Processo Moro Ter
03. Il nucleo operativo
Documento aggiornato al 04/04/2005
IL NUCLEO OPERATIVO di via Fani è indicato nella sentenza di primo
grado in undici persone. Nella sentenza di appello si prospettano dubbi sul numero e sulla composizione del nucleo, sulla base delle dichiarazioni di Morucci e Faranda. Invero, il dubbio va risolto proprio in forza delle accuse o meglio delle chiamate in correità sostanziali elevate da Morucci, nel corso di questo dibattimento, chiamate che sono pienamente attendibili proprio perché tortuose e reticenti. In queste dichiarazioni, si staglia con certezza la partecipazione all'operazione di via Fani di due brigatisti, conosciuti come tali ma non componenti di quel nucleo operativo, e cioè di "Otello" Loiacono e di "Camillo" Casimirri.
In conseguenza, all'eccidio partecipano nove brigatisti: Casimirri, Loiacono e gli altri sette, già indicati da Savasta, Peci, Morucci e Faranda, nel primo processo e cioè: Moretti, Gallinari, Fiore, Morucci, Seghetti, Balzerani e Bonisoli.
L'attendibilità di questa ricostruzione è anche logica. Rimangono fuori, dal nucleo, soggetti, come Faranda ed Azzolini, che non traggono alcun vantaggio da queste dichiarazioni in quanto la loro responsabilità penale non è né esclusa né limitata, ma accertata in modo definitivo per altro contributo strumentale e causale da essi dato all'operazione.
D'altra parte, Bonisoli, che si è limitato a confermare, in dibattimento, l'intervista rilasciata il 16 ottobre 1985 al Corriere della Sera, sostanzialmente limita i componenti del nucleo operativo a nove persone:
"Inizialmente si accennò a undici persone, poi il numero diminuì per l'abolizione, la semplificazione di alcuni ruoli del tutto secondari. E poi oggi che importanza ha sapere che c'era una persona in più o in meno?"
Si può quindi concludere che il nucleo di fuoco che opera in via Fani è costituito da nove persone, tra i quali Loiacono e Casimirri, senza per questo escludere che altri brigatisti fossero presenti, con compiti di copertura e di fiancheggiamento in altri luoghi, sulla via di fuga.
grado in undici persone. Nella sentenza di appello si prospettano dubbi sul numero e sulla composizione del nucleo, sulla base delle dichiarazioni di Morucci e Faranda. Invero, il dubbio va risolto proprio in forza delle accuse o meglio delle chiamate in correità sostanziali elevate da Morucci, nel corso di questo dibattimento, chiamate che sono pienamente attendibili proprio perché tortuose e reticenti. In queste dichiarazioni, si staglia con certezza la partecipazione all'operazione di via Fani di due brigatisti, conosciuti come tali ma non componenti di quel nucleo operativo, e cioè di "Otello" Loiacono e di "Camillo" Casimirri.
In conseguenza, all'eccidio partecipano nove brigatisti: Casimirri, Loiacono e gli altri sette, già indicati da Savasta, Peci, Morucci e Faranda, nel primo processo e cioè: Moretti, Gallinari, Fiore, Morucci, Seghetti, Balzerani e Bonisoli.
L'attendibilità di questa ricostruzione è anche logica. Rimangono fuori, dal nucleo, soggetti, come Faranda ed Azzolini, che non traggono alcun vantaggio da queste dichiarazioni in quanto la loro responsabilità penale non è né esclusa né limitata, ma accertata in modo definitivo per altro contributo strumentale e causale da essi dato all'operazione.
D'altra parte, Bonisoli, che si è limitato a confermare, in dibattimento, l'intervista rilasciata il 16 ottobre 1985 al Corriere della Sera, sostanzialmente limita i componenti del nucleo operativo a nove persone:
"Inizialmente si accennò a undici persone, poi il numero diminuì per l'abolizione, la semplificazione di alcuni ruoli del tutto secondari. E poi oggi che importanza ha sapere che c'era una persona in più o in meno?"
Si può quindi concludere che il nucleo di fuoco che opera in via Fani è costituito da nove persone, tra i quali Loiacono e Casimirri, senza per questo escludere che altri brigatisti fossero presenti, con compiti di copertura e di fiancheggiamento in altri luoghi, sulla via di fuga.