato a tutte le vicende di Comerio", racconta il 7 febbraio 1996 di essere certo "che il progetto O.d.m. fosse legale, anche perché mi era stato detto che gli americani e i francesi avevano già iniziato l'attività di smaltimento rifiuti tramite l'affondamento con penetratori". Di più: sempre Pagliericcio dichiara che Gabriele Molaschi (per gli inquirenti socio di Comerio nella O.d.m. e trafficante internazionale di armi) "gli ha riferito che gli americani smaltivano rifiuti radioattivi affondandoli con il sistema di Comerio, in Atlantico e in prossimità delle coste del Brasile". Una pratica molto diffusa, a quanto pare: "È noto", conclude Pagliericcio, che anche "il governo russo smaltisce da sempre in mare rifiuti radioattivi. E per la precisione nel Mar glaciale artico, in prossimità dell'isola (arcipelago, ndr) Novaja Zemlja".
La cosa impressionante, è che agli atti risulta un elenco di 45 nazioni con le quali Comerio "ha raggiunto tra il 1982 e il 1990 un accordo per la concessione di zone marine, denominate Eez, ove seppellire penetratori carichi di scorie radioattive" (informativa dei carabinieri, 18 novembre 1995). Si va dalle Filippine a Cuba, dal Sudan al Kenya, dal Brasile all'Iraq, dall'Egitto alla Yugoslavia. Il fisico Massimo Genoni, nel 2006, racconta al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri che Comerio ha chiesto a lui e alla moglie Laura Antoniazzi (anch'ella fisico) di svolgere calcoli per i penetratori. "A un incontro", dice, "erano presenti persone di nazionalità svizzera, i quali erano intermediari di industrie svizzere interessati allo smaltimento dei rifiuti".
Lo stesso Comerio, aggiunge, "indicava che altri materiali radioattivi da smaltire erano di origine cecoslovacca". Il tutto mentre la Polizia forestale di Brescia scrive che Dario Viccica, personaggio attivo nelle trattative per l'affondamento delle scorie in Sierra Leone, "faceva chiaramente intendere che Comerio aveva già siglato un contratto di massima con il governo francese e austriaco", tant'è che "il governo francese aveva messo a disposizione del Comerio le proprie isole del nord del Continente antartico, anche se Comerio non riteneva economicamente interessante il loro utilizzo" (Viccica, specifica la relazione di servizio, ritratta immediatamente quando l'agente della Forestale cerca di approfondire la questione, sostenendo di "non essere assolutamente al corrente degli affari di Comerio").
Particolari sconcertanti, assurdi quasi. Ma superati dal capitolo più tragico di questa storia: lo smaltimento di rifiuti radioattivi in Somalia e l'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. L'ennesimo mistero dove si trova Comerio, e sul quale la squadra del pm Neri stava indagando. Come riferito da 'L'espresso' nel 2004, infatti, il maresciallo dei carabinieri Nicolò Moschitta ha dichiarato alla commissione parlamentare sul Ciclo dei rifiuti che "Comerio aveva corrotto (il leader somalo) Ali Mahdi, riuscendo a ottenere le autorizzazioni per inabissare le scorie".
Sempre Moschitta ha aggiunto che "un giorno (...) pervenne una comunicazione da Greenpeace di Londra, nella quale si diceva che al largo della Somalia, nella zona di Bosaso, c'era una nave che inabissava in mare dei fusti". E il dato pesante è che le indicazioni si rivelano "identiche a quanto contenuto nel progetto O.d.m di Giorgio Comerio". Un quadro cupo, anche per la tempistica. La fase avanzata delle trattative tra O.d.m. e Ali Mahdi è del settembre 1994; Alpi e Hrovatin vengono uccisi il 20 marzo 1994; e l'anno dopo, a villa Comerio, viene trovata copia del certificato di morte di Ilaria Alpi.
Materiale che avrebbe dovuto essere approfondito, sottoposto a verifiche incrociate. Invece è finito nell'archivio della Procura di Reggio. Con un altro dettaglio, anch'esso preoccupante. Un particolare che riguarda sempre Viccica, l'uomo delle trattative con la Sierra Leone. Il quale, scrive il maresciallo Moschitta, era "titolare della società Supermarina di Catania", attiva nel settore del trasporto mercantile, che nel 1990 stipula un contratto da 14 miliardi di lire per farsi costruire due imbarcazioni dalla S.e.c. di Viareggio: lo stesso armatore che ha costruito le navi sulle quali indagava Ilaria Alpi.
È possibile, con simili premesse, che il faccendiere Comerio resti irreperibile? È giustificabile che su una figura di tale pericolosità, ribadita da pm e investigatori, non si faccia chiarezza? Eppure, mostrano le carte di Reggio Calabria, le informazioni su di lui abbondano. Fin dagli anni Ottanta, Sismi e Sisde lo hanno tenuto sotto osservazione. Si conoscono, ad esempio, le sue trattative per vendere a Iran e Libia le cosiddette telemine, micidiali missili subacquei a guida satellitare. Già nel 1989, il Sismi sa della presentazione a Lugano di un suo prototipo di telemina "alla presenza di ufficiali della Marina militare italiana".
E altrettanto noti diventano, a un certo punto, i legami con la mafia: "Comerio", scrive nel 1996 il maresciallo Moschitta, "ha tentato di riciclare in Belgio un titolo di credito da 100 mila dollari della Union Carbide Corporation, asportato a New York da Cosa nostra". Lo stesso anno, c'è traccia del "probabile rinvenimento del progetto O.d.m. a casa di Theodor Cranendonk", arrestato dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano per "un imponente traffico internazionale di armi dirette al cartello Serraino-Condello-Imerti di Reggio Calabria".
Non va dimenticata, infine, la testimonianza dell'ex compagna di Comerio Maria Luigia Nitti, alla quale il faccendiere avrebbe confidato di "appartenere ai servizi segreti"; né va sottovalutata l'informativa dei carabinieri in cui, riprendendo altre confidenze della Nitti, si afferma che "Comerio risulta collegato con gli attentati al presentatore televisivo Maurizio Costanzo, ad alcuni monumenti di Roma e all'Accademia dei georgofili a Firenze". Tutte questioni che non sono state risolte; anzi si sono perse nel tempo.
L'ultimo spiraglio per fare chiarezza è l'indagine che la Procura di Paola sta svolgendo in Calabria sullo spiaggiamento della motonave Rosso, avvenuto il 14 dicembre 1990 nella zona di Formiciche. Il sospetto è che dietro a quell'incidente ci sia un fallito affondamento di rifiuti tossici o radioattivi. Tanti sono i dettagli singolari: dall'arrivo sul posto dei servizi segreti, al recupero della nave svolto da una società esperta in questioni radioattive. Quanto alle certezze, parlano da sole: sulla plancia della Rosso è stata trovata la documentazione O.d.m.. E Comerio, scoprono gli investigatori, ha trattato l'acquisto della motonave per trasformarla in una fabbrica ambulante di telemine. Elementi a rischio dell'ennesima archiviazione.
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