La diaspora dei militanti

All'ombra dell'ultimo sole

Documento aggiornato al 07/02/2005
Alessio Casimirri è l'ultimo componente del commando che sequestrò Aldo Moro ancora in libertà. Mai arrestato, vive in Nicaragua dal 1982, dopo un periodo trascorso in Libia e a Cuba. Casimirri giunse a Managua alla fine del 1982 assieme a Rita Algranati e collaborò con il Fronte sandinista di liberazione nazionale (Fsln). Alcuni anni dopo, Casimirri e Algranati si separarono e la donna lasciò il Nicaragua per trovare rifugio in Nordafrica. Casimirri rimase invece a Managua, dove possiede il ristorante di pesce "La Cueva del Buzo" (La grotta del palombaro).

La giustizia italiana ha tentato inutilmente di ottenere l'estradizione dell'ex brigatista rosso, ma la legge nicaraguense vieta che un proprio cittadino venga deportato in un altro paese per scontare una condanna, specie se inflitta per reati con connotazioni politiche.

A Managua lavora ancora oggi Alessio Casimirri, nome di battaglia "Camillo". Non conosce la durezza delle carceri speciali, degli interrogatori, delle percosse delle guardie carcerarie. Vive in una bella casa al dodicesimo chilometro della Cerretera sur.

Negli anni Settanta, Casimirri è uno studente che milita in Potere Operaio. E' figlio di Luciano Casimirri, dal 1947 al 1977 funzionario della sala stampa del Vaticano e portavoce di tre Papi: Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI. In Vaticano Alessio è di casa. Conclusa la breve ma intensa esperienza nel gruppo romano di Potere Operaio, Casimirri diventa leader del servizio d'ordine del collettivo via dei Volsci, una delle componenti già militarizzate di Autonomia Operaia di Roma. Si sposa con Rita Algranati. Insieme aprono una armeria nel quartiere Gianicolense, a poca distanza dalla tipografia delle Brigate Rosse, in via Pio Foà. Entra come "irregolare" nella colonna romana fino al 16 marzo 1978.

A Via Fani il ruolo di Casimirri fu quello di autista di una delle autovetture utilizzate nell'agguato, quella che doveva impedire alle auto della scorta di uscire dall'imbuto creato dai brigatisti. Si tratta di una mansione strettamente logistica. "Al termine dell'azione raccoglie le armi utilizzate e le riporta al sicuro insieme a Raimondo Etro e Alvaro Lojacono. Da quel momento Casimirri è clandestino anche se gli investigatori non conoscono ancora il suo nome.
Dopo la lunga scia di sangue il vertice brigatista decide di trasferire Casimirri a Napoli per guidare la colonna campana. Rita Algranati deve rimanere a Roma, lontana dal marito. Per un clandestino significa interrompere ogni rapporto." (1)
Annotazioni − 1) Cfr. Daniele Biacchessi, Vie di Fuga, Mursia 2004
 
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