11. DC e PCI durante i giorni del sequestro
Commissione Parlamentare - Relazione Minoranza MSI
Documento aggiornato al 04/01/2005
Il PCI è di fatto nella maggioranza di governo. La svolta storica del 16 marzo, determinata per il momento con l'astensione comunista ad un governo DC, è avvenuta ed i legami tra i due partiti diventano strettissimi. Il triangolo Governo-DC-PCI conduce la manovra politica e sostanzialmente le indagini durante i 54 giorni del sequestro.
La parola d'ordine è "fermezza": lo Stato non tratta con le BR. Moro ne resta sbigottito. Conosce troppo bene la DC per non capire che la stessa è condizionata pesantemente dal PCI. E conosce Andreotti, Presidente del Consiglio. Allora partono le reiterate invocazioni di Moro (lettere) ai vari esponenti democristiani: "siate indipendenti", "ci vuole un atto di coraggio senza condizionamenti di alcuno", "... presunta ragione di Stato che qualcuno lividamente vi suggerisce", "un così tremendo problema di coscienza riguarda innanzitutto la DC, la quale deve muoversi qualunque cosa dicano nell'immediato gli altri. Parlo innanzitutto del partito comunista ... ", "la competenza è certo del governo, ma esso ha il suo fondamento insostituibile nella DC... è dunque nella DC che bisogna guardare"; "... ma se si guardano le cose che stanno accadendo e la durezza senza compromessi... della posizione di Berlinguer... nell'odierna vicenda delle BR, è difficile scacciare il sospetto che tanto rigore serva al nuovo inquilino del potere in Italia per dire che esso ha tutte le carte in regola, che non c'è da temere defezioni, che la linea sarà inflessibile e che l'Italia ed i paesi europei nel loro complesso hanno più da guadagnare che da perdere da una presenza comunista al potere. E la DC, consacrando il governo in modo così rigoroso senza un attimo di ripensamento, dice che con il PCI sta bene e che esso è il suo alleato degli anni '80" (Memoriale).
Moro, dunque, avverte il condizionamento della DC da parte del PCI e lo denuncia richiamando la DC alla propria indipendenza. Naturalmente invano. Tanto la DC è dipendente dal nuovo alleato, che gli sottopone preventivamente tutti i propri comunicati stampa e le proprie decisioni nel corso dei 54 giorni.
DC e PCI smentiscono sdegnati, e ciò è uno dei maggiori "risultati" politici raggiunto dalla Commissione d'inchiesta: ma la verità è quella capita da Aldo Moro. La DC si sottopone al PCI. La testimonianza di Donat Cattin nella originaria, spontanea uscita quando denuncia che il comunicato della direzione DC (!) era stato sottoposto all'esame del PCI e che l'onorevole Chiaromonte lo aveva restituito addirittura corretto (vedi allegati), resta una pietra miliare - al di là delle interessate smentite d'obbligo - per comprendere l'indissolubilità dei rapporti DC-PCI-Governo in quei tragici giorni: forza egemone il PCI.
La parola d'ordine è "fermezza": lo Stato non tratta con le BR. Moro ne resta sbigottito. Conosce troppo bene la DC per non capire che la stessa è condizionata pesantemente dal PCI. E conosce Andreotti, Presidente del Consiglio. Allora partono le reiterate invocazioni di Moro (lettere) ai vari esponenti democristiani: "siate indipendenti", "ci vuole un atto di coraggio senza condizionamenti di alcuno", "... presunta ragione di Stato che qualcuno lividamente vi suggerisce", "un così tremendo problema di coscienza riguarda innanzitutto la DC, la quale deve muoversi qualunque cosa dicano nell'immediato gli altri. Parlo innanzitutto del partito comunista ... ", "la competenza è certo del governo, ma esso ha il suo fondamento insostituibile nella DC... è dunque nella DC che bisogna guardare"; "... ma se si guardano le cose che stanno accadendo e la durezza senza compromessi... della posizione di Berlinguer... nell'odierna vicenda delle BR, è difficile scacciare il sospetto che tanto rigore serva al nuovo inquilino del potere in Italia per dire che esso ha tutte le carte in regola, che non c'è da temere defezioni, che la linea sarà inflessibile e che l'Italia ed i paesi europei nel loro complesso hanno più da guadagnare che da perdere da una presenza comunista al potere. E la DC, consacrando il governo in modo così rigoroso senza un attimo di ripensamento, dice che con il PCI sta bene e che esso è il suo alleato degli anni '80" (Memoriale).
Moro, dunque, avverte il condizionamento della DC da parte del PCI e lo denuncia richiamando la DC alla propria indipendenza. Naturalmente invano. Tanto la DC è dipendente dal nuovo alleato, che gli sottopone preventivamente tutti i propri comunicati stampa e le proprie decisioni nel corso dei 54 giorni.
DC e PCI smentiscono sdegnati, e ciò è uno dei maggiori "risultati" politici raggiunto dalla Commissione d'inchiesta: ma la verità è quella capita da Aldo Moro. La DC si sottopone al PCI. La testimonianza di Donat Cattin nella originaria, spontanea uscita quando denuncia che il comunicato della direzione DC (!) era stato sottoposto all'esame del PCI e che l'onorevole Chiaromonte lo aveva restituito addirittura corretto (vedi allegati), resta una pietra miliare - al di là delle interessate smentite d'obbligo - per comprendere l'indissolubilità dei rapporti DC-PCI-Governo in quei tragici giorni: forza egemone il PCI.