Da Archivio '900 del 06/02/2012
La storia di Modesta Valenti, donna senza fissa dimora
di Gavino Pala
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Vorrei raccontare una storia, una di quelle che appare per qualche giorno sulle pagine locali dei giornali ma sparisce presto. Una di quelle storie che per qualche ora indigna, ma ben presto viene dimenticata.
E' la storia di Modesta Valenti e in questi giorni in cui Roma è innevata e infreddolita ha più senso, forse, ricordarla.
Modesta aveva 71 anni. Era una barbona e viveva per la strada, spesso cercava riparo alla stazione Termini, nodo centrale del traffico ferroviario della città, ma anche luogo dove le persone senza fissa dimora provano a fermarsi soprattutto quando le temperature nella città diventano proibitive.
Era la notte del 31 Gennaio del 1983. Modesta si sentì male proprio alla stazione. Qualcuno chiamò l'ambulanza che accorse dopo poco tempo. Al loro arrivo Modesta era ancora viva. Forse poteva essere salvata se gli infermieri si fossero occupati della povera donna. Ma non lo fecero. Modesta, proprio per le condizioni in cui viveva, era sporca, aveva i pidocchi , quindi gli infermieri decisero di non prenderla, di non toccarla.
Modesta morì poche ore dopo, tra tante sofferenze. Nessuno si preoccupò di prestarle soccorso.
Sembra una storia di altri tempi, una storia che indigna ma che si pensa relegata al passato. Purtroppo non è così. Dall'inizio dell'anno a Roma hanno già perso la vita tre senza fissa dimora, e l'anno scorso, sempre nella capitale, sono state 32 le persone morte.
In questi giorni, con la città fermata dalla neve e dal freddo, sono molti ad aver paura per la propria vita. Il comune ha provato a tenere aperti i ricoveri di emergenza o le mense per i poveri, molti sono stati i volontari che, sfidando anche loro il freddo, hanno provato a portare ciò che potevano a chi vive nelle stazioni della città. La situazione di emergenza, se lo è per i romani, diventa drammatica per chi vive in strada.
La storia di Modesta diventa quindi attuale anche questo inverno, e lo è ogni anno quando si fanno i conti con chi perde la vita.
Ma questa storia non è dimenticata da chi vive per la strada. Anche quest'anno,come gli anni precedenti, nonostante i disagi provocati dalla neve, molte persone senza fissa dimora si sono ritrovate a Santa Maria in Trastevere per ricordare insieme agli amici della Comunità di Sant'Egidio chi, in questi anni, ha perso la vita, per il freddo ma non solo. Durante la liturgia, sono stati ricordati tutti i nomi (più di 400) delle persone che in questi anni sono morte per strada e durante la lettura, nome dopo nome, i poveri seduti sulle panche della chiesa, si sono alzati in silenzio e si sono avvicinati all'altare per accendere una candela in segno di memoria. Ma insieme ai poveri si sono alzati anche i tanti volontari della Comunità che ogni settimana prestano servizio a chi vive per strada. Poveri e no insieme, appartenenti ad un'unica famiglia, una società civile che si ferma nel ricordo comune .
Dopo la liturgia i poveri si sono fermati a pranzo, seduti a tavola con i loro amici volontari, serviti, come se fossero gli ospiti d'onore.
La memoria di Modesta dopo quasi trent’anni è ancora forte, perché qualcuno continua ancora ad indignarsi per la sua morte ed insieme per la morte di tanti. La speranza è che storie come questa, non indignino più solo per qualche ora.
E' la storia di Modesta Valenti e in questi giorni in cui Roma è innevata e infreddolita ha più senso, forse, ricordarla.
Modesta aveva 71 anni. Era una barbona e viveva per la strada, spesso cercava riparo alla stazione Termini, nodo centrale del traffico ferroviario della città, ma anche luogo dove le persone senza fissa dimora provano a fermarsi soprattutto quando le temperature nella città diventano proibitive.
Era la notte del 31 Gennaio del 1983. Modesta si sentì male proprio alla stazione. Qualcuno chiamò l'ambulanza che accorse dopo poco tempo. Al loro arrivo Modesta era ancora viva. Forse poteva essere salvata se gli infermieri si fossero occupati della povera donna. Ma non lo fecero. Modesta, proprio per le condizioni in cui viveva, era sporca, aveva i pidocchi , quindi gli infermieri decisero di non prenderla, di non toccarla.
Modesta morì poche ore dopo, tra tante sofferenze. Nessuno si preoccupò di prestarle soccorso.
Sembra una storia di altri tempi, una storia che indigna ma che si pensa relegata al passato. Purtroppo non è così. Dall'inizio dell'anno a Roma hanno già perso la vita tre senza fissa dimora, e l'anno scorso, sempre nella capitale, sono state 32 le persone morte.
In questi giorni, con la città fermata dalla neve e dal freddo, sono molti ad aver paura per la propria vita. Il comune ha provato a tenere aperti i ricoveri di emergenza o le mense per i poveri, molti sono stati i volontari che, sfidando anche loro il freddo, hanno provato a portare ciò che potevano a chi vive nelle stazioni della città. La situazione di emergenza, se lo è per i romani, diventa drammatica per chi vive in strada.
La storia di Modesta diventa quindi attuale anche questo inverno, e lo è ogni anno quando si fanno i conti con chi perde la vita.
Ma questa storia non è dimenticata da chi vive per la strada. Anche quest'anno,come gli anni precedenti, nonostante i disagi provocati dalla neve, molte persone senza fissa dimora si sono ritrovate a Santa Maria in Trastevere per ricordare insieme agli amici della Comunità di Sant'Egidio chi, in questi anni, ha perso la vita, per il freddo ma non solo. Durante la liturgia, sono stati ricordati tutti i nomi (più di 400) delle persone che in questi anni sono morte per strada e durante la lettura, nome dopo nome, i poveri seduti sulle panche della chiesa, si sono alzati in silenzio e si sono avvicinati all'altare per accendere una candela in segno di memoria. Ma insieme ai poveri si sono alzati anche i tanti volontari della Comunità che ogni settimana prestano servizio a chi vive per strada. Poveri e no insieme, appartenenti ad un'unica famiglia, una società civile che si ferma nel ricordo comune .
Dopo la liturgia i poveri si sono fermati a pranzo, seduti a tavola con i loro amici volontari, serviti, come se fossero gli ospiti d'onore.
La memoria di Modesta dopo quasi trent’anni è ancora forte, perché qualcuno continua ancora ad indignarsi per la sua morte ed insieme per la morte di tanti. La speranza è che storie come questa, non indignino più solo per qualche ora.
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