Il significato della data della strage e del sequestro
Documento aggiornato al 25/02/2004
Un'ulteriore conferma delle finalità del sequestro è stata da molti tratta in base alla data. Il 16 marzo infatti si presentava alla Camera dei deputati il IV Governo Andreotti, che per la prima volta, dopo i governi di unità immediatamente successivi alla liberazione dal nazifascismo, avrebbe avuto anche la fiducia del PCI.
Sia Peci che Savasta e Morucci hanno escluso che l'attentato fosse stato programmato in coincidenza con quella scadenza politica ed hanno affermato che fu realizzato quel giorno senza una ragione particolare (1).
La tesi della coincidenza voluta potrebbe tuttavia sembrare avvalorata da alcune circostanze di non secondario rilievo. Innanzitutto le stesse BR nella risoluzione "campagna di primavera" hanno indicato esplicitamente la data del 16 marzo come significativa del tipo di obiettivo che intendevano perseguire.
Nella notte tra il 15 e il 16 marzo, come già ricordato, alcuni sconosciuti squarciarono le ruote dell'autofurgone del fioraio che ogni giorno con quel furgone si recava all'angolo tra via Fani e via Stresa per vendere fiori. Non risulta che nei giorni precedenti vi siano state altre azioni dirette ad impedire al fioraio di recarsi sul suo posto di lavoro; quella mattina grazie al danneggiamento del furgone, l'angolo tra le due strade sarebbe rimasto, sgombro e le BR avrebbero avuto un testimone ed un ostacolo di meno.
Il 16 marzo, in coincidenza con la strage, non funzionarono i telefoni della zona interessata dall'attentato. L'interruzione aveva in particolare riguardato via Fani, via Stresa ed una terza via, dipendenti per il traffico telefonico da una stessa centralina. L'ingegner Francesco Aragona, dirigente della SIP, interrogato dalla Commissione, ha escluso che l'interruzione sia dipesa da una manomissione: si sarebbe invece trattato di un sovraccarico delle linee dovuto al fatto che tutti gli abitanti della zona cercarono di avvertire polizia e carabinieri per informarli di ciò che stava accadendo o che era appena accaduto. Il tecnico Alvaro Mancini ha dichiarato che il guasto era da attribuirsi ad una causa esterna alla centrale. Invero Patrizio Peci, interrogato il 5 aprile 1980 dal giudice istruttore di Roma, ha dichiarato "Mi pare di aver saputo che all'atto dell'operazione sia stato fatto anche un intervento sui telefoni per interrompere qualche linea". Egli peraltro sapeva con certezza che presso la SIP operava una brigata BR, tanto che i terroristi ai quali serviva conoscere un numero di telefono "si rivolgevano direttamente al compagno della brigata SIP di Roma".
Risulta infine che i terroristi erano stati presenti in via Fani nei giorni precedenti all'attentato, ma non anche che essi abbiano tentato l'attacco prima di quel giorno. Un testimone ha dichiarato all'autorità giudiziaria di aver visto nei giorni 14, 15, 16 marzo, poco prima delle otto, all'incrocio tra via Fani e via Stresa, dove c'è il segnale di stop, due giovani in atteggiamento affettuoso, uno dei quali fu poi riconosciuto su fotografie per Lauro Azzolini. Secondo l'ordinanza di rinvio a giudizio del giudice Ernesto Cudillo, numerosi testimoni hanno riferito che nei giorni precedenti la strage erano state viste alcune auto che effettuavano manovre rischiose ad alta velocità; in qualche caso vennero informate le autorità competenti, ma senza esito.
In base a questi elementi è da ritenere possibile che il giorno 16 marzo sia stato scelto proprio per la coincidenza con la presentazione del IV Governo Andreotti. D'altronde, valutando la situazione dalla parte dei terroristi, il significato politico dell'attentato non sarebbe mutato anche se l'onorevole Moro fosse stato sequestrato qualche giorno prima o qualche giorno dopo. La semplice esecuzione del progetto di attaccare il presidente della DC in quella fase politica, anche indipendentemente dall'esito, sarebbe stata sufficiente per esprimere il senso dell'attacco che le BR intendevano sferrare contro il disegno politico che si andava attuandole che vedeva tra i maggiori protagonisti il presidente della DC.
(1) In effetti la presentazione del Governo alle Camere per il 16 marzo fu annunciata soltanto alcuni giorni prima, mentre gli atti preparatori del sequestro erano già in corso da tempo.
Sia Peci che Savasta e Morucci hanno escluso che l'attentato fosse stato programmato in coincidenza con quella scadenza politica ed hanno affermato che fu realizzato quel giorno senza una ragione particolare (1).
La tesi della coincidenza voluta potrebbe tuttavia sembrare avvalorata da alcune circostanze di non secondario rilievo. Innanzitutto le stesse BR nella risoluzione "campagna di primavera" hanno indicato esplicitamente la data del 16 marzo come significativa del tipo di obiettivo che intendevano perseguire.
Nella notte tra il 15 e il 16 marzo, come già ricordato, alcuni sconosciuti squarciarono le ruote dell'autofurgone del fioraio che ogni giorno con quel furgone si recava all'angolo tra via Fani e via Stresa per vendere fiori. Non risulta che nei giorni precedenti vi siano state altre azioni dirette ad impedire al fioraio di recarsi sul suo posto di lavoro; quella mattina grazie al danneggiamento del furgone, l'angolo tra le due strade sarebbe rimasto, sgombro e le BR avrebbero avuto un testimone ed un ostacolo di meno.
Il 16 marzo, in coincidenza con la strage, non funzionarono i telefoni della zona interessata dall'attentato. L'interruzione aveva in particolare riguardato via Fani, via Stresa ed una terza via, dipendenti per il traffico telefonico da una stessa centralina. L'ingegner Francesco Aragona, dirigente della SIP, interrogato dalla Commissione, ha escluso che l'interruzione sia dipesa da una manomissione: si sarebbe invece trattato di un sovraccarico delle linee dovuto al fatto che tutti gli abitanti della zona cercarono di avvertire polizia e carabinieri per informarli di ciò che stava accadendo o che era appena accaduto. Il tecnico Alvaro Mancini ha dichiarato che il guasto era da attribuirsi ad una causa esterna alla centrale. Invero Patrizio Peci, interrogato il 5 aprile 1980 dal giudice istruttore di Roma, ha dichiarato "Mi pare di aver saputo che all'atto dell'operazione sia stato fatto anche un intervento sui telefoni per interrompere qualche linea". Egli peraltro sapeva con certezza che presso la SIP operava una brigata BR, tanto che i terroristi ai quali serviva conoscere un numero di telefono "si rivolgevano direttamente al compagno della brigata SIP di Roma".
Risulta infine che i terroristi erano stati presenti in via Fani nei giorni precedenti all'attentato, ma non anche che essi abbiano tentato l'attacco prima di quel giorno. Un testimone ha dichiarato all'autorità giudiziaria di aver visto nei giorni 14, 15, 16 marzo, poco prima delle otto, all'incrocio tra via Fani e via Stresa, dove c'è il segnale di stop, due giovani in atteggiamento affettuoso, uno dei quali fu poi riconosciuto su fotografie per Lauro Azzolini. Secondo l'ordinanza di rinvio a giudizio del giudice Ernesto Cudillo, numerosi testimoni hanno riferito che nei giorni precedenti la strage erano state viste alcune auto che effettuavano manovre rischiose ad alta velocità; in qualche caso vennero informate le autorità competenti, ma senza esito.
In base a questi elementi è da ritenere possibile che il giorno 16 marzo sia stato scelto proprio per la coincidenza con la presentazione del IV Governo Andreotti. D'altronde, valutando la situazione dalla parte dei terroristi, il significato politico dell'attentato non sarebbe mutato anche se l'onorevole Moro fosse stato sequestrato qualche giorno prima o qualche giorno dopo. La semplice esecuzione del progetto di attaccare il presidente della DC in quella fase politica, anche indipendentemente dall'esito, sarebbe stata sufficiente per esprimere il senso dell'attacco che le BR intendevano sferrare contro il disegno politico che si andava attuandole che vedeva tra i maggiori protagonisti il presidente della DC.
(1) In effetti la presentazione del Governo alle Camere per il 16 marzo fu annunciata soltanto alcuni giorni prima, mentre gli atti preparatori del sequestro erano già in corso da tempo.