19. Classe operaia

Documento aggiornato al 07/02/2005
Va considerato qui separatamente il contingente dei salariati delle grandi fabbriche urbane e delle piccole e medie industrie.
Classe operaia delle grandi fabbriche urbane.
Può suddividersi in tre strati:
a) Operaio massa: è quello cioè che lavora alla catena e nei reparti ad alto quoziente di nocività, sottoposto ai ritmi più massacranti; è anche quello meno tutelato nei suoi interessi pur essendo il più produttivo, paga in tal modo lo scotto della sua combattività. Costituisce indubbiamente lo strato più rivoluzionario che ha contribuito e contribuisce in maggior misura allo sviluppo della lotta di classe in tutte le forme in cui si manifesta: legali ed illegali, dal gatto selvaggio al sabotaggio, dalla occupazione delle fabbriche alla dura punizione dei capi, dirigenti, fascisti, sino a diventare il nucleo centrale della lotta armata per il comunismo.
b) Operaio professionale: si tratta per lo più di quei settori di aristocrazia operaia che compongono la figura del lavoro professionale, tuttavia l'introduzione di una tecnologia sempre più avanzata e la progressiva divisione del lavoro ne riducono i ranghi a percentuali poco significative. A voler essere più precisi si può addirittura affermare che l'OP in quanto tale non esiste più e che il termine, almeno nel contesto attuale, indica piuttosto l'operaio qualificato, che è cosa assai diversa dal OP vero e proprio. Infatti se la professionalità sottintende una qualificazione adeguata (intesa come addestramento), la qualificazione per contro non implica affatto la professionalità trattandosi semmai di adeguamento delle qualità della forza-lavoro alla nuova composizione organica del capitale. Questo tipo di operaio gode di alcuni "privilegi" quali una relativa stabilità del posto di lavoro, un lavoro qualitativamente superiore, non ripetitivo, non stressante, con possibile autodeterminazione dei ritmi e una parziale autonomia di decisione nelle modalità di lavoro. Ciò fa in modo che sia particolarmente sensibile all'ideologia del lavoro sostenuta dai revisionisti e alla loro politica, costituendone perciò la base sociale; in seno al movimento operaio rappresenta pertanto una tendenza da abbattere, comunque ancora suscettibile - soprattutto con l'acuirsi della crisi - di essere recuperato, per lo meno in certe sue frange, all'iniziativa rivoluzionaria.
c) Aristocrazia operaia: questa coincide con gli strati immediatamente superiori agli operai qualificati (quindi con quel che resta degli operai professionali) e con la burocrazia sindacale improduttiva. Questo segmento di classe, di fronte alle proporzioni che va assumendo lo scontro, viene prefigurandosi sempre più come strumento della controrivoluzione; costoro svolgono ormai apertamente una funzione di supporto alle scelte di politica economica della borghesia imperialista fornendo una base di legittimazione ed esercitando nel contempo un'azione di controllo e di spionaggio dentro la fabbrica.
 
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