L'episodio di Viterbo

Documento aggiornato al 25/02/2004
L'episodio più inquietante è quello avvenuto a Viterbo il 21 marzo. (1)
Nel pomeriggio di quel giorno, un ragazzo di quindici anni, Roberto Lauricella, riferì, telefonando al 113, di avere notato un pulmino giallo e bianco con targa tedesca e due persone a bordo, seguito da una berlina Mercedes color caffellatte anch'essa con targa tedesca e cinque passeggeri. Di questa seconda vettura era stata aperta per un attimo la portiera poriore sinistra e Lauricella aveva ritenuto di intravedere, tra le gambe di uno dei passeggeri, una "machine pistol".
Il ragazzo fu in grado di indicare la targa del pulmino: PANY 521.
La questura di Viterbo dispose una battuta lungo la strada in direzione di Roma imboccata dai due autoveicoli, ma senza successo.
La questura di Roma, informata, interessò, tramite l'Interpol la polizia tedesca.
Il 24 marzo l'Interpol forniva due interessanti notizie: la targa segnalata non apparteneva ad un pulmino ma ad una autovettura Volvo; detta autovettura apparteneva a tale Norman Ehehalt, noto per avere prestato assistenza ad una associazione criminale e per la sua appartenenza ad un gruppo anarchico.
Successivamente, il 28 marzo, l'Interpol riferiva che la Volvo, alla quale la targa apparteneva, era stata gravemente danneggiata in un incidente stradale avvenuto a fine dicembre 1977. Sempre tramite l'Interpol, la polizia tedesca chiedeva di conoscere i motivi che avevano indotto la polizia italiana a richiedere le informazioni.
Purtroppo nessuno provvide a dare disposizioni ai posti di frontiera perché fossero effettuati controlli al momento in cui i due automezzi avessero effettuato il rientro in patria.
Il 6 aprile il ragazzo fu finalmente convocato dalla questura di Viterbo per mettere a verbale la sua deposizione.
Il 18 maggio la polizia tedesca rinvenne, nel corso di una perquisizione in una tipografia, le targhe PANY 521 bruciacchiate e piegate. Nessuna traccia fu invece trovata dell'autovettura Volvo.
Norman Ehehalt rifiutò di rispondere alle domande della polizia tedesca e successivamente all'interrogatorio per rogatoria del giudice istruttore di Roma.
La circostanza - successivamente riferita da Peci - che il terrorista tedesco Willy Peter Stoll sarebbe stato in contatto con Moretti almeno fino alla scoperta della base di via Montenevoso, richiamò di nuovo l'attenzione sull'episodio di Viterbo. L'Interpol aveva infatti accertato - secondo quanto riferisce il giudice istruttore Imposimato nell'ordinanza di rinvio a giudizio dell'1 1 gennaio 1982 - l'esistenza di un rapporto tra Stoll e Ehehalt (1).
Il rifiuto di quest'ultimo di fornire spiegazioni può, quindi, essere interpretato - sempre secondo il giudice Imposimato - come un atto tendente a coprire Stoll nel caso questi fosse stato uno degli occupanti delle macchine di Viterbo.
A conferma dei collegamenti di Stoll con i terroristi italiani, va sottolineato che, quando egli fu poi ucciso a Dusseldorf in un ristorante cinese, aveva con sé documenti concernenti tali rapporti.

(1)Testimonianza di Ettore Tacco alla DIGOS del 31 marzo 1978.
 
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