Documentazione e testimonianze
Documento aggiornato al 25/02/2004
La Commissione ha acquisito direttamente e tramite l'autorità giudiziaria una vasta documentazione non solo sulla gestione del sequestro da parte delle BR ma altresì sugli obiettivi politici che esse si erano proposte di conseguire.
Si tratta innanzitutto degli interrogatori di ex terroristi che hanno deciso di abbandonare la lotta armata e che hanno collaborato con la Magistratura e con la Commissione riferendo quanto a loro conoscenza e fornendo un contributo di analisi e di interpretazione sulla strategia generale dell'organizzazione terroristica e su suoi specifici comportamenti.
Nessuno di costoro, per quanto è sino ad ora noto, o perlomeno da loro ammesso, ha direttamente partecipato ai fatti oggetto dell'inchiesta e manca perciò una ricostruzione completa di quei cinquantacinque giorni da parte dei terroristi. Tuttavia i contributi acquisiti non sono di secondaria importanza perché gli interrogati hanno potuto riferire su quanto fu loro detto dai diretti protagonisti, nonché su quanto appreso all'interno dell'organizzazione terroristica e nel corso di riunioni di organismi dirigenti dei quali qualcuno di essi faceva parte.
Le deposizioni di maggiore interesse sono state quelle di Antonio Savasta, di Patrizio Peci e Valerio Morucci. Il primo entrò a far parte nel settembre '78 della direzione della colonna romana e qualche tempo dopo entrò addirittura nell'esecutivo, organismo di vertice con il compito di eseguire le decisioni della direzione strategica. Savasta compì inoltre nell'autunno 1977, insieme ad Emilia Libera, una indagine per accertare se Moro potesse essere attaccato nell'Università. Ma Moro nell'Università era attorniato da troppe persone e il servizio di scorta, in particolare il maresciallo Leonardi, era particolarmente attento; le BR decisero perciò di attaccare il Presidente della Dc mentre era, con la sua scorta, in macchina. La scorta, infatti, all'interno dell'auto reagisce con minore prontezza e costituisce per chi attacca un obiettivo unico, indipendentemente dal numero di coloro che ne fanno parte. Dopo la strage ed il sequestro, Savasta venne incaricato da Bruno Seghetti, insieme ad Emilia Libera e Teodoro Spadaccini, di custodire la Renault rossa nella quale fu successivamente rinvenuto, il 9 maggio, il corpo dello statista democristiano. Le mansioni svolte e le funzioni rivestite hanno consentito a Savasta di riferire su aspetti particolarmente rilevanti della vicenda.
Patrizio Peci era invece estraneo agli ambienti del terrorismo romano, ma venne informato dal suo capo colonna, Raffaele Fiore, che partecipò alla strage, prelevando con le sue mani il Presidente della DC e conducendolo sull'auto delle BR. Egli inoltre apprese successivamente particolari della vicenda perché succedette al Fiore nella direzione della colonna torinese, dopo l'arresto di quest'ultimo avvenuto in Torino il 17 marzo 1979.
Valerio Morucci è l'unico degli imputati per la strage di via Fani e per il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro che ha accettato una forma di collaborazione con la Commissione. Le sue dichiarazioni, pur mantenendosi pressoché costantemente sul terreno delle spiegazioni "teoriche" della vicenda sono state in più di un punto rilevanti, in particolare sui motivi che indussero le BR ad assassinare il loro prigioniero proprio quando sembrava aprirsi qualche smagliatura nell'alleanza politica che aveva deciso di non cedere al ricatto brigatista.
Su aspetti specifici sono risultate di notevole interesse le dichiarazioni rese, tra gli altri, dagli ex terroristi Alfredo Buonavita, Marco Barbone, Marco Donat-Cattin, Michele Galati, Ave Maria Patricola.
Tra i documenti giudiziari la Commissione ha attinto, in particolare, alle requisitorie e alle ordinanze di rinvio a giudizio emesse dagli uffici giudiziari di Bergamo, Genova, Milano, Roma e Torino e alle conseguenti sentenze delle Corti di Assise, ove già pronunciate; sono stati acquisiti gli atti relativi alle tre istruttorie e al dibattimento per la strage di via Fani, il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro.
La Commissione ha altresì interrogato tutti i familiari dell'onorevole Moro e coloro che facendo parte del suo entourage politico, o essendo suoi amici, erano in qualche modo intervenuti durante i cinquantacinque giorni.
Sono stati interrogati inoltre il Presidente del Consiglio dell'epoca, onorevole Giulio Andreotti, i ministri dell'interno e della giustizia, onorevole Francesco Cossiga e senatore Francesco Paolo Bonifacio, i segretari dei partiti democratici, ai quali la Commissione ha tra l'altro chiesto la loro interpretazione e valutazione dei fatti, tutti coloro che intervennero nella vicenda o perché investiti di specifiche responsabilità istituzionali o per propria personale iniziativa.
La Commissione ha acquisito tutte le risoluzioni strategiche delle Brigate Rosse, i documenti generali della stessa organizzazione, i documenti emessi durante il sequestro, quelli emessi in occasione degli altri attentati, le lettere di Aldo Moro recapitate ai destinatari e quelle rinvenute a Milano il I ottobre 1978 nella base di via Montenevoso, oltre al così detto memoriale, anche esso rinvenuto in via Montenevoso.
Si tratta innanzitutto degli interrogatori di ex terroristi che hanno deciso di abbandonare la lotta armata e che hanno collaborato con la Magistratura e con la Commissione riferendo quanto a loro conoscenza e fornendo un contributo di analisi e di interpretazione sulla strategia generale dell'organizzazione terroristica e su suoi specifici comportamenti.
Nessuno di costoro, per quanto è sino ad ora noto, o perlomeno da loro ammesso, ha direttamente partecipato ai fatti oggetto dell'inchiesta e manca perciò una ricostruzione completa di quei cinquantacinque giorni da parte dei terroristi. Tuttavia i contributi acquisiti non sono di secondaria importanza perché gli interrogati hanno potuto riferire su quanto fu loro detto dai diretti protagonisti, nonché su quanto appreso all'interno dell'organizzazione terroristica e nel corso di riunioni di organismi dirigenti dei quali qualcuno di essi faceva parte.
Le deposizioni di maggiore interesse sono state quelle di Antonio Savasta, di Patrizio Peci e Valerio Morucci. Il primo entrò a far parte nel settembre '78 della direzione della colonna romana e qualche tempo dopo entrò addirittura nell'esecutivo, organismo di vertice con il compito di eseguire le decisioni della direzione strategica. Savasta compì inoltre nell'autunno 1977, insieme ad Emilia Libera, una indagine per accertare se Moro potesse essere attaccato nell'Università. Ma Moro nell'Università era attorniato da troppe persone e il servizio di scorta, in particolare il maresciallo Leonardi, era particolarmente attento; le BR decisero perciò di attaccare il Presidente della Dc mentre era, con la sua scorta, in macchina. La scorta, infatti, all'interno dell'auto reagisce con minore prontezza e costituisce per chi attacca un obiettivo unico, indipendentemente dal numero di coloro che ne fanno parte. Dopo la strage ed il sequestro, Savasta venne incaricato da Bruno Seghetti, insieme ad Emilia Libera e Teodoro Spadaccini, di custodire la Renault rossa nella quale fu successivamente rinvenuto, il 9 maggio, il corpo dello statista democristiano. Le mansioni svolte e le funzioni rivestite hanno consentito a Savasta di riferire su aspetti particolarmente rilevanti della vicenda.
Patrizio Peci era invece estraneo agli ambienti del terrorismo romano, ma venne informato dal suo capo colonna, Raffaele Fiore, che partecipò alla strage, prelevando con le sue mani il Presidente della DC e conducendolo sull'auto delle BR. Egli inoltre apprese successivamente particolari della vicenda perché succedette al Fiore nella direzione della colonna torinese, dopo l'arresto di quest'ultimo avvenuto in Torino il 17 marzo 1979.
Valerio Morucci è l'unico degli imputati per la strage di via Fani e per il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro che ha accettato una forma di collaborazione con la Commissione. Le sue dichiarazioni, pur mantenendosi pressoché costantemente sul terreno delle spiegazioni "teoriche" della vicenda sono state in più di un punto rilevanti, in particolare sui motivi che indussero le BR ad assassinare il loro prigioniero proprio quando sembrava aprirsi qualche smagliatura nell'alleanza politica che aveva deciso di non cedere al ricatto brigatista.
Su aspetti specifici sono risultate di notevole interesse le dichiarazioni rese, tra gli altri, dagli ex terroristi Alfredo Buonavita, Marco Barbone, Marco Donat-Cattin, Michele Galati, Ave Maria Patricola.
Tra i documenti giudiziari la Commissione ha attinto, in particolare, alle requisitorie e alle ordinanze di rinvio a giudizio emesse dagli uffici giudiziari di Bergamo, Genova, Milano, Roma e Torino e alle conseguenti sentenze delle Corti di Assise, ove già pronunciate; sono stati acquisiti gli atti relativi alle tre istruttorie e al dibattimento per la strage di via Fani, il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro.
La Commissione ha altresì interrogato tutti i familiari dell'onorevole Moro e coloro che facendo parte del suo entourage politico, o essendo suoi amici, erano in qualche modo intervenuti durante i cinquantacinque giorni.
Sono stati interrogati inoltre il Presidente del Consiglio dell'epoca, onorevole Giulio Andreotti, i ministri dell'interno e della giustizia, onorevole Francesco Cossiga e senatore Francesco Paolo Bonifacio, i segretari dei partiti democratici, ai quali la Commissione ha tra l'altro chiesto la loro interpretazione e valutazione dei fatti, tutti coloro che intervennero nella vicenda o perché investiti di specifiche responsabilità istituzionali o per propria personale iniziativa.
La Commissione ha acquisito tutte le risoluzioni strategiche delle Brigate Rosse, i documenti generali della stessa organizzazione, i documenti emessi durante il sequestro, quelli emessi in occasione degli altri attentati, le lettere di Aldo Moro recapitate ai destinatari e quelle rinvenute a Milano il I ottobre 1978 nella base di via Montenevoso, oltre al così detto memoriale, anche esso rinvenuto in via Montenevoso.