16. I bulgari e il sequestro Dozier
Documento aggiornato al 27/12/2004
A Savasta sono anche dovute le rivelazioni che hanno portato a scoprire un tentativo operato dai servizi bulgari di stabilire un rapporto con le BR durante il sequestro Dozier.
La Commissione dispone soltanto delle dichiarazioni che a tale proposito Savasta ha fatto prima ai magistrati inquirenti, poi alla Commissione stessa e, infine, davanti alla Corte d'Assise di Roma nonché della confessione di Galati per quanto attiene alla preparazione del sequestro Dozier.
Pur non potendo, al momento, cercare altri riscontri, la Commissione, interessata non già all'accertamento delle responsabilità penali dei vari protagonisti dell'episodio, che compete alla magistratura, ma a stabilire se e in che misura i rapporti con centrali spionistiche straniere abbiano influito sull'attività delle organizzazioni terroristiche italiane, ritiene ugualmente opportuno esporre in questa sede quanto finora è emerso dalle deposizioni dei due pentiti.
E ciò sia per dare di esse una ordinata, seppure sintetica lettura, sia perché sull'episodio in questione possono già fondarsi talune interessanti considerazioni. Va detto subito che le BR ignoravano totalmente che Luigi Scricciolo avesse rapporti con i servizi bulgari: sapevano soltanto che Loris Scricciolo, un militante irregolare che godeva di molta fiducia, aveva due cugini che curavano i rapporti internazionali della UIL.
Abbiamo già descritto la precaria situazione in cui l'organizzazione era venuta a trovarsi. Incalzate dall'azione repressiva dello Stato, isolate internazionalmente per il loro "provincialismo" e per l'essere venute meno agli impegni assunti con i palestinesi, le BR cercavano una via di uscita da questa infelice situazione e si decidevano al gran passo: l'attacco alla NATO con il sequestro Dozier.
Nelle loro intenzioni la clamorosa operazione doveva permettere di raccogliere molti frutti: rialzare il prestigio dell'organizzazione compromesso dall'arresto di numerosi e prestigiosi militanti, recuperare il rapporto con i palestinesi e con la RAF, annodare nuovi rapporti con movimenti di liberazione schierati su posizioni antiamericane.
Ma il contatto con la rete di Parigi si era interrotto e la polemica asprissima col "fronte delle carceri" rendeva estremamente difficile riannodarlo.
Fu così che si pensò di dare incarico a Loris Scricciolo di parlare con i cugini e di saggiare la loro disponibilità a favorire nuovi rapporti con i movimenti di liberazione nonché a promuovere la pubblicazione all'estero di documenti BR. Sarebbe spettato a lui, militante esperto, valutare l'opportunità o meno di rivelarsi apertamente come rappresentante delle BR. Si faceva comunque molto affidamento sulla parentela come garanzia di riservatezza in caso di rifiuto. I colloqui tra i cugini, o meglio, il dibattito politico preventivo, venne giudicato positivo sicché Loris mise ben presto le carte in tavola e manifestò la sua qualità di militante BR.
Poco prima del sequestro Dozier i coniugi Scricciolo (1), che avevano accettato di collaborare pur mantenendosi estranei all'organizzazione, diedero alle BR una prima prova della loro buona volontà: passarono la notizia che operava in Italia un agente 'americano di nome Mike Leeden al quale sarebbe stato affidato l'incarico di costituire un corpo di repressione del tipo "teste di cuoio".
In effetti, il nome di Mike Leeden come agente americano circolava da tempo e fu ben presto pubblicato dai giornali italiani in relazione alla sua frequentazione degli ambienti socialisti, mentre il tipo di incarico che si pretendeva fosse ad esso affidato, avrebbe dovuto suscitare almeno qualche perplessità, ove si considerino le caratteristiche del personaggio: un intellettuale certamente digiuno di tecniche da commando. Savasta ha comunque candidamente ammesso che lui e i suoi colleghi dell'esecutivo ignoravano del tutto l'esistenza di Mike Leeden e furono piuttosto impressionati per la capacità degli Scricciolo di fornire notizie di tanta rilevanza e segretezza.
Dopo la cattura del generale Dozier, alle Brigate Rosse pervenne una nuova e del tutto inattesa notizia: esisteva la possibilità di incontrare un funzionario dell'ambasciata bulgara, essendo i bulgari interessati a sapere qualcosa dall'alto ufficiale americano. In cambio della disponibilità BR a cogestire il sequestro, gli Scricciolo garantirono la possibilità di ottenere finanziamenti ed armi.
Secondo quanto ha riferito Savasta, l'offerta bulgara fu giudicata dall'esecutivo BR come "una indebita ingerenza" per quanto riguardava la pretesa di interferire nel sequestro e, invece, interessante per quanto atteneva all'offerta di armi e denaro.
Davanti alla Corte d'Assise di Roma Savasta ha tenuto a precisare che, nelle intenzioni dell'esecutivo BR "non ci sarebbe stato scambio di nulla, assolutamente di nulla, ma ci sarebbe stata soltanto la possibilità per le BR di avere un rafforzamento di tipo logistico, e niente altro, perciò non un rapporto politico né, tanto meno, fra servizi segreti".
Certo è che fu fissato un appuntamento in un cinema romano al quale si recarono Novelli e Loris Scricciolo, mentre l'atteso funzionario bulgaro non si presentò.
Nulla si è potuto apprendere su eventuali successivi contatti, essendo stato Savasta arrestato in concomitanza con la liberazione di Dozier, subito dopo il fallito appuntamento al cinema.
La Commissione ritiene sostanzialmente credibile il racconto fatto da Savasta giacché è pacifico l'interesse dei servizi del Patto di Varsavia a conoscere i segreti NATO e non essendo l'occasione di ottenere informazioni riservate da un generale tra quelle che i servizi del campo avverso si lasciano scappare.
La mancata presentazione del funzionario bulgaro fu giustificata dagli intermediari con un'improvvisa ed imprevista partenza per Sofia.
Tale giustificazione indusse l'esecutivo BR a ritenere che il funzionario dell'ambasciata romana fosse andato a Sofia a "saggiare la situazione".
Se ne potrebbe desumere che l'iniziativa era stata presa a Roma ma che si fosse ritenuto successivamente, data la delicatezza dell'operazione, di doverne discutere con una più alta autorità politica.
Ma c'è anche un'altra ipotesi non meno probabile: che, informati della indisponibilità delle BR ad offrire la contropartita Dozier, i bulgari avessero deciso di lasciar cadere la cosa o di attendere che le BR scendessero a più miti consigli.
La pretesa delle BR di ottenere aiuti senza pagare contropartite può apparire assurda in quanto addirittura travalica il concetto, già velleitario, di rapporto da potenza a potenza, per approdare a quello di una potenza dominante (le BR) che vuole imporre le sue condizioni ad una potenza subalterna.
Ma bisogna considerare la deformazione psicologica dei brigatisti che li porta ad avere una fiducia cieca nelle loro capacità di analisi e a scambiare le loro conclusioni con la realtà. E non va quindi dimenticato che la loro analisi aveva portato alla "verità" che l'URSS e il Patto di Varsavia sarebbero ben presto stati "costretti" ad aiutare le BR.
Da qui il rifiuto (contrariamente a quanto suggeriva Savasta) al rapporto politico e la pretesa di ottenere finanziamento e forniture di armi senza contropartita.
La Commissione dispone soltanto delle dichiarazioni che a tale proposito Savasta ha fatto prima ai magistrati inquirenti, poi alla Commissione stessa e, infine, davanti alla Corte d'Assise di Roma nonché della confessione di Galati per quanto attiene alla preparazione del sequestro Dozier.
Pur non potendo, al momento, cercare altri riscontri, la Commissione, interessata non già all'accertamento delle responsabilità penali dei vari protagonisti dell'episodio, che compete alla magistratura, ma a stabilire se e in che misura i rapporti con centrali spionistiche straniere abbiano influito sull'attività delle organizzazioni terroristiche italiane, ritiene ugualmente opportuno esporre in questa sede quanto finora è emerso dalle deposizioni dei due pentiti.
E ciò sia per dare di esse una ordinata, seppure sintetica lettura, sia perché sull'episodio in questione possono già fondarsi talune interessanti considerazioni. Va detto subito che le BR ignoravano totalmente che Luigi Scricciolo avesse rapporti con i servizi bulgari: sapevano soltanto che Loris Scricciolo, un militante irregolare che godeva di molta fiducia, aveva due cugini che curavano i rapporti internazionali della UIL.
Abbiamo già descritto la precaria situazione in cui l'organizzazione era venuta a trovarsi. Incalzate dall'azione repressiva dello Stato, isolate internazionalmente per il loro "provincialismo" e per l'essere venute meno agli impegni assunti con i palestinesi, le BR cercavano una via di uscita da questa infelice situazione e si decidevano al gran passo: l'attacco alla NATO con il sequestro Dozier.
Nelle loro intenzioni la clamorosa operazione doveva permettere di raccogliere molti frutti: rialzare il prestigio dell'organizzazione compromesso dall'arresto di numerosi e prestigiosi militanti, recuperare il rapporto con i palestinesi e con la RAF, annodare nuovi rapporti con movimenti di liberazione schierati su posizioni antiamericane.
Ma il contatto con la rete di Parigi si era interrotto e la polemica asprissima col "fronte delle carceri" rendeva estremamente difficile riannodarlo.
Fu così che si pensò di dare incarico a Loris Scricciolo di parlare con i cugini e di saggiare la loro disponibilità a favorire nuovi rapporti con i movimenti di liberazione nonché a promuovere la pubblicazione all'estero di documenti BR. Sarebbe spettato a lui, militante esperto, valutare l'opportunità o meno di rivelarsi apertamente come rappresentante delle BR. Si faceva comunque molto affidamento sulla parentela come garanzia di riservatezza in caso di rifiuto. I colloqui tra i cugini, o meglio, il dibattito politico preventivo, venne giudicato positivo sicché Loris mise ben presto le carte in tavola e manifestò la sua qualità di militante BR.
Poco prima del sequestro Dozier i coniugi Scricciolo (1), che avevano accettato di collaborare pur mantenendosi estranei all'organizzazione, diedero alle BR una prima prova della loro buona volontà: passarono la notizia che operava in Italia un agente 'americano di nome Mike Leeden al quale sarebbe stato affidato l'incarico di costituire un corpo di repressione del tipo "teste di cuoio".
In effetti, il nome di Mike Leeden come agente americano circolava da tempo e fu ben presto pubblicato dai giornali italiani in relazione alla sua frequentazione degli ambienti socialisti, mentre il tipo di incarico che si pretendeva fosse ad esso affidato, avrebbe dovuto suscitare almeno qualche perplessità, ove si considerino le caratteristiche del personaggio: un intellettuale certamente digiuno di tecniche da commando. Savasta ha comunque candidamente ammesso che lui e i suoi colleghi dell'esecutivo ignoravano del tutto l'esistenza di Mike Leeden e furono piuttosto impressionati per la capacità degli Scricciolo di fornire notizie di tanta rilevanza e segretezza.
Dopo la cattura del generale Dozier, alle Brigate Rosse pervenne una nuova e del tutto inattesa notizia: esisteva la possibilità di incontrare un funzionario dell'ambasciata bulgara, essendo i bulgari interessati a sapere qualcosa dall'alto ufficiale americano. In cambio della disponibilità BR a cogestire il sequestro, gli Scricciolo garantirono la possibilità di ottenere finanziamenti ed armi.
Secondo quanto ha riferito Savasta, l'offerta bulgara fu giudicata dall'esecutivo BR come "una indebita ingerenza" per quanto riguardava la pretesa di interferire nel sequestro e, invece, interessante per quanto atteneva all'offerta di armi e denaro.
Davanti alla Corte d'Assise di Roma Savasta ha tenuto a precisare che, nelle intenzioni dell'esecutivo BR "non ci sarebbe stato scambio di nulla, assolutamente di nulla, ma ci sarebbe stata soltanto la possibilità per le BR di avere un rafforzamento di tipo logistico, e niente altro, perciò non un rapporto politico né, tanto meno, fra servizi segreti".
Certo è che fu fissato un appuntamento in un cinema romano al quale si recarono Novelli e Loris Scricciolo, mentre l'atteso funzionario bulgaro non si presentò.
Nulla si è potuto apprendere su eventuali successivi contatti, essendo stato Savasta arrestato in concomitanza con la liberazione di Dozier, subito dopo il fallito appuntamento al cinema.
La Commissione ritiene sostanzialmente credibile il racconto fatto da Savasta giacché è pacifico l'interesse dei servizi del Patto di Varsavia a conoscere i segreti NATO e non essendo l'occasione di ottenere informazioni riservate da un generale tra quelle che i servizi del campo avverso si lasciano scappare.
La mancata presentazione del funzionario bulgaro fu giustificata dagli intermediari con un'improvvisa ed imprevista partenza per Sofia.
Tale giustificazione indusse l'esecutivo BR a ritenere che il funzionario dell'ambasciata romana fosse andato a Sofia a "saggiare la situazione".
Se ne potrebbe desumere che l'iniziativa era stata presa a Roma ma che si fosse ritenuto successivamente, data la delicatezza dell'operazione, di doverne discutere con una più alta autorità politica.
Ma c'è anche un'altra ipotesi non meno probabile: che, informati della indisponibilità delle BR ad offrire la contropartita Dozier, i bulgari avessero deciso di lasciar cadere la cosa o di attendere che le BR scendessero a più miti consigli.
La pretesa delle BR di ottenere aiuti senza pagare contropartite può apparire assurda in quanto addirittura travalica il concetto, già velleitario, di rapporto da potenza a potenza, per approdare a quello di una potenza dominante (le BR) che vuole imporre le sue condizioni ad una potenza subalterna.
Ma bisogna considerare la deformazione psicologica dei brigatisti che li porta ad avere una fiducia cieca nelle loro capacità di analisi e a scambiare le loro conclusioni con la realtà. E non va quindi dimenticato che la loro analisi aveva portato alla "verità" che l'URSS e il Patto di Varsavia sarebbero ben presto stati "costretti" ad aiutare le BR.
Da qui il rifiuto (contrariamente a quanto suggeriva Savasta) al rapporto politico e la pretesa di ottenere finanziamento e forniture di armi senza contropartita.
Annotazioni − (1) Riferendo il racconto di Savasta la Commissione non intende manifestare una sua propensione a ritenere i due coniugi responsabili in eguale misura. Sono note le diverse versioni fornite dei fatti dai due imputati, ma è compire del magistrato pronunciarsi sulle responsabilità dei singoli e sulle accuse che i due si sono lanciate reciprocamente. Per i fini perseguiti dalla Commissione il fatto che a far da tramite tra le BR e i servizi bulgari siano stati entrambi i coniugi o uno soltanto di loro è del tutto irrilevante.