Audizione del Gen. Dalla Chiesa
Audizione del Gen. dalla Chiesa resa il 23 febbraio 1982 dinanzi alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul "caso Moro".
Documento aggiornato il 27/12/2004
Sciascia.
lo avevo delle curiosità; poiché abbiamo la fortuna di riavere qui il generale, vorrei chiedergli se è ancora convinto, come ci ha detto l'altra volta, che Moretti rappresenti il cervello delle Brigate rosse.
dalla Chiesa.
In questi giorni mi è sorto un dubbio; che lo rappresentasse e che sia ancora ritenuto oggi l'uomo più capace non ci sono dubbi, sia perché la commistione della sua preparazione politica e militare lo ha portato ad avere un ascendente sugli altri, ed anche per quella sua disinvoltura a partire, ad avere contatti con l'estero, con l'oriente ... ; effettivamente l'ha sempre fatto senza preoccupazioni. Poi con l'aiuto di quel Francescutti che lui andava sempre a consultare nel Veneto, con Mulinaris che sta nel Hyperion a Parigi insieme a tutti gli altri che io ho citato l'altra volta.
Mi dispiace che l'onorevole Milani l'altra volta abbia avuto un'uscita perché forse non conosceva il problema molto a fondo quando disse, mentre io suggerivo che c'era del lusso in quell'istituto, che il lusso c'era anche alla Fiat; ma il lusso che c'è là dentro, io risposi, non viene dai sequestri di persona e dalle rapine. lo sostengo che il Moretti è ancora oggi ritenuto un uomo che alle Brigate rosse ha dato un contributo di prestigio, di qualità militari e politiche, molto più preparato di quanto non sembri la sua preparazione culturale documentata.
Mi chiedo oggi - perché sono ormai fuori dalla mischia da un po' di tempo e faccio in qualche modo l'osservatore che ha alle spalle un po' di esperienza - dove sono le borse, dove è la prima copia (perché noi abbiamo trovato la battitura soltanto), l'unica copia che è stata trovata nei documenti Moro non è in prima battuta! Questo è il mio dubbio. Tra decine di covi non c'è stata una traccia di qualcosa che possa aver ripetuto le battiture di quella famosa raccolta di documenti che si riferivano all'interrogatorio. Non c'è stato nulla che potesse condurre alle borse, non c'è stato un brigatista pentito o dissociato che abbia nominato una cosa di quel tipo, né lamentato la sparizione di qualcosa, come è accaduto al processo di Torino che, per un solo documento, stava per succedere l'ira di Dio (contestato dai brigatisti perché non c'era questo documento che invece prima c'era). Semmai un documento importante o cose importanti come queste, fossero state trovate e sottratte penso che un qualsiasi brigatista lo avrebbe raccontato.
Sciascia.
Lei pensa che siano in qualche covo?
dalla Chiesa.
lo penso che ci sia qualcuno che possa aver recepito tutto questo.
Sciascia.
Sono contento che le sia venuto questo dubbio.
dalla Chiesa.
Dobbiamo pensare anche ai viaggi all'estero che faceva questa gente. Moretti andava e veniva.
Sciascia.
Una domanda che attiene alla sua professionalità: lei si è posto il problema del perché Metropoli abbia pubblicato quel fumetto?
dalla Chiesa.
Me lo sono posto per un contrasto interno che è sorto fra coloro che volevano e non erano riusciti a gestire il problema. Secondo me è stato un tentativo, come quello di Senzani ora, di volere gestire il fatto del generale Dozier; anche in quella occasione ci deve essere stato qualcuno, che non le so indicare, che aveva avuto l'intenzione di gestire, nel senso di dire, cioè: "Io so, state attenti".
Bosco.
Sui viaggi di Moretti lei ha notizie?
dalla Chiesa.
lo so quello che mi è stato detto del viaggio attraverso l'Adriatico e di una parola d'ordine che gli era stata data da un tedesco - come si disse allora - per potersi presentare in questi viaggi in Medio Oriente ed ottenere quello che doveva ottenere. Sono dei personaggi che hanno chiesto di parlare con me quelli che mi hanno confidato queste cose nei tempi più recenti; che Moretti, cioè, partiva tranquillamente per la Francia in aereo senza che nessuno se ne accorgesse.
Bosco.
Come potremo fare per accertare questi dati?
dalla Chiesa.
Dissi l'altra volta che anche i nomi sull'aereo non sono più controllabili, non per un miglioramento della tecnica, ma perché ci fu un magistrato che disse che significava invadere la personalità del nostro prossimo.
Rodotà.
Generale, le voglio sottoporre ancora per un momento questa questione. A parte le fonti giornalistiche, noi abbiamo avuto, proprio in questa aula, una messa in guardia del prefetto De Francesco il quale ci ha detto, come suo dubbio, che era un dubbio che ha ritenuto di esternare alla commissione, e sul quale voglio sentire la sua opinione, ci ha detto che aveva la sensazione che a Peci si fosse creduto un po' troppo, proprio nel senso che si è prestato del tutto fede a ciò che lui ha detto relativamente alla sua estraneità della vicenda Moro.
dalla Chiesa.
E' stato scritto.
Rodotà.
La fonte è un po' diversa.
dalla Chiesa.
Io avrei voluto che il dottor Imposimato avesse contestato la fonte. Questa è l'unica notizia che è uscita.
Rodotà.
L'articolo della Repubblica. Il punto è proprio questo: vorrei conoscere la sua opinione perché mi sembrava di capire - io esprimo un dubbio che non abbiamo avuto modo di approfondire - quasi che Peci volesse per ragioni, non voglio dire di immagine, ma forse anche per questo, rimanere estraneo a questa che riteneva la vicenda più drammatica, sicché poteva in qualche misura ritenersi giustificata una sua presenza a Roma da lui negata.
dalla Chiesa.
Io posso anche aggiungere - su questa sua ulteriore perplessità, che deriva da una versione dell'amico De Francesco -(siamo vecchi amici e ci stimiamo reciprocamente), che il Peci ha sempre costituito un po' un motivo di contendere; perché il Peci ha veramente dato una svolta a tutto un sistema di conduzione della lotta.
Se penso che al Peci noi dobbiamo 85 arresti nelle Brigate rosse e indirettamente, ma direttamente, un centinaio di Prima linea - perché se Sandalo ha parlato è perché Peci lo ha indicato -, io penso che a questo punto credere o non credere non sia rilevante; guardiamo la quantità,. Che poi questa quantità possa essere considerata come un tornaconto per escludere la sua presenza nella vicenda Moro, io posso a mia volta escludere che un tentativo del genere possa essere stato, messo in essere; debbo solo pensare che, conoscendo lui determinate cose, le abbia apprese o direttamente, o da chi aveva fatto parte della direzione strategica, dove lui non c'era. Cioè l'esecutivo era composto allora da Micaletto, da Moretti, da Azzolini e da Bonisoli al momento della esecuzione della strage e lui non ne faceva parte. Quindi, Micaletto, tornando, gli avrà riferito quello che la direzione strategica, intesa come Comitato esecutivo, aveva deciso, cioè che ogni colonna - lo dissi anche l'altra volta - doveva scegliere un personaggio da indicare (Torino aveva proposto l'onorevole Costamagna) - ed ogni colonna doveva contribuire all'esecuzione del fatto con un suo uomo; era, cioè, un fatto talmente "grosso", talmente eclatante che ci doveva essere la partecipazione di tutta l'organizzazione. E andò il capo colonna; andò Fiore. Peci, effettivamente, può avere avuto notizie solo da Fiore o da Micaletto perché ambedue facevano parte della Ds (direzione strategica delle Br n. d. r.) o dell'esecutivo e questa compartimentazione era talmente rigida allora (quanto oggi non lo è più) che effettivamente, se lui non ha partecipato, non poteva sapere tanto se non quanto gli è stato riferito; direttamente no; né lo avrebbe chiamato perché lui faceva parte del "logistico", tra l'altro; non era il capo della colonna, egli aveva il fronte logistico di "quella" colonna, né faceva parte del logistico nazionale. Di questo faceva parte un altro; mi pare che fosse ancora Micaletto.
Quindi, io sono portato a considerare la battuta di De Francesco per una battuta! Perché effettivamente gli arrestati ci sono stati, i covi ritrovati ci sono stati, gli arresti ed i conflitti pure ed anche Prima linea è stata depennata a lungo dalla geografia del terrorismo nazionale proprio attraverso le indicazioni che dette Peci.
Caruso.
Sulla prigione di Moro che cosa ci può dire?
dalla Chiesa.
Io sono fermo a quanto ho già detto. Indubbiamente ho pensato molto a quanto è venuto fuori dopo gli accertamenti che feci fare a suo tempo. Fra le altre notizie chiesi anche se le grate che figuravano esserci in quel momento erano state apposte di recente, ma dallo stato dei lavori non si poteva desumere se gli stessi erano stati fatti di recente oppure no. Quindi con la presenza delle grate allora io esclusi tranquillamente - forse molto tranquillamente - che potesse essere stata la prigione. Posso aver pensato, dopo, che di lì fosse passata la Renault rossa (perché tale macchina era in consegna a uno di questi. Sarebbe stata tenuta in giro per Roma per alcuni giorni) e che, avendo a disposizione questo garage, qualcuno, certamente d'accordo con la Braghetti, abbia tenuto nascosta la macchina anche lì dentro e che sia uscita proprio quel mattino per andare a caricare la salma dell'onorevole Moro e portarla sul luogo dei rinvenimento. Sono tutte deduzioni, però, queste.
lo avevo delle curiosità; poiché abbiamo la fortuna di riavere qui il generale, vorrei chiedergli se è ancora convinto, come ci ha detto l'altra volta, che Moretti rappresenti il cervello delle Brigate rosse.
dalla Chiesa.
In questi giorni mi è sorto un dubbio; che lo rappresentasse e che sia ancora ritenuto oggi l'uomo più capace non ci sono dubbi, sia perché la commistione della sua preparazione politica e militare lo ha portato ad avere un ascendente sugli altri, ed anche per quella sua disinvoltura a partire, ad avere contatti con l'estero, con l'oriente ... ; effettivamente l'ha sempre fatto senza preoccupazioni. Poi con l'aiuto di quel Francescutti che lui andava sempre a consultare nel Veneto, con Mulinaris che sta nel Hyperion a Parigi insieme a tutti gli altri che io ho citato l'altra volta.
Mi dispiace che l'onorevole Milani l'altra volta abbia avuto un'uscita perché forse non conosceva il problema molto a fondo quando disse, mentre io suggerivo che c'era del lusso in quell'istituto, che il lusso c'era anche alla Fiat; ma il lusso che c'è là dentro, io risposi, non viene dai sequestri di persona e dalle rapine. lo sostengo che il Moretti è ancora oggi ritenuto un uomo che alle Brigate rosse ha dato un contributo di prestigio, di qualità militari e politiche, molto più preparato di quanto non sembri la sua preparazione culturale documentata.
Mi chiedo oggi - perché sono ormai fuori dalla mischia da un po' di tempo e faccio in qualche modo l'osservatore che ha alle spalle un po' di esperienza - dove sono le borse, dove è la prima copia (perché noi abbiamo trovato la battitura soltanto), l'unica copia che è stata trovata nei documenti Moro non è in prima battuta! Questo è il mio dubbio. Tra decine di covi non c'è stata una traccia di qualcosa che possa aver ripetuto le battiture di quella famosa raccolta di documenti che si riferivano all'interrogatorio. Non c'è stato nulla che potesse condurre alle borse, non c'è stato un brigatista pentito o dissociato che abbia nominato una cosa di quel tipo, né lamentato la sparizione di qualcosa, come è accaduto al processo di Torino che, per un solo documento, stava per succedere l'ira di Dio (contestato dai brigatisti perché non c'era questo documento che invece prima c'era). Semmai un documento importante o cose importanti come queste, fossero state trovate e sottratte penso che un qualsiasi brigatista lo avrebbe raccontato.
Sciascia.
Lei pensa che siano in qualche covo?
dalla Chiesa.
lo penso che ci sia qualcuno che possa aver recepito tutto questo.
Sciascia.
Sono contento che le sia venuto questo dubbio.
dalla Chiesa.
Dobbiamo pensare anche ai viaggi all'estero che faceva questa gente. Moretti andava e veniva.
Sciascia.
Una domanda che attiene alla sua professionalità: lei si è posto il problema del perché Metropoli abbia pubblicato quel fumetto?
dalla Chiesa.
Me lo sono posto per un contrasto interno che è sorto fra coloro che volevano e non erano riusciti a gestire il problema. Secondo me è stato un tentativo, come quello di Senzani ora, di volere gestire il fatto del generale Dozier; anche in quella occasione ci deve essere stato qualcuno, che non le so indicare, che aveva avuto l'intenzione di gestire, nel senso di dire, cioè: "Io so, state attenti".
Bosco.
Sui viaggi di Moretti lei ha notizie?
dalla Chiesa.
lo so quello che mi è stato detto del viaggio attraverso l'Adriatico e di una parola d'ordine che gli era stata data da un tedesco - come si disse allora - per potersi presentare in questi viaggi in Medio Oriente ed ottenere quello che doveva ottenere. Sono dei personaggi che hanno chiesto di parlare con me quelli che mi hanno confidato queste cose nei tempi più recenti; che Moretti, cioè, partiva tranquillamente per la Francia in aereo senza che nessuno se ne accorgesse.
Bosco.
Come potremo fare per accertare questi dati?
dalla Chiesa.
Dissi l'altra volta che anche i nomi sull'aereo non sono più controllabili, non per un miglioramento della tecnica, ma perché ci fu un magistrato che disse che significava invadere la personalità del nostro prossimo.
Rodotà.
Generale, le voglio sottoporre ancora per un momento questa questione. A parte le fonti giornalistiche, noi abbiamo avuto, proprio in questa aula, una messa in guardia del prefetto De Francesco il quale ci ha detto, come suo dubbio, che era un dubbio che ha ritenuto di esternare alla commissione, e sul quale voglio sentire la sua opinione, ci ha detto che aveva la sensazione che a Peci si fosse creduto un po' troppo, proprio nel senso che si è prestato del tutto fede a ciò che lui ha detto relativamente alla sua estraneità della vicenda Moro.
dalla Chiesa.
E' stato scritto.
Rodotà.
La fonte è un po' diversa.
dalla Chiesa.
Io avrei voluto che il dottor Imposimato avesse contestato la fonte. Questa è l'unica notizia che è uscita.
Rodotà.
L'articolo della Repubblica. Il punto è proprio questo: vorrei conoscere la sua opinione perché mi sembrava di capire - io esprimo un dubbio che non abbiamo avuto modo di approfondire - quasi che Peci volesse per ragioni, non voglio dire di immagine, ma forse anche per questo, rimanere estraneo a questa che riteneva la vicenda più drammatica, sicché poteva in qualche misura ritenersi giustificata una sua presenza a Roma da lui negata.
dalla Chiesa.
Io posso anche aggiungere - su questa sua ulteriore perplessità, che deriva da una versione dell'amico De Francesco -(siamo vecchi amici e ci stimiamo reciprocamente), che il Peci ha sempre costituito un po' un motivo di contendere; perché il Peci ha veramente dato una svolta a tutto un sistema di conduzione della lotta.
Se penso che al Peci noi dobbiamo 85 arresti nelle Brigate rosse e indirettamente, ma direttamente, un centinaio di Prima linea - perché se Sandalo ha parlato è perché Peci lo ha indicato -, io penso che a questo punto credere o non credere non sia rilevante; guardiamo la quantità,. Che poi questa quantità possa essere considerata come un tornaconto per escludere la sua presenza nella vicenda Moro, io posso a mia volta escludere che un tentativo del genere possa essere stato, messo in essere; debbo solo pensare che, conoscendo lui determinate cose, le abbia apprese o direttamente, o da chi aveva fatto parte della direzione strategica, dove lui non c'era. Cioè l'esecutivo era composto allora da Micaletto, da Moretti, da Azzolini e da Bonisoli al momento della esecuzione della strage e lui non ne faceva parte. Quindi, Micaletto, tornando, gli avrà riferito quello che la direzione strategica, intesa come Comitato esecutivo, aveva deciso, cioè che ogni colonna - lo dissi anche l'altra volta - doveva scegliere un personaggio da indicare (Torino aveva proposto l'onorevole Costamagna) - ed ogni colonna doveva contribuire all'esecuzione del fatto con un suo uomo; era, cioè, un fatto talmente "grosso", talmente eclatante che ci doveva essere la partecipazione di tutta l'organizzazione. E andò il capo colonna; andò Fiore. Peci, effettivamente, può avere avuto notizie solo da Fiore o da Micaletto perché ambedue facevano parte della Ds (direzione strategica delle Br n. d. r.) o dell'esecutivo e questa compartimentazione era talmente rigida allora (quanto oggi non lo è più) che effettivamente, se lui non ha partecipato, non poteva sapere tanto se non quanto gli è stato riferito; direttamente no; né lo avrebbe chiamato perché lui faceva parte del "logistico", tra l'altro; non era il capo della colonna, egli aveva il fronte logistico di "quella" colonna, né faceva parte del logistico nazionale. Di questo faceva parte un altro; mi pare che fosse ancora Micaletto.
Quindi, io sono portato a considerare la battuta di De Francesco per una battuta! Perché effettivamente gli arrestati ci sono stati, i covi ritrovati ci sono stati, gli arresti ed i conflitti pure ed anche Prima linea è stata depennata a lungo dalla geografia del terrorismo nazionale proprio attraverso le indicazioni che dette Peci.
Caruso.
Sulla prigione di Moro che cosa ci può dire?
dalla Chiesa.
Io sono fermo a quanto ho già detto. Indubbiamente ho pensato molto a quanto è venuto fuori dopo gli accertamenti che feci fare a suo tempo. Fra le altre notizie chiesi anche se le grate che figuravano esserci in quel momento erano state apposte di recente, ma dallo stato dei lavori non si poteva desumere se gli stessi erano stati fatti di recente oppure no. Quindi con la presenza delle grate allora io esclusi tranquillamente - forse molto tranquillamente - che potesse essere stata la prigione. Posso aver pensato, dopo, che di lì fosse passata la Renault rossa (perché tale macchina era in consegna a uno di questi. Sarebbe stata tenuta in giro per Roma per alcuni giorni) e che, avendo a disposizione questo garage, qualcuno, certamente d'accordo con la Braghetti, abbia tenuto nascosta la macchina anche lì dentro e che sia uscita proprio quel mattino per andare a caricare la salma dell'onorevole Moro e portarla sul luogo dei rinvenimento. Sono tutte deduzioni, però, queste.