Da Corriere della Sera del 07/05/2009
Originale su http://www.corriere.it/cronache/09_maggio_07/gemma_calabresi_pinelli_d...
La compagna dell'anarchico chiamata alla giornata delle vittime
Gemma Calabresi accoglie la Pinelli
«Giusto l'invito del Colle». Ma le associazioni dei familiari si dividono
di Claudio Del Frate
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Finestre sul '900 italiano: tra guerra fredda e anni di piombo → 2. Anni '60 → Strategia della tensione → 1969. Piazza Fontana
MILANO — Le parole più toccanti arrivano da Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi: «È un gesto di grande importanza. Siamo tutti vittime di una stagione di odio e terrorismo». Poi c'è il ragionamento di Manlio Milani, che 35 anni fa perse la moglie nella strage di piazza della Loggia a Brescia: «Lo stato finalmente ammette le sue colpe. Si apre una stagione nuova». Ma ci sono anche le voci di palese dissenso, ad esempio quella di Mariella Magi, vedova dell'agente Dionisi, ucciso da Prima Linea: «Siamo perplessi e imbarazzati».
L’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura.
La decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di invitare il 9 maggio al Quirinale anche la vedova dell'anarchico Giuseppe Pinelli in occasione della giornata dedicata alle vittime del terrorismo, ha inevitabilmente provocato divisioni. La notizia, trapelata due giorni fa a Milano in occasione della presentazione di un libro di Corrado Stajano, è stata confermata ieri dal Colle. Licia Rognoni Pinelli, vedova del ferroviere morto precipitando da una finestra della Questura di Milano tre giorni dopo la strage di piazza Fontana, si troverà a fianco di Gemma Capra vedova del commissario Calabresi, assassinato al culmine di una campagna d'odio che lo riteneva falsamente responsabile della morte di Pinelli. Ma l'accostamento non provoca imbarazzo alla vedova del commissario: «In questi 40 anni — dice — non l'ho mai incontrata, ma mi sento di dire che lei, io ed i nostri figli siamo stati tutti vittime di una stagione di odio e di terrorismo. Oggi sento che la nostra sofferenza ci accomuna».
Due anni fa, commemorando la strage di piazza della Loggia, Manlio Milani aveva chiesto esplicitamente un gesto del genere da parte dello Stato. «E ora Napolitano dimostra di avere grande coraggio — commenta Milani da Brescia — compiendo un passo di grande significato umano e politico: al di là di quanto hanno detto le sentenze, per la prima volta lo Stato riconosce una sua responsabilità nella morte di Pinelli». Milani a Brescia ha fondato la «Casa delle memoria» proprio per approfondire i temi legati al terrorismo e agli anni di piombo; tirandosi addosso critiche spesso aspre in questi anni ha dato la parola anche a esponenti dell'estremismo nero, convinto che solo un clima di dialogo sia la premessa per arrivare alla verità sulla «notte della Repubblica». Per questo è convinto che l'apertura di Napolitano porterà con sé una stagione nuova: «Ascoltando la voce di tutte le parti, nessuna esclusa, potrà essere delineato con precisione il quadro storico che determinò quei fatti». E a questo proposito Milani chiede alle istituzioni di tradurre in un atto concreto l'apertura di una fase nuova: «Vengano finalmente resi pubblici i documenti di carabinieri, polizia, apparati dello Stato sui quali viene mantenuto ancora un anacronistico segreto. Il regolamento attuativo sulla nuova legge riguardante il segreto di Stato mi sembra l'occasione più opportuna». Al clima suscitato dall'invito alla vedova Pinelli non si associano però i familiari di molte vittime degli anni di piombo. «È un oltraggio alla memoria delle vittime di piazza Fontana», dice Giovanni Berardi, figlio di un maresciallo della Digos assassinato nel '78. Berardi parla di «ennesimo tentativo di falsa riappacificazione, negando ancora una volta verità e giustizia alle vittime del terrorismo».
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La decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di invitare il 9 maggio al Quirinale anche la vedova dell'anarchico Giuseppe Pinelli in occasione della giornata dedicata alle vittime del terrorismo, ha inevitabilmente provocato divisioni. La notizia, trapelata due giorni fa a Milano in occasione della presentazione di un libro di Corrado Stajano, è stata confermata ieri dal Colle. Licia Rognoni Pinelli, vedova del ferroviere morto precipitando da una finestra della Questura di Milano tre giorni dopo la strage di piazza Fontana, si troverà a fianco di Gemma Capra vedova del commissario Calabresi, assassinato al culmine di una campagna d'odio che lo riteneva falsamente responsabile della morte di Pinelli. Ma l'accostamento non provoca imbarazzo alla vedova del commissario: «In questi 40 anni — dice — non l'ho mai incontrata, ma mi sento di dire che lei, io ed i nostri figli siamo stati tutti vittime di una stagione di odio e di terrorismo. Oggi sento che la nostra sofferenza ci accomuna».
Due anni fa, commemorando la strage di piazza della Loggia, Manlio Milani aveva chiesto esplicitamente un gesto del genere da parte dello Stato. «E ora Napolitano dimostra di avere grande coraggio — commenta Milani da Brescia — compiendo un passo di grande significato umano e politico: al di là di quanto hanno detto le sentenze, per la prima volta lo Stato riconosce una sua responsabilità nella morte di Pinelli». Milani a Brescia ha fondato la «Casa delle memoria» proprio per approfondire i temi legati al terrorismo e agli anni di piombo; tirandosi addosso critiche spesso aspre in questi anni ha dato la parola anche a esponenti dell'estremismo nero, convinto che solo un clima di dialogo sia la premessa per arrivare alla verità sulla «notte della Repubblica». Per questo è convinto che l'apertura di Napolitano porterà con sé una stagione nuova: «Ascoltando la voce di tutte le parti, nessuna esclusa, potrà essere delineato con precisione il quadro storico che determinò quei fatti». E a questo proposito Milani chiede alle istituzioni di tradurre in un atto concreto l'apertura di una fase nuova: «Vengano finalmente resi pubblici i documenti di carabinieri, polizia, apparati dello Stato sui quali viene mantenuto ancora un anacronistico segreto. Il regolamento attuativo sulla nuova legge riguardante il segreto di Stato mi sembra l'occasione più opportuna». Al clima suscitato dall'invito alla vedova Pinelli non si associano però i familiari di molte vittime degli anni di piombo. «È un oltraggio alla memoria delle vittime di piazza Fontana», dice Giovanni Berardi, figlio di un maresciallo della Digos assassinato nel '78. Berardi parla di «ennesimo tentativo di falsa riappacificazione, negando ancora una volta verità e giustizia alle vittime del terrorismo».
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