8. L'Hyperion
Documento aggiornato al 27/12/2004
L'attiva solidarietà di "amici" francesi, la presenza di una vera e propria rete di complici italiani e la tradizionale propensione dei governi transalpini al riconoscimento del diritto di asilo hanno indotto le organizzazioni terroristiche italiane ad utilizzare ampiamente la Francia come rifugio per i militanti ricercati e come luogo di incontro con organizzazioni straniere.
Il ministro dell'interno Rognoni ha dichiarato alla Commissione di avere "ripetutamente, fino a rischiare di essere noioso e ripetitivo" posto questo problema ai ministri degli interni francesi. E in effetti, nei tempi più recenti, è stato possibile riscontrare una maggiore disponibilità delle autorità francesi a cooperare con le autorità italiane impegnate nella lotta al terrorismo.
Con le confessioni di Michele Galati e di Marina Bono sono stati raccolti elementi sulle attività di copertura e di appoggio al terrorismo italiano che si ha ragione di ritenere siano state svolte dall'istituto Hyperion di Parigi, una scuola di lingue tra i cui soci fondatori figurano Corrado Simioni, Vanni Mulinaris e Duccio Berio.
Costoro sono ben noti per aver svolto un ruolo rilevante nel periodo in cui il terrorismo rosso italiano cominciò a prendere forma organizzata ed a condurre le prime clamorose azioni.
Negli anni 1967-1970 le biografie di Simioni e Mulinaris, in particolare, coincidono con quelle di Curcio, Moretti, Saugo, Mara Cagol e Franceschini giacché tutti insieme cospirarono, organizzarono nuclei armati ed operarono attentati.
Nel memoriale che Marco Pisetta scrisse nel lontano 1972, si legge: "Al termine della riunione di Rocchetta Ligure, che si rivelò un fallimento rispetto all'obiettivo di unificazione dei gruppi clandestini, Curcio, Saugo e Simioni rientrarono a Milano continuando nella loro attività nell'ambito del Collettivo Politico Metropolitano che successivamente si trasformò in Sinistra Proletaria. Verso il settembre-ottobre 1970, Curcio e Simioni dettero vita ad un gruppo clandestino che doveva fiancheggiare, con metodologia tipica dei "tupamaros", la lotta politica "legalitaria" della "Sinistra Proletaria".
A questa frangia occulta venne dato il nome di Brigate Rosse. In nome di "Giustizia Popolare", secondo quanto venne a dirmi Mulinaris Giovanni, furono compiute dalle Brigate Rosse un certo numero di azioni". Subito dopo si determinò però - sempre secondo il racconto di Pisetta "un conflitto di fondo tra Simioni e Curcio che sfociò nella defezione di Simioni dalle Brigate Rosse. Quest'ultimo, nel distaccarsi, si appropriò di quasi tutto l'armamento disponibile e dei mezzi finanziari".
E' poi noto che Simioni e Mulinaris fondarono il "Superclan", del quale fece parte per un breve periodo anche Mario Moretti che, ben presto, però, rientrò nelle Brigate Rosse. Secondo le concordi rivelazioni di molti pentiti, il Superclan nacque con la velleitaria pretesa di egemonizzare e coordinare le varie organizzazioni terroristiche. Recentemente anche Galati ha riferito di una grave frattura che, nel 1970, intervenne nei rapporti tra Curcio e Simioni e, a differenza di Pisetta, che dichiarò di non conoscerne la causa, ha raccontato un episodio che, a suo avviso, sarebbe stato la causa del grave contrasto.
Secondo Galati, Simioni aveva progettato un attentato dinamitardo contro la sede dell'ambasciata statunitense di Atene. Poiché il piano prevedeva l'utilizzazione di una donna, Simioni si era rivolto a Mara Cagol, alla quale aveva però richiesto di non parlarne con Curcio. La Cagol pensò invece bene di confidarsi col suo compagno il quale manifestò un totale disaccordo ed indusse la donna a ritirarsi.
Simioni fu quindi costretto ad utilizzare Maria Elena Angeloni, la quale perì nell'attentato per un difetto dell'ordigno esplosivo (1). La tragica conclusione della vicenda avrebbe provocato la definitiva rottura dei rapporti tra Simioni e Curcio.
Alfredo Buonavita ha confermato alla Commissione l'episodio di Atene e la conseguente frattura tra Simioni e Curcio.
Sull'attività dell'Hyperion la Commissione ha, sin dall'inizio della sua attività, fissato la sua attenzione, a ciò stimolata anche dalle dichiarazioni dell'onorevole Craxi (2) che aveva ammonito a non cercare lontano il "grande vecchio" ma a concentrare la ricerca su personaggi che, dopo aver svolto' attività politica in Italia, si erano ritrovati in Francia.
La stampa aveva fatto perciò il nome di Corrado Simioni, ricordando la sua giovanile milizia nel PSI e la sua successiva attività eversiva (3).
Inoltre era emerso, da indagini svolte dall'autorità giudiziaria, che l'Hyperion aveva ottenuto, tramite Simioni, una fidejussione dall'ingegner Cesare Rancilio, cittadino italiano residente a Parigi, fratello di Augusto Rancílio che subì un sequestro di persona a Cesano Boscone, il 2 ottobre 1978. Era stato pertanto affacciato il sospetto che l'avallo fosse stato concesso per favorire il buon esito della trattativa per il rilascio, sempre nell'ipotesi che il sequestro avesse una matrice politica.
Purtroppo le insistenti richieste rivolte dalla Commissione alle autorità di polizia ed ai servizi perché svolgessero serie indagini sull'istituto parigino sono state in pratica disattese.
Tale riluttanza è stata giustificata con la mancata collaborazione dei servizi francesi, che non spiega, però, la rinuncia dei servizi italiani ad acquisire direttamente ogni possibile notizia.
Va ricordato anche che una irruzione della polizia francese nei locali dell'istituto, operata nel 1978 a seguito di una specifica richiesta della magistratura padovana, non portò ad alcun apprezzabile risultato, probabilmente perché una notizia, inopportunamente pubblicata dal "Corriere della Sera", in pratica preannunciò l'evento. Notizie più dettagliate sull'attività dell'Hyperion sono state fornite da Galati, il quale ricevette numerose confidenze da Moretti che, a differenza di Curcio, continuò a mantenere rapporti frequenti con i vecchi amici del Collettivo Metropolitano Simioni, Berio e Mulinaris. A proposito di quest'ultimo, Galati ha riferito che Moretti gli proibì di utilizzarlo nel Veneto perché "non era assolutamente il caso di fargli correre rischi, giacché Mulinaris serviva per contatti a livello internazionale e per le armi".
Galati ha pure dichiarato che l'Hyperion fu creato allo scopo di dare protezione a vari latitanti e tale funzione avrebbe permesso ai suoi dirigenti di stabilire collegamenti con organizzazioni quali l'IRA, l'ETA e l'OLP. In tal modo l'Hyperion sarebbe poi diventato un canale di collegamento tra le BR e alcuni settori minoritari dell'OLP per la fornitura di armi.
Le notizie fornite da Galati inducono a ritenere ancora più grave la sottovalutazione dell'attività dell'Hyperion da parte dei nostri servizi, essendo evidente che un serio controllo dei movimenti di Simioni avrebbe potuto portare a significativi risultati, anche in considerazione dei frequenti contatti con Moretti.
Savasta, pur dichiarando di non conoscere l'istituto Hyperion ed i nomi dei "compagni" operanti a Parigi, ha confermato l'esistenza in Francia di una rete avente le stesse caratteristiche elencate da Galati. Ha inoltre precisato che di tale rete si sono serviti numerosi brigatisti costretti ad espatriare per trovare sicuro rifugio. Come si è già detto, Savasta ha dato per certo che i rapporti con i fornitori di armi palestinesi venivano tenuti a Parigi e che il tramite era la suddetta "rete di compagni".
Anche secondo Savasta i contatti con la rete parigina erano curati da Moretti che, a questo scopo, si recava frequentemente a Parigi accompagnato da Anna Laura Braghetti. I due si servivano di passaporti intestati rispettivamente a Maurizio lannelli e Roberta Cappelli.
All'esistenza di una organizzazione operante in Francia per assicurare ai brigatisti costretti a fuggire dall'Italia rifugi ed assistenza ha fatto pure riferimento Carlo Fioroni.
Il ministro dell'interno Rognoni ha dichiarato alla Commissione di avere "ripetutamente, fino a rischiare di essere noioso e ripetitivo" posto questo problema ai ministri degli interni francesi. E in effetti, nei tempi più recenti, è stato possibile riscontrare una maggiore disponibilità delle autorità francesi a cooperare con le autorità italiane impegnate nella lotta al terrorismo.
Con le confessioni di Michele Galati e di Marina Bono sono stati raccolti elementi sulle attività di copertura e di appoggio al terrorismo italiano che si ha ragione di ritenere siano state svolte dall'istituto Hyperion di Parigi, una scuola di lingue tra i cui soci fondatori figurano Corrado Simioni, Vanni Mulinaris e Duccio Berio.
Costoro sono ben noti per aver svolto un ruolo rilevante nel periodo in cui il terrorismo rosso italiano cominciò a prendere forma organizzata ed a condurre le prime clamorose azioni.
Negli anni 1967-1970 le biografie di Simioni e Mulinaris, in particolare, coincidono con quelle di Curcio, Moretti, Saugo, Mara Cagol e Franceschini giacché tutti insieme cospirarono, organizzarono nuclei armati ed operarono attentati.
Nel memoriale che Marco Pisetta scrisse nel lontano 1972, si legge: "Al termine della riunione di Rocchetta Ligure, che si rivelò un fallimento rispetto all'obiettivo di unificazione dei gruppi clandestini, Curcio, Saugo e Simioni rientrarono a Milano continuando nella loro attività nell'ambito del Collettivo Politico Metropolitano che successivamente si trasformò in Sinistra Proletaria. Verso il settembre-ottobre 1970, Curcio e Simioni dettero vita ad un gruppo clandestino che doveva fiancheggiare, con metodologia tipica dei "tupamaros", la lotta politica "legalitaria" della "Sinistra Proletaria".
A questa frangia occulta venne dato il nome di Brigate Rosse. In nome di "Giustizia Popolare", secondo quanto venne a dirmi Mulinaris Giovanni, furono compiute dalle Brigate Rosse un certo numero di azioni". Subito dopo si determinò però - sempre secondo il racconto di Pisetta "un conflitto di fondo tra Simioni e Curcio che sfociò nella defezione di Simioni dalle Brigate Rosse. Quest'ultimo, nel distaccarsi, si appropriò di quasi tutto l'armamento disponibile e dei mezzi finanziari".
E' poi noto che Simioni e Mulinaris fondarono il "Superclan", del quale fece parte per un breve periodo anche Mario Moretti che, ben presto, però, rientrò nelle Brigate Rosse. Secondo le concordi rivelazioni di molti pentiti, il Superclan nacque con la velleitaria pretesa di egemonizzare e coordinare le varie organizzazioni terroristiche. Recentemente anche Galati ha riferito di una grave frattura che, nel 1970, intervenne nei rapporti tra Curcio e Simioni e, a differenza di Pisetta, che dichiarò di non conoscerne la causa, ha raccontato un episodio che, a suo avviso, sarebbe stato la causa del grave contrasto.
Secondo Galati, Simioni aveva progettato un attentato dinamitardo contro la sede dell'ambasciata statunitense di Atene. Poiché il piano prevedeva l'utilizzazione di una donna, Simioni si era rivolto a Mara Cagol, alla quale aveva però richiesto di non parlarne con Curcio. La Cagol pensò invece bene di confidarsi col suo compagno il quale manifestò un totale disaccordo ed indusse la donna a ritirarsi.
Simioni fu quindi costretto ad utilizzare Maria Elena Angeloni, la quale perì nell'attentato per un difetto dell'ordigno esplosivo (1). La tragica conclusione della vicenda avrebbe provocato la definitiva rottura dei rapporti tra Simioni e Curcio.
Alfredo Buonavita ha confermato alla Commissione l'episodio di Atene e la conseguente frattura tra Simioni e Curcio.
Sull'attività dell'Hyperion la Commissione ha, sin dall'inizio della sua attività, fissato la sua attenzione, a ciò stimolata anche dalle dichiarazioni dell'onorevole Craxi (2) che aveva ammonito a non cercare lontano il "grande vecchio" ma a concentrare la ricerca su personaggi che, dopo aver svolto' attività politica in Italia, si erano ritrovati in Francia.
La stampa aveva fatto perciò il nome di Corrado Simioni, ricordando la sua giovanile milizia nel PSI e la sua successiva attività eversiva (3).
Inoltre era emerso, da indagini svolte dall'autorità giudiziaria, che l'Hyperion aveva ottenuto, tramite Simioni, una fidejussione dall'ingegner Cesare Rancilio, cittadino italiano residente a Parigi, fratello di Augusto Rancílio che subì un sequestro di persona a Cesano Boscone, il 2 ottobre 1978. Era stato pertanto affacciato il sospetto che l'avallo fosse stato concesso per favorire il buon esito della trattativa per il rilascio, sempre nell'ipotesi che il sequestro avesse una matrice politica.
Purtroppo le insistenti richieste rivolte dalla Commissione alle autorità di polizia ed ai servizi perché svolgessero serie indagini sull'istituto parigino sono state in pratica disattese.
Tale riluttanza è stata giustificata con la mancata collaborazione dei servizi francesi, che non spiega, però, la rinuncia dei servizi italiani ad acquisire direttamente ogni possibile notizia.
Va ricordato anche che una irruzione della polizia francese nei locali dell'istituto, operata nel 1978 a seguito di una specifica richiesta della magistratura padovana, non portò ad alcun apprezzabile risultato, probabilmente perché una notizia, inopportunamente pubblicata dal "Corriere della Sera", in pratica preannunciò l'evento. Notizie più dettagliate sull'attività dell'Hyperion sono state fornite da Galati, il quale ricevette numerose confidenze da Moretti che, a differenza di Curcio, continuò a mantenere rapporti frequenti con i vecchi amici del Collettivo Metropolitano Simioni, Berio e Mulinaris. A proposito di quest'ultimo, Galati ha riferito che Moretti gli proibì di utilizzarlo nel Veneto perché "non era assolutamente il caso di fargli correre rischi, giacché Mulinaris serviva per contatti a livello internazionale e per le armi".
Galati ha pure dichiarato che l'Hyperion fu creato allo scopo di dare protezione a vari latitanti e tale funzione avrebbe permesso ai suoi dirigenti di stabilire collegamenti con organizzazioni quali l'IRA, l'ETA e l'OLP. In tal modo l'Hyperion sarebbe poi diventato un canale di collegamento tra le BR e alcuni settori minoritari dell'OLP per la fornitura di armi.
Le notizie fornite da Galati inducono a ritenere ancora più grave la sottovalutazione dell'attività dell'Hyperion da parte dei nostri servizi, essendo evidente che un serio controllo dei movimenti di Simioni avrebbe potuto portare a significativi risultati, anche in considerazione dei frequenti contatti con Moretti.
Savasta, pur dichiarando di non conoscere l'istituto Hyperion ed i nomi dei "compagni" operanti a Parigi, ha confermato l'esistenza in Francia di una rete avente le stesse caratteristiche elencate da Galati. Ha inoltre precisato che di tale rete si sono serviti numerosi brigatisti costretti ad espatriare per trovare sicuro rifugio. Come si è già detto, Savasta ha dato per certo che i rapporti con i fornitori di armi palestinesi venivano tenuti a Parigi e che il tramite era la suddetta "rete di compagni".
Anche secondo Savasta i contatti con la rete parigina erano curati da Moretti che, a questo scopo, si recava frequentemente a Parigi accompagnato da Anna Laura Braghetti. I due si servivano di passaporti intestati rispettivamente a Maurizio lannelli e Roberta Cappelli.
All'esistenza di una organizzazione operante in Francia per assicurare ai brigatisti costretti a fuggire dall'Italia rifugi ed assistenza ha fatto pure riferimento Carlo Fioroni.
Annotazioni − (1) L'attentato fu compiuto alle ore 15.55 del 2 settembre 1970. In esso trovò la morte, insieme all'Angeloni, lo studente cipriota Giorgio Christou Tsikouris iscritto al quarto anno della facoltà di matematica prezzo l'università Statale di Milano.
(2) Secondo quanto riportato dal quotidiano "Il Tempo" l'onorevole Craxi avrebbe fatto riferimento a persone "che hanno cominciato a far politica con noi e che poi abbiamo perso di vista... non erano dirigenti politici ma avevano qualità politiche... poi si sono ritrovati a Parigi".
(3) L'onorevole Craxi ha dichiarato alla Commissione di non possedere alcuna notizia su attività illegali di Simioni e che i giornalisti che avevano riferito la sua descrizione del "grande vecchio" fatta "a braccio, seduto su un divano di Montecitorio" avevano "ricucito arbitrariamente" la conversazione. Ha tuttavia ammesso: "lo ho pensato anche a Simioni; questi era scomparso e mi sono detto: dov'è? Poi ho saputo che era all'Hyperion, lui ha saputo che io avevo pensato, ecc. e ha pensato che io lo perseguitassi, tant'è che mi mandò l'abbè Pierre". (Audizione dell'onorevole Craxi del 6 novembre 1980).
(2) Secondo quanto riportato dal quotidiano "Il Tempo" l'onorevole Craxi avrebbe fatto riferimento a persone "che hanno cominciato a far politica con noi e che poi abbiamo perso di vista... non erano dirigenti politici ma avevano qualità politiche... poi si sono ritrovati a Parigi".
(3) L'onorevole Craxi ha dichiarato alla Commissione di non possedere alcuna notizia su attività illegali di Simioni e che i giornalisti che avevano riferito la sua descrizione del "grande vecchio" fatta "a braccio, seduto su un divano di Montecitorio" avevano "ricucito arbitrariamente" la conversazione. Ha tuttavia ammesso: "lo ho pensato anche a Simioni; questi era scomparso e mi sono detto: dov'è? Poi ho saputo che era all'Hyperion, lui ha saputo che io avevo pensato, ecc. e ha pensato che io lo perseguitassi, tant'è che mi mandò l'abbè Pierre". (Audizione dell'onorevole Craxi del 6 novembre 1980).