Processo Moro Ter
07. Il filmato su Moro
Documento aggiornato al 04/04/2005
Si sostiene, sulla base di interrogazioni parlamentari, articoli di stampa, interviste, quale quella dell'on. Piccoli al Corriere della Sara - e la circostanza è poi entrata nel processo attraverso istanze di accertamento formulate dalle parti - che i 55 giorni della cattività di Moro e il "processo proletario" al quale era stato sottoposto lo Statista erano stati filmati dalle Brigate Rosse. Il filmato, si assume, rinvenuto nella base di via Stazione di Tor Sapienza, dove viene arrestato Senzani, non era stato mai repertato e quindi, non era stato trasmesso all'autorità giudiziaria.
La circostanza non è processualmente vera.
E' probabile che la voce sul filmato sia sorta sulla base delle dichiarazioni di Buzzatti il quale soffermandosi sui preparativi della costruzione della prigione destinata al giudice D'Urso, riferisce che, al momento dell'applicazione di un occhio magico sulla porta, Moretti disse:
"Ci siamo ridotti male. con Moro avevamo messo le telecamere a circuito chiuso"
Questa dichiarazione de relato deve essere stata evidentemente interpretata male perché dalla stessa si desume chiaramente ed esclusivamente che, nella prigione di Moro, era stata impiantata una televisione a circuito chiuso. E' astrattamente possibile che la cattività dell'on. Moro sia stata filmata, ma di questo Moretti non parla assolutamente a Buzzatti, che, in tal senso precisa in dibattimento, il de relato. Morucci, peraltro, specificamente interrogato sul punto, afferma che non è circostanza corrispondente a verità o comunque, da lui conosciuta quella sull'uso di una televisione a circuito chiuso nel luogo di attività dell'on. Moro. Certo Morucci può avere interesse a mentire però questa è la realtà processale che non si presta neppure ad una ipotesi di sottrazione del filmato al momento della scoperta della base di via della Stazione Tor Sapienza, ipotesi che, lungi dall'essere avvalorata dal teste Candi Francesco, cade nel nulla proprio per effetto del giornalismo fumettistico e privo di professionalità portato avanti da costui. In ogni caso, vi è contrapposizione netta ed inconciliabile tra le ipotesi prospettate nel processo. Da una parte, si sostiene e l'ipotesi è legittima che Moretti e pochi altri siano depositari di verità mai rivelate del filmato sulla prigionia di Moro, verità e filmato gelosamente custoditi per essere prodotti e gestiti in un futuro e più opportuno momento politico. Contestualmente, si afferma che il filmato non è stato mai repertato, sebbene rinvenuto nella base di Senzani, ed è stato sottratto. Quest'ultima ipotesi, peraltro non ancorata a nessun elemento processuale, appare illogica perché coloro che sono interessati a gestire, in futuro, eventuali segreti sul caso Moro, avrebbero già fatto sentire la loro voce se effettivamente il filmato fosse stato sottratto dai militari operanti o da altri soggetti appositamente intervenuti al momento della scoperta del covo.
La circostanza non è processualmente vera.
E' probabile che la voce sul filmato sia sorta sulla base delle dichiarazioni di Buzzatti il quale soffermandosi sui preparativi della costruzione della prigione destinata al giudice D'Urso, riferisce che, al momento dell'applicazione di un occhio magico sulla porta, Moretti disse:
"Ci siamo ridotti male. con Moro avevamo messo le telecamere a circuito chiuso"
Questa dichiarazione de relato deve essere stata evidentemente interpretata male perché dalla stessa si desume chiaramente ed esclusivamente che, nella prigione di Moro, era stata impiantata una televisione a circuito chiuso. E' astrattamente possibile che la cattività dell'on. Moro sia stata filmata, ma di questo Moretti non parla assolutamente a Buzzatti, che, in tal senso precisa in dibattimento, il de relato. Morucci, peraltro, specificamente interrogato sul punto, afferma che non è circostanza corrispondente a verità o comunque, da lui conosciuta quella sull'uso di una televisione a circuito chiuso nel luogo di attività dell'on. Moro. Certo Morucci può avere interesse a mentire però questa è la realtà processale che non si presta neppure ad una ipotesi di sottrazione del filmato al momento della scoperta della base di via della Stazione Tor Sapienza, ipotesi che, lungi dall'essere avvalorata dal teste Candi Francesco, cade nel nulla proprio per effetto del giornalismo fumettistico e privo di professionalità portato avanti da costui. In ogni caso, vi è contrapposizione netta ed inconciliabile tra le ipotesi prospettate nel processo. Da una parte, si sostiene e l'ipotesi è legittima che Moretti e pochi altri siano depositari di verità mai rivelate del filmato sulla prigionia di Moro, verità e filmato gelosamente custoditi per essere prodotti e gestiti in un futuro e più opportuno momento politico. Contestualmente, si afferma che il filmato non è stato mai repertato, sebbene rinvenuto nella base di Senzani, ed è stato sottratto. Quest'ultima ipotesi, peraltro non ancorata a nessun elemento processuale, appare illogica perché coloro che sono interessati a gestire, in futuro, eventuali segreti sul caso Moro, avrebbero già fatto sentire la loro voce se effettivamente il filmato fosse stato sottratto dai militari operanti o da altri soggetti appositamente intervenuti al momento della scoperta del covo.