24. Guerriglia e potere proletario
Documento aggiornato al 07/02/2005
Che cosa significa nella fase attuale della guerra di classe costruire l'organizzazione del potere proletario?
Nella fase in cui la ristrutturazione dello Stato è arrivata a non poter più tollerare nessuna lotta proletaria che esca dagli schemi funzionali dell'accumulo del capitale, nella fase in cui il regime tende ad inglobare, corporativizzandoli, gli strati privilegiati di questa società e le organizzazioni che li rappresentano, nella fase in cui il potere borghese non può e non vuole più accettare mediazioni con l'avanguardia comunista del movimento, e rappronta strumenti per annientarla (leggi speciali, polizia speciale, carceri speciali, ... uno Stato speciale); nella fase in cui ogni momento di organizzazione autonomo del proletariato viene affrontata dal regime con le armi, con un piano di sterminio della resistenza operaia; nella fase in cui la borghesia ha scatenato la guerra controrivoluzionaria, che cosa significa costruire il potere proletario?
Innanzitutto bisogna capire che non ci troviamo di fronte ad un piano di temporanea limitazione delle libertà democratico-borghesi, e cioè alla chiusura di alcuni "spazi legali" dello stato di diritto, ma più propriamente di fronte allo scatenarsi della reazione controrivoluzionaria imperialista. Non si tratta quindi di lamentarsi per la repressione, ma di andare più in là, di sviluppare la guerra di classe rivoluzionaria.
Se le famigerate leggi speciali vengono applicate per annientare l'avanguardia comunista, per chiudere le sedi dell'autonomia, per mandare al confino i suoi militanti, per mettere in stato di assedio i centri urbani, per impedire di portare in piazza la lotta antimperialista, sarebbe un vero e proprio suicidio politico - oltre che fisico - ostinarsi su posizioni legalistiche che se non sono opportunistiche marce indietro, si riducono a puro avventurismo velleitario.
Bisogna prendere coscienza che nella nuova fase l'unica possibilità di sviluppare l'antagonismo e l'iniziativa proletaria si dà con il fucile in mano ed i nuovi compiti delle avanguardie comuniste riguardano l'organizzazione della lotta armata per il comunismo.
Organizzare il potere proletario oggi significa individuare le linee strategiche su cui far marciare lo scontro rivoluzionario, ed articolare ovunque a partire da queste, l'attacco arma o contro i centri fondamentali politici, economici, militari, dello Stato imperialista.
Organizzare il potere proletario oggi significa organizzate strategicamente la lotta armata per il comunismo imparando a vivere, a muoversi e combattere nella nuova situazione. Non bisogna spaventarsi di fronte alla ferocia del nemico e sopravvalutare la forza e l'efficacia dei suoi strumenti di annientamento.
Si può e si deve vivere clandestinamente in mezzo al popolo perché questa è la condizione di esistenza e di sviluppo della guerra di classe rivoluzionaria nello Stato imperialista. In questo senso parliamo di "contenuto strategico della clandestinità", di "strumento indispensabile della lotta rivoluzionaria in questa fase" e nello stesso tempo mettiamo in guardia contro ogni altra interpretazione difensiva o mistica che sia.
Sulla clandestinità si sono diffusi una molteplicità di falsi concetti o di pregiudizi.
C'è chi dà credito alla propaganda del nemico che ripete continuamente che la guerriglia vive rintanata in tenebrosi "covi", che i guerriglieri comunisti sono misteriosi individui simili a diabolici marziani, perennemente braccati e costantemente in fuga, inavvicinabili insomma dalla "gente comune". L'innegabile efficacia della guerriglia per costoro deriverebbe da una "mitica" clandestinità che farebbe dei militanti una specie di superuomini. Altri invece hanno stabilito una assurda ed arbitraria equazione: "legalità" uguale a "movimento" e come logico corollario "clandestinità" uguale a "estraneità dal movimento". Costoro riescono al massimo a pensare alla clandestinità come una valvola di sicurezza per i compagni individuati o per parare in qualche modo i colpi repressivi sferrati dal nemico.
Abbiamo citato queste due posizioni estreme perché contengono tutto l'arco delle concezioni "mitiche" o "difensiviste" e profondamente errate della clandestinità. Esse non colgono, se non superficialmente, le caratteristiche della guerra di classe rivoluzionaria di lunga durata.
Guerra di classe, dunque e non di pochi eletti, dove strati sempre maggiori di proletariato si mobilitano e combattono contro il nostro imperialista; il potere proletario, quindi si sviluppa per "linee interne" a questo movimento e l'organizzazione sedimenta e si innerva con la sua avanguardia comunista armata. Ma anche guerra di lunga durata, condotta nelle metropoli dove la forza brutale dell'imperialismo è di massima concentrazione, e dove le forze rivoluzionarie si trovano ad operare in condizioni di "accerchiamento strategico", mantenere costantemente l'offensiva, consolidare stabilmente l'organizzazione del potere proletario è possibile solo a partire dalla più rigida clandestinità.
Tutta l'esperienza della nostra Organizzazione conferma che, solo da questa impostazione è possibile sviluppare strategicamente l'offensiva rivoluzionaria, e che la clandestinità non è affatto un impedimento alla sua articolazione "in mezzo al popolo", ma che anzi è la condizione indispensabile perché il potere proletario si possa esprimere.
Nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole, nelle carceri e ovunque si manifesti l'oppressione imperialista, organizzare il potere proletario significa: portare l'attacco alle determinazioni specifiche dello Stato imperialista e nel contempo costruire l'unità del proletariato metropolitano nel movimento di resistenza proletario offensivo e l'unità dei comunisti del partito comunista combattente!
Nella fase in cui la ristrutturazione dello Stato è arrivata a non poter più tollerare nessuna lotta proletaria che esca dagli schemi funzionali dell'accumulo del capitale, nella fase in cui il regime tende ad inglobare, corporativizzandoli, gli strati privilegiati di questa società e le organizzazioni che li rappresentano, nella fase in cui il potere borghese non può e non vuole più accettare mediazioni con l'avanguardia comunista del movimento, e rappronta strumenti per annientarla (leggi speciali, polizia speciale, carceri speciali, ... uno Stato speciale); nella fase in cui ogni momento di organizzazione autonomo del proletariato viene affrontata dal regime con le armi, con un piano di sterminio della resistenza operaia; nella fase in cui la borghesia ha scatenato la guerra controrivoluzionaria, che cosa significa costruire il potere proletario?
Innanzitutto bisogna capire che non ci troviamo di fronte ad un piano di temporanea limitazione delle libertà democratico-borghesi, e cioè alla chiusura di alcuni "spazi legali" dello stato di diritto, ma più propriamente di fronte allo scatenarsi della reazione controrivoluzionaria imperialista. Non si tratta quindi di lamentarsi per la repressione, ma di andare più in là, di sviluppare la guerra di classe rivoluzionaria.
Se le famigerate leggi speciali vengono applicate per annientare l'avanguardia comunista, per chiudere le sedi dell'autonomia, per mandare al confino i suoi militanti, per mettere in stato di assedio i centri urbani, per impedire di portare in piazza la lotta antimperialista, sarebbe un vero e proprio suicidio politico - oltre che fisico - ostinarsi su posizioni legalistiche che se non sono opportunistiche marce indietro, si riducono a puro avventurismo velleitario.
Bisogna prendere coscienza che nella nuova fase l'unica possibilità di sviluppare l'antagonismo e l'iniziativa proletaria si dà con il fucile in mano ed i nuovi compiti delle avanguardie comuniste riguardano l'organizzazione della lotta armata per il comunismo.
Organizzare il potere proletario oggi significa individuare le linee strategiche su cui far marciare lo scontro rivoluzionario, ed articolare ovunque a partire da queste, l'attacco arma o contro i centri fondamentali politici, economici, militari, dello Stato imperialista.
Organizzare il potere proletario oggi significa organizzate strategicamente la lotta armata per il comunismo imparando a vivere, a muoversi e combattere nella nuova situazione. Non bisogna spaventarsi di fronte alla ferocia del nemico e sopravvalutare la forza e l'efficacia dei suoi strumenti di annientamento.
Si può e si deve vivere clandestinamente in mezzo al popolo perché questa è la condizione di esistenza e di sviluppo della guerra di classe rivoluzionaria nello Stato imperialista. In questo senso parliamo di "contenuto strategico della clandestinità", di "strumento indispensabile della lotta rivoluzionaria in questa fase" e nello stesso tempo mettiamo in guardia contro ogni altra interpretazione difensiva o mistica che sia.
Sulla clandestinità si sono diffusi una molteplicità di falsi concetti o di pregiudizi.
C'è chi dà credito alla propaganda del nemico che ripete continuamente che la guerriglia vive rintanata in tenebrosi "covi", che i guerriglieri comunisti sono misteriosi individui simili a diabolici marziani, perennemente braccati e costantemente in fuga, inavvicinabili insomma dalla "gente comune". L'innegabile efficacia della guerriglia per costoro deriverebbe da una "mitica" clandestinità che farebbe dei militanti una specie di superuomini. Altri invece hanno stabilito una assurda ed arbitraria equazione: "legalità" uguale a "movimento" e come logico corollario "clandestinità" uguale a "estraneità dal movimento". Costoro riescono al massimo a pensare alla clandestinità come una valvola di sicurezza per i compagni individuati o per parare in qualche modo i colpi repressivi sferrati dal nemico.
Abbiamo citato queste due posizioni estreme perché contengono tutto l'arco delle concezioni "mitiche" o "difensiviste" e profondamente errate della clandestinità. Esse non colgono, se non superficialmente, le caratteristiche della guerra di classe rivoluzionaria di lunga durata.
Guerra di classe, dunque e non di pochi eletti, dove strati sempre maggiori di proletariato si mobilitano e combattono contro il nostro imperialista; il potere proletario, quindi si sviluppa per "linee interne" a questo movimento e l'organizzazione sedimenta e si innerva con la sua avanguardia comunista armata. Ma anche guerra di lunga durata, condotta nelle metropoli dove la forza brutale dell'imperialismo è di massima concentrazione, e dove le forze rivoluzionarie si trovano ad operare in condizioni di "accerchiamento strategico", mantenere costantemente l'offensiva, consolidare stabilmente l'organizzazione del potere proletario è possibile solo a partire dalla più rigida clandestinità.
Tutta l'esperienza della nostra Organizzazione conferma che, solo da questa impostazione è possibile sviluppare strategicamente l'offensiva rivoluzionaria, e che la clandestinità non è affatto un impedimento alla sua articolazione "in mezzo al popolo", ma che anzi è la condizione indispensabile perché il potere proletario si possa esprimere.
Nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole, nelle carceri e ovunque si manifesti l'oppressione imperialista, organizzare il potere proletario significa: portare l'attacco alle determinazioni specifiche dello Stato imperialista e nel contempo costruire l'unità del proletariato metropolitano nel movimento di resistenza proletario offensivo e l'unità dei comunisti del partito comunista combattente!