22. La piccola borghesia
Documento aggiornato al 07/02/2005
Pur delimitando il discorso alla composizione di classe del proletariato metropolitano occorre tuttavia considerare anche quelle componenti della piccola borghesia che, nel corso della crisi vengono oggettivamente a gravitare intorno al proletariato. Non a caso il revisionismo con una correlazione ideologica e politica assai disinvolta tende a recuperarla in blocco (vedi politica dei "ceti medi") ponendola su un piano preferenziale quale alleato delle fasce di aristocrazia operaia e degli operai professionali. Questo strato si articola in:
- Piccola borghesia tradizionale legata alla piccola produzione e alla piccola proprietà (artigiani, piccoli commercianti, contadini ecc.), attualmente è in via di estinzione ma è sempre contraddistinta da una profonda instabilità politica.
- Nuova piccola borghesia. Qui l'analisi deve essere più attenta perché non si tratta più di residui, di modi di produzione superati, ma di un prodotto dell'attuale modo di produzione: il capitalismo maturo.
E' estremamente stratificata, infatti si estende da fasce di lavori praticamente manuali (vedi i commessi della grande distribuzione, ecc.) che subiscono uno sfruttamento e una nocività elevata; al personale insegnante e non della scuola di massa; ai larghi strati impiegatizi (piccola e media burocrazia, statale e privata); fino a giungere ai quadri tecnici di direzione, sorveglianza e organizzazione del lavoro. L'elevata frantumazione interna e la polarizzazione causata dalla lotta di classe disarticola ulteriormente questo strato sociale, la cui collocazione politica, si può riassumere così:
- alleate della classe operaia le fasce inferiori, quelle ancora legate al lavoro manuale;
- oscillanti, con quella caratteristica instabilità della piccola borghesia più tradizionale, gli strati intermedi (insegnanti, impiegati);
- oggettivamente antiproletarie le sue fasce superiori (controllo e organizzazione del lavoro) che tra l'altro sono una componente importante della politica dei revisionisti.
- Piccola borghesia tradizionale legata alla piccola produzione e alla piccola proprietà (artigiani, piccoli commercianti, contadini ecc.), attualmente è in via di estinzione ma è sempre contraddistinta da una profonda instabilità politica.
- Nuova piccola borghesia. Qui l'analisi deve essere più attenta perché non si tratta più di residui, di modi di produzione superati, ma di un prodotto dell'attuale modo di produzione: il capitalismo maturo.
E' estremamente stratificata, infatti si estende da fasce di lavori praticamente manuali (vedi i commessi della grande distribuzione, ecc.) che subiscono uno sfruttamento e una nocività elevata; al personale insegnante e non della scuola di massa; ai larghi strati impiegatizi (piccola e media burocrazia, statale e privata); fino a giungere ai quadri tecnici di direzione, sorveglianza e organizzazione del lavoro. L'elevata frantumazione interna e la polarizzazione causata dalla lotta di classe disarticola ulteriormente questo strato sociale, la cui collocazione politica, si può riassumere così:
- alleate della classe operaia le fasce inferiori, quelle ancora legate al lavoro manuale;
- oscillanti, con quella caratteristica instabilità della piccola borghesia più tradizionale, gli strati intermedi (insegnanti, impiegati);
- oggettivamente antiproletarie le sue fasce superiori (controllo e organizzazione del lavoro) che tra l'altro sono una componente importante della politica dei revisionisti.