10. La pista economica: Loprete-Musselli-Freato

Commissione Parlamentare - Relazione Minoranza MSI

Documento aggiornato al 04/01/2005
Con questo spirito noi abbiamo tentato di aprire in Commissione la cosiddetta "pista economica". Volevamo indagare per conoscere la vastità di quel mondo di "affarismo spinto" che attorno ad Aldo Moro si muoveva e prosperava. Le nostre domande al dottor Sereno Freato, segretario di Aldo Moro, divenuto dal nulla una potenza economica, tendevano a questo. Musselli nominato dal Presidente democristiano Frey - su richiesta di Moro-Freato - console onorario del Cile in Milano apre la sede consolare al grande traffico illecito dei petroli. Quella sede è il punto di riferimento, la base di appoggio, della gigantesca manovra truffaldina che frutta ai protagonisti un'incredibile quantità di miliardi. Da quella sede partono le direttive per decine di società fasulle con sede nel Liektenstein. La Commissione rifiutò sdegnata persino le domande dei commissari del MSI-DN su questi argomenti! Ma oggi Musselli e Freato sono, per il traffico dei petroli, in carcere e Musselli ha già dichiarato al giudice - la stampa è stata ricca di notizie - che i soldi arrivavano alla segreteria dell'onorevole Moro. Sapeva o non sapeva di questi traffici Aldo Moro? Che importanza ha la risposta? Importante è sapere che tutto ciò era possibile ai Freato ed ai Musselli perché agivano all'ombra di Aldo Moro. E dove se non nello studio di Montecitorio riservato al Presidente del Consiglio e alla presenza del Presidente Moro il generale Loprete incontra e conosce Musselli? Moro non ha bisogno di fare raccomandazioni: nel mondo moroteo delle allusioni, dei "messaggi di fumo", dei gesti che contano più delle parole, basta una presentazione in quelle circostanze per stabilire il legame tra il generale Loprete e Musselli. Moro sapeva? Non ha rilevenza, anche se abbiamo detto che per un personaggio del calibro di Moro e per le funzioni che svolgeva "sapere" era un obbligo; ciò che conta è che "attorno" a Moro queste cose accadevano, che la corrente morotea non mancava di nulla e che a provvedervi erano i proventi dei loschi traffici che - oggi sappiamo - giungevano fino alla segreteria di Aldo Moro.
E allora perché la Commissione ha rifiutato - facendo non certo bella figura - la benché minima indagine in argomento? E' proprio peregrina l'idea che un padrino o un gruppo di padrini democristiani invidiosi e danneggiati dalla mole di affari che attorno a Moro si sviluppava con una capacità monopolizzatrice, non abbia, anche per questo, mosso un dito per salvare il prigioniero delle BR?
Quante situazioni, quanti pensieri reconditi hanno concorso a determinare nella DC e nel governo Andreotti la volontà di non muovere un dito, ("fermezza"!) al di là dei condizionamenti esterni (PCI) o di improvvise manifestazioni di fede nello Stato?
 
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