I contatti tra brigatisti romani e leaders autonomi
Documento aggiornato al 25/02/2004
Un elemento che fa supporre l'esistenza di stabili canali di comunicazione tra alcuni esponenti dell'Autonomia Operaia ed un settore delle BR è dato dalla disponibilità, da loro manifestata in colloqui con autorevoli dirigenti politici, a saggiare la praticabilità della trattativa per salvare la vita dell'onorevole Moro: per questa - come si è detto - "premeva" anche una componente interna alle BR.
Gli episodi più rilevanti - oltre il già ricordato incontro di Rossellini con l'onorevole De Michelis nelle convulse ore del 16 marzo - furono l'assunzione da parte di Lanfranco Pace e di Franco Piperno del ruolo di possibili intermediari tra le BR e i dirigenti del PSI al fine di stabilire un contatto per una trattativa, e l'incontro tra il leader dei "Volsci" Daniele Pifano e il Sostituto procuratore della Repubblica Claudio Vitalone per contattare le BR e favorire la liberazione di Aldo Moro.
Il primo episodio è assai significativo. Ha riferito l'onorevole Signorile che Piperno - contattato da esponenti del PSI per eventuali informazioni sul significato dell'agguato di via Fani e sulle possibilità di liberare Aldo Moro - fece presente l'insufficienza di un "mero atto di clemenza da parte dello Stato per sbloccare il problema Moro, e la necessità di un intervento che consentisse un riconoscimento di fatto delle BR come interlocutore politico". Tale impostazione fu ribadita nel colloquio tra gli stessi personaggi alla fine di aprile. Identica fu la posizione emersa nell'incontro tra l'ingegner Lanfranco Pace e il senatore Landolfi il 6 maggio, cioè all'indomani della pubblicazione del comunicato BR n. 9, contenente l'ammonimento "concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato".
Secondo quanto ha riferito alla Commissione il senatore Landolfi, egli incontrò casualmente Pace mentre portava a spasso il cane e lo invitò a incontrarsi immediatamente con l'onorevole Craxi. Su tale colloquio ci si soffermerà più ampiamente nel capitolo X.
In questa sede conta rilevare che tanto il senatore Landolfi nel presentare Lanfranco Pace all'onorevole Craxi, quanto il direttore dell' "Espresso" nel promuovere l'incontro tra l'onorevole Signorile e Franco Piperno mostrarono di ritenerli un canale del tutto valido.
Da parte loro Piperno e Pace chiesero risposte estremamente significative come quelle richiamate e certamente si attivarono per far prevalere all'interno delle BR una diversa linea di gestione del sequestro. Se questo risultato non si realizzò ciò dipese dal fatto che le posizioni del gruppo Morucci erano minoritarie nella colonna romana delle BR.
Naturalmente di questa situazione non avevano consapevolezza, al momento, l'onorevole Craxi e l'onorevole Signorile. Anche su questa parte dell'inchiesta rimangono aperti molti interrogativi, peraltro accresciuti dalle vicende "Metropoli" e CERPET.
Gli episodi più rilevanti - oltre il già ricordato incontro di Rossellini con l'onorevole De Michelis nelle convulse ore del 16 marzo - furono l'assunzione da parte di Lanfranco Pace e di Franco Piperno del ruolo di possibili intermediari tra le BR e i dirigenti del PSI al fine di stabilire un contatto per una trattativa, e l'incontro tra il leader dei "Volsci" Daniele Pifano e il Sostituto procuratore della Repubblica Claudio Vitalone per contattare le BR e favorire la liberazione di Aldo Moro.
Il primo episodio è assai significativo. Ha riferito l'onorevole Signorile che Piperno - contattato da esponenti del PSI per eventuali informazioni sul significato dell'agguato di via Fani e sulle possibilità di liberare Aldo Moro - fece presente l'insufficienza di un "mero atto di clemenza da parte dello Stato per sbloccare il problema Moro, e la necessità di un intervento che consentisse un riconoscimento di fatto delle BR come interlocutore politico". Tale impostazione fu ribadita nel colloquio tra gli stessi personaggi alla fine di aprile. Identica fu la posizione emersa nell'incontro tra l'ingegner Lanfranco Pace e il senatore Landolfi il 6 maggio, cioè all'indomani della pubblicazione del comunicato BR n. 9, contenente l'ammonimento "concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato".
Secondo quanto ha riferito alla Commissione il senatore Landolfi, egli incontrò casualmente Pace mentre portava a spasso il cane e lo invitò a incontrarsi immediatamente con l'onorevole Craxi. Su tale colloquio ci si soffermerà più ampiamente nel capitolo X.
In questa sede conta rilevare che tanto il senatore Landolfi nel presentare Lanfranco Pace all'onorevole Craxi, quanto il direttore dell' "Espresso" nel promuovere l'incontro tra l'onorevole Signorile e Franco Piperno mostrarono di ritenerli un canale del tutto valido.
Da parte loro Piperno e Pace chiesero risposte estremamente significative come quelle richiamate e certamente si attivarono per far prevalere all'interno delle BR una diversa linea di gestione del sequestro. Se questo risultato non si realizzò ciò dipese dal fatto che le posizioni del gruppo Morucci erano minoritarie nella colonna romana delle BR.
Naturalmente di questa situazione non avevano consapevolezza, al momento, l'onorevole Craxi e l'onorevole Signorile. Anche su questa parte dell'inchiesta rimangono aperti molti interrogativi, peraltro accresciuti dalle vicende "Metropoli" e CERPET.