Da Archivio '900 del 17/02/2012

A parte le polemiche politiche, qual è la situazione carceraria italiana?

di Gavino Pala

Articolo presente nelle categorie:
Il secolo globalizzatoStoria dei diritti umani
Con 420 si, 78 no e 35 astenuti il Governo Monti ottiene la fiducia sul decreto Svuota-carceri.
I punti salienti del decreto: la possibilità di scontare gli ultimi 18 mesi di pena residua ai domiciliari (invece degli ultimi 12 come previsto dal ddl Alfano). Naturalmente sono esclusi i delitti gravi come mafia e omicidi (norma che potrebbe far uscire dal carcere per concedere gli arresti domiciliari fino a tremila detenuti), la chiusura entro il 31 marzio 2013 degli opg (gli Ospedali psichiatrici giudiziari), per i reati minori, di competenza del giudice monocratico.
Invece, nel caso di arresto in flagranza verranno disposti i domiciliari in attesa di convalida e la custodia nelle celle di sicurezza delle stazione dei carabinieri o nelle questure di polizia in seconda istanza, lo stanziamento di 57 milioni di euro per l’edilizia carceraria, la riduzione a 48 ore massimo per la convalida, da parte di un magistrato, della custodia.

Alcune reazioni politiche: “Ancora una volta si assiste a una resa incondizionata dello Stato ai criminali e ai delinquenti”: per Antonio Di Pietro, il leader dell'Idv che ha votato contro il provvedimento.

Mentre i Radicali, che avrebbero preferito più un’amnistia o un indulto, si sono astenuti perché “Si è scelto un'altra volta di portare avanti un provvedimento che non si può neppure definire un 'pannicello caldo', perché non servirà quasi a nulla".

La difesa del ministro della Giustizia, Paola Severino “Nessun delinquente pericoloso sarà lasciato libero di circolare per le strade italiane e ci tengo molto a rassicurare di questo l'opinione pubblica. I delinquenti veri rimarranno in carcere a scontare la pena; io sono favorevole a che la pena sia scontata”.

A parte le polemiche politiche, qual è la situazione carceraria italiana?

Non si può non parlare del sovraffollamento, andando contro l’articolo 27 della nostra costituzione che recita: “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.”

La capienza dei carceri italiani è di 45 mila persone, secondo alcuni dati oggi, in Italia, sono reclusi circa 68 mila detenuti, più di 20 persone costrette a vivere in situazioni agghiaccianti, senza un posto letto, in una società che si dichiara democratica e che dovrebbe vedere nella reclusione il modo non solo di punire, ma anche rieducare. Ha fatto notizia, un paio di mesi fa, la protesta scoppiata nel carcere di Ancona. Un gruppo di detenuti ha dato fuoco ad alcune celle. Le motivazioni della protesta? Le condizioni in cui sono costretti a vivere i detenuti. Lo denuncia anche Aldo Di Giacomo segretario delle Marche del Sappe, uno dei sindacati di polizia penitenziaria: “Non è un caso che sul carcere di Ancona ci siano dodici interrogazioni parlamentari soltanto nell' ultimo mese” e prosegue “Senza voler giustificare minimamente la rivolta dei detenuti, bisogna però tenere presente le condizioni di questo penitenziario: a fronte di una capienza di 178 posti ci sono circa 440 persone. Con una percentuale di presenza di extracomunitari del 53% contro una media nazionale che non arriva al 40%. Per non parlare dello stato dei servizi igienici”
E poi c’è la storica decisione del tribunale del riesame di Lecce che ha condanna lo stato a risarcire quattro detenuti del carcere di Borgo San Nicola a Lecce. Il giudice Luigi Tarantino, nell’ordinanza di risarcimento, scrive di “lesioni della dignità umana, intesa anche come adeguatezza del regime penitenziario, soprattutto in ragione dell’insufficiente spazio minimo fruibile nella cella di detenzione”.


Ma in carcere, purtroppo si muore. Nel solo 2012 sono già deceduti 21 detenuti (almeno 9 per cause ancora non accertate) di cui otto suicidi, l’ultimo in questi giorni, un uomo di 58 anni che si è impiccato nel carcere di Opera a Milano, mentre il 2011 ha il triste primato di 186 morti dentro un carcere italiano (66 sono stati i suicidi). Dal 2000 ad oggi si sono contati 1951 decessi.
Alcune storie hanno poi segnato drammaticamente la nostra nazione, come la vicenda legata alla morte di Stefano Cucchi. Ma sui giornali continuano ad uscire notizie allarmanti.

Solo pochi giorni fa, infatti, tre detenuti in tre città diverse, hanno perso la vita.

La denuncia la UIL penitenziaria in una nota del segretario del sindacato, Eugenio Sarno: “I due decessi di Bologna e Campobasso sono avvenuti per malori improvvisi. Pensiamo che a giocare un ruolo importante possano essere state le condizioni atmosferiche”.

Il terzo detenuto morto, un ragazzo di Tor bella Monaca, è deceduto nel carcere di Regina Coeli, nella capitale. Una delle ipotesi è che il ragazzo sia morto per overdose. La denuncia di Angiolo Marroni, il Garante dei detenuti nel Lazio, lascia l’amaro in bocca: “Sarà la magistratura ad accertare le cause di questo decesso, il secondo in un mese. Ormai è evidente: Regina Coeli è ingestibile, ingovernabile. Non può garantire condizioni di vita accettabili. Secondo la Costituzione, il carcere dovrebbe essere pena e reinserimento. Qui è solo pena.” E sulla probabilità che il ragazzo sia morto per overdose aggiunge: “Non lo escludo. Il ragazzo è morto dopo aver visto i familiari, e ai colloqui succede di tutto. La vigilanza non è adeguata, possono aver trovato il modo di passargli la droga.”

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