Da Archivio '900 del 20/03/2012
Ilaria Alpi, prima o poi la verità
di Gavino Pala
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Mogadiscio, 20 marzo 1994, l’agenzia di stampa Ansa alle 14,43 batte la notizia dal titolo: “Somalia uccisi due giornalisti italiani a Mogadiscio”
Le la giornalista e inviata del TG3, Ilaria Alpi, e il suo cameraman, Miran Hrovatin erano stati brutalmente uccisi. I due giornalisti erano in Somalia per seguire la missione ONU Restore Hope e raccontare la guerra civile nel paese africano, ma non solo. Ilaria stava anche seguendo un traffico di rifiuti tossici che venivano smaltiti, illegalmente, in quel paese. Secondo alcune ricostruzioni, la giornalista del TG3 avrebbe individuato dei legami tra l’esercito somalo e istituzioni italiane proprio nello smaltimento dei rifiuti. Anche questa vicenda si potrebbe ascrivere tra i tanti misteri che segnano la storia recente del nostro paese.
E gli ingredienti ci sono tutti, un paese senza un vero governo ma comandato da sultani e trafficanti d’armi, servizi segreti italiani, traffici illeciti, una giornalista che indagava su una verità che sembrava scomoda per lo Stato Italiano, anche un taccuino che, come racconta il padre di Ilaria, Giorgio Alpi, sarebbe misteriosamente scomparso durante il rimpatrio delle salme e che conteneva gli appunti di un’importante intervista che un sultano locale aveva rilasciato alla Alpi poco prima che lei venisse uccisa.
Due giorni dopo, il 22 marzo la procura di Roma decide di aprire un fascicolo per indagare sull’omicidio.
A 18 anni di distanza la verità non è ancora emersa, nonostante abbiano indagato magistratura, politica e giornalisti. È stata un’esecuzione in piena regola, questo è una delle poche cose certe. E ad oggi l’unico condannato per quell’omicidio, con sentenze non sempre coerenti tra loro, è Omar Hashi Assan, ma sembra più il capro espiatorio di tutta la vicenda che il vero colpevole dell’omicidio.
18 anni senza la verità. Con qualche dichiarazione, qualche colpo di scena, qualche smentita, qualche scoop giornalistico, inchieste riaperte grazie a qualche testimone e testimoni smentiti.
Ad oggi, l’unico processo ancora aperto è a carico di Ali Rage Ahmed, detto Gelle. Ahmed è accusato di falsa testimonianza, e in questi giorni sono in calendario alcune udienze del processo, per aver accusato falsamente Omar Hashi Assan. È stato lo stesso Ahmed ha dichiarare, nel 2008, di aver raccontato il falso dietro ricompensa.
Negli anni i genitori di Ilaria non hanno smesso di lottare per avere la verità sull’omicidio della figlia, forse, a distanza di 18 anni, forse se la meritano.
Le la giornalista e inviata del TG3, Ilaria Alpi, e il suo cameraman, Miran Hrovatin erano stati brutalmente uccisi. I due giornalisti erano in Somalia per seguire la missione ONU Restore Hope e raccontare la guerra civile nel paese africano, ma non solo. Ilaria stava anche seguendo un traffico di rifiuti tossici che venivano smaltiti, illegalmente, in quel paese. Secondo alcune ricostruzioni, la giornalista del TG3 avrebbe individuato dei legami tra l’esercito somalo e istituzioni italiane proprio nello smaltimento dei rifiuti. Anche questa vicenda si potrebbe ascrivere tra i tanti misteri che segnano la storia recente del nostro paese.
E gli ingredienti ci sono tutti, un paese senza un vero governo ma comandato da sultani e trafficanti d’armi, servizi segreti italiani, traffici illeciti, una giornalista che indagava su una verità che sembrava scomoda per lo Stato Italiano, anche un taccuino che, come racconta il padre di Ilaria, Giorgio Alpi, sarebbe misteriosamente scomparso durante il rimpatrio delle salme e che conteneva gli appunti di un’importante intervista che un sultano locale aveva rilasciato alla Alpi poco prima che lei venisse uccisa.
Due giorni dopo, il 22 marzo la procura di Roma decide di aprire un fascicolo per indagare sull’omicidio.
A 18 anni di distanza la verità non è ancora emersa, nonostante abbiano indagato magistratura, politica e giornalisti. È stata un’esecuzione in piena regola, questo è una delle poche cose certe. E ad oggi l’unico condannato per quell’omicidio, con sentenze non sempre coerenti tra loro, è Omar Hashi Assan, ma sembra più il capro espiatorio di tutta la vicenda che il vero colpevole dell’omicidio.
18 anni senza la verità. Con qualche dichiarazione, qualche colpo di scena, qualche smentita, qualche scoop giornalistico, inchieste riaperte grazie a qualche testimone e testimoni smentiti.
Ad oggi, l’unico processo ancora aperto è a carico di Ali Rage Ahmed, detto Gelle. Ahmed è accusato di falsa testimonianza, e in questi giorni sono in calendario alcune udienze del processo, per aver accusato falsamente Omar Hashi Assan. È stato lo stesso Ahmed ha dichiarare, nel 2008, di aver raccontato il falso dietro ricompensa.
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