26. I fronti di combattimento
Documento aggiornato al 07/02/2005
Sul piano politico definiamo "Fronti di Combattimento" terreni specifici e settoriali su cui va indirizzato l'attacco rivoluzionario, contro le articolazioni strategiche dello SIM e della borghesia imperialista e su cui è possibile organizzare il potere proletario in un processo di riunificazione del proletariato rivoluzionario. Sul piano organizzativo i Fronti di Combattimento sono stati costituiti dalla nostra Organizzazione per rispondere al bisogno di elaborazione, di omogeneizzazione del programma di lavoro e di lotta in settori specifici. Abbiamo visto come la contraddizione principale è quella che oppone la classe allo Stato
Imperialista, come lo scontro si gioca in sostanza tra il potere proletario armato e la controrivoluzione. Abbiamo visto come per l'avanguardia rivoluzionaria la questione della guerra di classe consiste nel prendere la direzione di questo scontro tra rivoluzione e reazione, di tracciare le direttrici sulle quali condurre il movimento nella sua complessità, e nella capacità di realizzare un progetto strategico di attacco "al cuore dello Stato". Se questo in definitiva vuol dire "Partito" ha però delle implicazioni sulle strutture organizzative e sul loro ruolo sul rapporto e il peso specifico di ciascuna delle varie istanze di direzione e di lavoro. I Fronti, che rispondono all'esigenza di approfondire l'analisi e la definizione dei terreni di scontro nella fase in cui la guerra di classe assume sempre più i connotati di guerra civile dispiegata, diventa lo strumento privilegiato per l'assolvimento dei compiti di direzione politica. Il salto qualitativo in avanti che consente di affrontare la contraddizione più alta dello scontro con lo Stato imporre quindi una metodologia di lavoro che possiamo così definire: dal programma strategico (cioè dal punto più alto delle
contraddizioni di classe), attraverso i fronti fino alle Brigate.
I Fronti sono così i vettori della linea politica dell'Organizzazione, che entrano in rapporto dialettico con i poli d'intervento (Colonne), dove questi assumono il ruolo di terreno di classe in cui la linea politica generale si media e si articola con la realtà di movimento.
Imperialista, come lo scontro si gioca in sostanza tra il potere proletario armato e la controrivoluzione. Abbiamo visto come per l'avanguardia rivoluzionaria la questione della guerra di classe consiste nel prendere la direzione di questo scontro tra rivoluzione e reazione, di tracciare le direttrici sulle quali condurre il movimento nella sua complessità, e nella capacità di realizzare un progetto strategico di attacco "al cuore dello Stato". Se questo in definitiva vuol dire "Partito" ha però delle implicazioni sulle strutture organizzative e sul loro ruolo sul rapporto e il peso specifico di ciascuna delle varie istanze di direzione e di lavoro. I Fronti, che rispondono all'esigenza di approfondire l'analisi e la definizione dei terreni di scontro nella fase in cui la guerra di classe assume sempre più i connotati di guerra civile dispiegata, diventa lo strumento privilegiato per l'assolvimento dei compiti di direzione politica. Il salto qualitativo in avanti che consente di affrontare la contraddizione più alta dello scontro con lo Stato imporre quindi una metodologia di lavoro che possiamo così definire: dal programma strategico (cioè dal punto più alto delle
contraddizioni di classe), attraverso i fronti fino alle Brigate.
I Fronti sono così i vettori della linea politica dell'Organizzazione, che entrano in rapporto dialettico con i poli d'intervento (Colonne), dove questi assumono il ruolo di terreno di classe in cui la linea politica generale si media e si articola con la realtà di movimento.