Premessa
Documento aggiornato al 25/02/2004
Le Brigate Rosse consentirono al loro prigioniero di scrivere numerose lettere alla famiglia, ai collaboratori, ai leaders della DC, e di altri partiti, ad uomini di governo. Complessivamente sono ventiquattro le lettere pervenute dalla prigione; in un covo delle BR, scoperto a Milano in via Montenevoso il I ottobre 1978, sono state rinvenute le minute di quindici lettere, ma alcuni dei destinatari non le hanno mai ricevute, segno questo di una censura successiva dei brigatisti sulle comunicazioni del prigioniero.
Le tecniche di diffusione seguite dai brigatisti per far pervenire le lettere ai destinatari furono diverse. Alcune furono inviate direttamente ai giornali, altre furono allegate a comunicati, altre ancora furono fatte pervenire avvertendo persone dell'entourage della famiglia dell'onorevole Moro.
Non esiste un nesso tra i contenuto di ciascuna lettera e il mezzo usato per l'invio al destinatario o per la diffusione. La diversificazione dei mezzi di comunicazione non è da vedere quindi in funzione di specifici obiettivi che le BR intendevano perseguire con ciascuna lettera; essa servì invece a tenere vigile la tensione e ad impedire una lettura "lineare" delle comunicazioni del prigioniero. Infatti non si è stati e non si è tuttora in grado di stabilire se tra due lettere note ce ne siano state altre ignote.
Questo modo di procedere lasciò l'ambiente esterno in condizioni di grande incertezza ed aprì contraddizioni, dubbi e interrogativi che hanno diviso la società civile ed il mondo politico.
La propensione a leggere in ciascuna lettera un autenticò ed originale messaggio del prigioniero si contrappose ad un atteggiamento più prudente, per il quale quelle lettere servivano piuttosto alle BR per utilizzare le informazioni che provenivano dal prigioniero al fine di indebolire e lacerare il sistema politico.
Le BR ebbero la possibilità di giocare su più piani, l'informazione pubblica, gli affetti privati, i rapporti politici, senza seguire alcuna regola oggettiva, lasciando sempre aperta ed imprevedibile la mossa successiva e mantenendo saldamente in pugno il flusso delle informazioni tra il prigioniero e il mondo esterno e viceversa.
Le tecniche di diffusione seguite dai brigatisti per far pervenire le lettere ai destinatari furono diverse. Alcune furono inviate direttamente ai giornali, altre furono allegate a comunicati, altre ancora furono fatte pervenire avvertendo persone dell'entourage della famiglia dell'onorevole Moro.
Non esiste un nesso tra i contenuto di ciascuna lettera e il mezzo usato per l'invio al destinatario o per la diffusione. La diversificazione dei mezzi di comunicazione non è da vedere quindi in funzione di specifici obiettivi che le BR intendevano perseguire con ciascuna lettera; essa servì invece a tenere vigile la tensione e ad impedire una lettura "lineare" delle comunicazioni del prigioniero. Infatti non si è stati e non si è tuttora in grado di stabilire se tra due lettere note ce ne siano state altre ignote.
Questo modo di procedere lasciò l'ambiente esterno in condizioni di grande incertezza ed aprì contraddizioni, dubbi e interrogativi che hanno diviso la società civile ed il mondo politico.
La propensione a leggere in ciascuna lettera un autenticò ed originale messaggio del prigioniero si contrappose ad un atteggiamento più prudente, per il quale quelle lettere servivano piuttosto alle BR per utilizzare le informazioni che provenivano dal prigioniero al fine di indebolire e lacerare il sistema politico.
Le BR ebbero la possibilità di giocare su più piani, l'informazione pubblica, gli affetti privati, i rapporti politici, senza seguire alcuna regola oggettiva, lasciando sempre aperta ed imprevedibile la mossa successiva e mantenendo saldamente in pugno il flusso delle informazioni tra il prigioniero e il mondo esterno e viceversa.