6. Il drammatico svolgersi degli avvenimenti
Documento aggiornato al 27/12/2004
Il 17 aprile le due prestigiose organizzazioni internazionali della Caritas e di Amnesty lanciavano appelli per la vita dell'illustre prigioniero.
Ma l'avvocato Guiso era in grado di far presente che le Brigate Rosse non intendevano accogliere richieste meramente umanitarie e che la stessa posizione del PSI, nei termini in cui veniva condotta, non appariva convincente.
Il 18 aprile veniva rinvenuto il comunicato del Lago della Duchessa e il 20 successivo il già ricordato comunicato n. 7.
Incaricato dall'onorevole Craxi, il professor Vassalli cercò - tra gli altri possibili interventi - di individuare quei detenuti affiliati alle BR o ai NAP o ad altre formazioni consimili, nei cui confronti potessero essere prospettati interventi liberatori nel rispetto della legge. Dopo aver interpellato avvocati difensori e vagliato materiale offertogli dalla direzione del suo partito e da altri, il professor Vassalli riassunse l'indagine in alcuni appunti riguardanti la posizione delle nappiste Franca Salerno e Maria Pia Vianale, dell'anarchico Pasquale Valitutti, della brigatista Paola Besuschio e di altri.
Quella del 21 aprile fu una giornata importante nella ricerca di una soluzione positiva della vicenda.
La delegazione della Democrazia cristiana, in risposta ad un pressante appello della famiglia Moro, rivolto al partito e al governo, per salvare la vita dello statista prigioniero, indicava, con un comunicato ufficiale, la Caritas Internationalis - che aveva già manifestato piena ed incondizionata disponibilità - come uno strumento rispondente alla necessità di individuare possibili vie per indurre i rapitori dell'onorevole Moro a restituirlo in libertà.
Sempre il 21 aprile interveniva l'alto messaggio del Pontefice, che sottolineava una particolare ed impegnata disponibilità della Chiesa cattolica ad adoperarsi come tramite di iniziative umanitarie. L'appello sollecitava un segnale in questa direzione da parte dell'organizzazione terroristica.
Nello stesso giorno la direzione del PSI emanava il comunicato già citato.
Il 24 aprile il comitato di esperti del PSI era riunito nello studio dell'onorevole Craxi quando si ebbe notizia del comunicato n. 8 delle BR che avanzava la richiesta della liberazione di tredici detenuti, indicati nominativamente. Tranne che per la Besuschio, nessuno dei nominativi indicati coincideva con quelli sui quali i giuristi socialisti avevano portato l'attenzione. Il comunicato fu considerato dai socialisti chiaramente provocatorio.
Anche a seguito di ciò, il PSI ipotizzò un'iniziativa autonoma dello Stato, fondata su ragioni umanitarie, da praticarsi nell'ambito delle leggi repubblicane. L'onorevole Di Vagno, uno dei componenti il comitato di giuristi socialisti, accennò ad un intervento diverso dalla liberazione di prigionieri: grazia, liberazione condizionale, sospensione della pena, eliminazione delle carceri speciali e di misure contrastanti con lo spirito della riforma carceraria. Il dottor Buondonno, che era in servizio presso il Ministero di grazia e giustizia, fu richiesto dal PSI di reperire precise notizie sulla posizione dei terroristi detenuti. L'attenzione si concentrò su Paola Besuschio e, in un secondo tempo, su Alberto Buonoconto.
Ma l'avvocato Guiso era in grado di far presente che le Brigate Rosse non intendevano accogliere richieste meramente umanitarie e che la stessa posizione del PSI, nei termini in cui veniva condotta, non appariva convincente.
Il 18 aprile veniva rinvenuto il comunicato del Lago della Duchessa e il 20 successivo il già ricordato comunicato n. 7.
Incaricato dall'onorevole Craxi, il professor Vassalli cercò - tra gli altri possibili interventi - di individuare quei detenuti affiliati alle BR o ai NAP o ad altre formazioni consimili, nei cui confronti potessero essere prospettati interventi liberatori nel rispetto della legge. Dopo aver interpellato avvocati difensori e vagliato materiale offertogli dalla direzione del suo partito e da altri, il professor Vassalli riassunse l'indagine in alcuni appunti riguardanti la posizione delle nappiste Franca Salerno e Maria Pia Vianale, dell'anarchico Pasquale Valitutti, della brigatista Paola Besuschio e di altri.
Quella del 21 aprile fu una giornata importante nella ricerca di una soluzione positiva della vicenda.
La delegazione della Democrazia cristiana, in risposta ad un pressante appello della famiglia Moro, rivolto al partito e al governo, per salvare la vita dello statista prigioniero, indicava, con un comunicato ufficiale, la Caritas Internationalis - che aveva già manifestato piena ed incondizionata disponibilità - come uno strumento rispondente alla necessità di individuare possibili vie per indurre i rapitori dell'onorevole Moro a restituirlo in libertà.
Sempre il 21 aprile interveniva l'alto messaggio del Pontefice, che sottolineava una particolare ed impegnata disponibilità della Chiesa cattolica ad adoperarsi come tramite di iniziative umanitarie. L'appello sollecitava un segnale in questa direzione da parte dell'organizzazione terroristica.
Nello stesso giorno la direzione del PSI emanava il comunicato già citato.
Il 24 aprile il comitato di esperti del PSI era riunito nello studio dell'onorevole Craxi quando si ebbe notizia del comunicato n. 8 delle BR che avanzava la richiesta della liberazione di tredici detenuti, indicati nominativamente. Tranne che per la Besuschio, nessuno dei nominativi indicati coincideva con quelli sui quali i giuristi socialisti avevano portato l'attenzione. Il comunicato fu considerato dai socialisti chiaramente provocatorio.
Anche a seguito di ciò, il PSI ipotizzò un'iniziativa autonoma dello Stato, fondata su ragioni umanitarie, da praticarsi nell'ambito delle leggi repubblicane. L'onorevole Di Vagno, uno dei componenti il comitato di giuristi socialisti, accennò ad un intervento diverso dalla liberazione di prigionieri: grazia, liberazione condizionale, sospensione della pena, eliminazione delle carceri speciali e di misure contrastanti con lo spirito della riforma carceraria. Il dottor Buondonno, che era in servizio presso il Ministero di grazia e giustizia, fu richiesto dal PSI di reperire precise notizie sulla posizione dei terroristi detenuti. L'attenzione si concentrò su Paola Besuschio e, in un secondo tempo, su Alberto Buonoconto.