05. Rigida centralizzazione delle strutture statali sotto il controllo dell'esecutivo
Documento aggiornato al 07/02/2005
La rigida centralizzazione dei centri vitali dello Stato nelle mani della borghesia imperialista attraverso la burocrazia è condizione necessaria per la sua ristrutturazione: solo così, infatti, è possibile controllare le tensioni particolari dell'area e risolverle, subordinandole, all'interno del piano imperialistico globale. Per questo nei vari Stati-nazione assistiamo allo svuotamento progressivo del potere del Parlamento e al rafforzamento di quello dell'Esecutivo.
Negli Stati-costituzionali borghesi, infatti il Parlamento istituzionalmente è la sede in cui dovrebbe, mediante la "lotta" tra i partiti, affermarsi la sintesi dei vari interessi particolari dell'area di cui questi partiti sono l'espressione; ma come tale esso risulterebbe poco "governabile" dall'imperialismo e quindi strumento inefficiente per la realizzazione della sua politica.
L'Esecutivo invece, nella misura in cui è direttamente controllato e formato da personale politico imperialista, è in grado di assolvere molto più efficacemente a questo compito.
Assistiamo così ad un capovolgimento dei ruoli: lo Stato noti è più come nella tradizione liberal-democratica espressione dei vari partiti, ma ora sono i partiti ad essere "espressione" dello Stato; e l'Esecutivo non è più l'espressione politica dei rapporti di forza interni al Parlamento, ma lo strumento "straniero" degli interessi della borghesia imperialista nell'area nazionale. E' lo Stato cioè che ora usa i partiti, li rivitalizza attraverso il finanziamento pubblico e se ne serve per mobilitare e organizzare le masse intorno alla sua politica.
Con l'affermazione dello Stato imperialista si compie quindi fino in fondo il processo di statalizzazione della società e come ha scritto Ulrike Meinhof:
"... nella completa compenetrazione di tutti i rapporti dell'imperialismo attraverso il mercato e del processo di statalizzazione della società, attraverso gli apparati statali repressivi ed ideologici non esiste nessun luogo e nessun tempo dove tu potresti dire di qui io parto".
Ma, nello stesso tempo, proprio il carattere globale, totalizzante e totalitario di questo dominio, crea una frattura insanabile tra "apparati" e "società civile" e l'uno e l'altra si ergono contrapposti nei loro interessi antagonistici. Così dal lato delle lotte proletarie la statalizzazione della società costituisce, suo malgrado, un potente fattore di unificazione e semplificando le mediazioni, anche di accentuazione del loro carattere rivoluzionario e antimperialista.
Negli Stati-costituzionali borghesi, infatti il Parlamento istituzionalmente è la sede in cui dovrebbe, mediante la "lotta" tra i partiti, affermarsi la sintesi dei vari interessi particolari dell'area di cui questi partiti sono l'espressione; ma come tale esso risulterebbe poco "governabile" dall'imperialismo e quindi strumento inefficiente per la realizzazione della sua politica.
L'Esecutivo invece, nella misura in cui è direttamente controllato e formato da personale politico imperialista, è in grado di assolvere molto più efficacemente a questo compito.
Assistiamo così ad un capovolgimento dei ruoli: lo Stato noti è più come nella tradizione liberal-democratica espressione dei vari partiti, ma ora sono i partiti ad essere "espressione" dello Stato; e l'Esecutivo non è più l'espressione politica dei rapporti di forza interni al Parlamento, ma lo strumento "straniero" degli interessi della borghesia imperialista nell'area nazionale. E' lo Stato cioè che ora usa i partiti, li rivitalizza attraverso il finanziamento pubblico e se ne serve per mobilitare e organizzare le masse intorno alla sua politica.
Con l'affermazione dello Stato imperialista si compie quindi fino in fondo il processo di statalizzazione della società e come ha scritto Ulrike Meinhof:
"... nella completa compenetrazione di tutti i rapporti dell'imperialismo attraverso il mercato e del processo di statalizzazione della società, attraverso gli apparati statali repressivi ed ideologici non esiste nessun luogo e nessun tempo dove tu potresti dire di qui io parto".
Ma, nello stesso tempo, proprio il carattere globale, totalizzante e totalitario di questo dominio, crea una frattura insanabile tra "apparati" e "società civile" e l'uno e l'altra si ergono contrapposti nei loro interessi antagonistici. Così dal lato delle lotte proletarie la statalizzazione della società costituisce, suo malgrado, un potente fattore di unificazione e semplificando le mediazioni, anche di accentuazione del loro carattere rivoluzionario e antimperialista.